Cronache dai Palazzi

I valori che uniscono e non dividono includono e non escludono. Un Paese di luci e ombre la nostra Italia, che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha radiografato nel corso del suo magistrale discorso di fine anno. Il nostro è un Paese dalle “straordinarie potenzialità” e diversi “punti di debolezza da risolvere”. Non deve sovente mancare l’impegno e “una comune speranza che ci conduca verso il futuro”.

Un discorso pragmatico che concilia la cruda realtà con nuove prospettive per poter costruire un futuro migliore del presente. L’agenda del Presidente non trascura alcun aspetto della società e della vita delle persone. Dal lavoro alla sanità, dalla realizzazione dei giovani ai soprusi sugli anziani. Ed ancora l’insostenibile violenza sulle donne, il dramma degli immigrati, i ripetuti fenomeni di bullismo tra i giovani, fenomeni aggravati da tristi episodi di autolesionismo, alcool e consumo di droghe, “comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo”, ha rimarcato il Capo dello Stato.

Il lavoro, nello specifico, migliora ma molto spesso è precario con “salari bassi” e “lavoratori in cassa integrazione”; molti giovani laureati si dirigono invece all’estero per potersi realizzare nella professione. Il divario tra Nord e Sud del Paese resta molto visibile sotto vari aspetti: “Tra Nord e Sud c’è una disuguale disponibilità di servizi”.

Non si può trascurare inoltre l’angoscia della guerra e di conseguenza la necessità della pace, in diverse parti del globo in particolare. La pace in sostanza non ha alternative e non dovrebbe essere negoziata. Pace in sostanza “non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi”, pace significa bensì “rispetto dei diritti umani” ed ancora “diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità”.

“Mai come ora la pace grida la sua urgenza” e per la Costituzione la pace è un “obiettivo irrinunziabile”. Obiettivo che “l’Italia ha sempre perseguito, anche con l’importante momento quest’anno della presidenza del G7. La pace di cui l’Unione Europea è storica espressione”, ha affermato il Capo dello Stato. È auspicabile “una pace che eviti che vengano aggrediti altri Paesi d’Europa”.

Nonostante siano tempi segnati da “guerre”, “squilibri” e “conflitti” occorre coltivare la “speranza” in un futuro migliore e “riorientare la convivenza” verso obiettivi moralmente ed eticamente più nobili. Condizioni necessarie anche per “gestire con efficacia il fenomeno strutturale delle migrazioni, il degrado ambientale, i rischi connessi alle nuove tecnologie”.

La guerra costringe ad una estenuante corsa agli armamenti per cui nel corso dell’anno appena trascorso sono stati investiti ben 2.443 miliardi di dollari “otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico. Esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione”, ha ammonito il presidente Mattarella.

Altra nota dolente è la sanità. Siamo pionieri nello studio e nella scoperta di nuove patologie ma molti cittadini “rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari” e “vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita”, ha ammonito il Capo dello Stato.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, pur esprimendo “il sincero apprezzamento” per l’analisi del Capo dello Stato che ha rimarcato il disagio delle liste di attesa, ha a sua volta ribadito che, per quanto riguarda la sanità italiana sul territorio, “occorre uno sforzo maggiore anche da parte delle Regioni facendo buon uso delle risorse messe a disposizione e degli strumenti introdotti con la nuova legge per un sistema più efficiente”. Sarebbero circa 100 milioni le risorse messe a disposizione da Palazzo Chigi (in parte dal precedente governo) per il recupero di prestazioni non tempestive. Il ministro ha inoltre sottolineato che il governo dedicherà “la massima attenzione” alle liste d’attesa. Le Regioni a loro volta contestano, affermando che in realtà i fondi suddetti non sarebbero “risorse aggiuntive” bensì “un’autorizzazione a spendere di più, in deroga ai tetti stabiliti”. Del cosiddetto miliardo destinato al taglio delle liste d’attesa non ci sarebbe traccia né nella legge di Bilancio né nel decreto Milleproroghe. La Federazione nazionale degli ordini dei medici, la FNOMCeO, rimarca invece che il problema principale è il personale medico insufficiente: un maggior numero di professionisti distribuiti all’interno dell’intero Sistema sanitario nazionale renderebbe migliori i reparti di pronto soccorso e accorcerebbe i tempi di accesso a visite e esami diagnostici. Un aiuto sostanziale dovrebbe arrivare anche dalle case di comunità in cui medici di medicina generale, specialisti, infermieri, assistenti sociali e personale amministrativo lavoreranno in equipe per raggiungere i medesimi obiettivi. Le case di comunità sono previste dalla missione 6 del Pnrr ed entro il 2026 dovranno essere circa 1.350 le case di comunità nel nostro Paese. I piccoli ospedali di oggi si trasformeranno inoltre in “ospedali degli infermieri” che si occuperanno di medicazioni, prelievi, infusioni, chemioterapia, diagnostica integrata con sistemi di intelligenza artificiale e, in questo modo, potranno alleggerire il carico dei pronto soccorso.

Dalle parole del Capo dello Stato emerge “il richiamo al valore fondante del patriottismo”, occorre impegnarsi per costruire una società migliore per la propria Nazione: “Tocca a noi tradurre la speranza in realtà, la speranza siamo noi, il nostro impegno, e non può tradursi soltanto in attesa inoperosa”. Occorre in pratica prendere in mano le sorti del proprio Paese, ognuno in virtù delle proprie capacità, in quanto “siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza”.

La democrazia è costantemente in discussione, minacciata dalla crisi di partecipazione. L’opinione pubblica risulta “lacerata” e “faglie profonde attraversano le nostre società”. In molti casi “la realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza”. In particolare “in questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni”. Non possiamo però permettere a tale stato di cose, per molti versi negativo, di sopraffarci. Sul fronte economico, nello specifico, “a livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti”.

Molti cittadini fanno grandi cose silenziosamente, in una dimensione quotidiana orientata da un profondo senso di responsabilità. È una “trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire”, ha rimarcato il presidente Mattarella sottolineando che tale trama “ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni, un mondo abitato da tante solitudini”.

“Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza” e, nello specifico, spetta alla classe politica ridefinire di volta in volta la rotta “attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune”, che significa “colmare le distanze” e “assicurare un’effettiva pienezza di diritti”, pensando più alle nuove generazioni che alle elezioni come auspicava lo statista Alcide De Gasperi.

Medici, insegnanti, forze dell’ordine, persone impegnate nel volontariato: “Nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini si manifesta un sentimento vivo, sempre attuale, dell’idea di Patria”, ha affermato il Capo dello Stato elogiando coloro che tutti i giorni sono al servizio del bene comune, incarnando a pieno il valore del patriottismo. Sono patrioti anche gli imprenditori con responsabilità sociale, i giovani che studiano e gli anziani che sostengono le proprie famiglie. Ed ancora è “patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità”. In questa prospettiva risulta essenziale “creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società”.

Nel 2025 sono infine ottanta anni dalla Liberazione, “fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità”, ha spiegato il presidente Mattarella. Si tratta di “una ricorrenza importante” che “reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia”, valori essenziali che nutrono “le attese delle persone” e “le nostre comunità”. La partecipazione dei cittadini al voto rende nel contempo la democrazia più forte e “il compito alto che compete alla politica” è lavorare per il bene comune che in definitiva è “il bene della Repubblica”.

Come sottolineava il primo presidente eletto della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, occorre focalizzare l’attenzione sulle condizioni concrete nelle quali si dispiega la libertà, rimarcando che ogni atto di supremazia e di abuso di potere offende la dignità dell’uomo, subordinando la libertà alla immoralità. “Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale”, ha sottolineato il presidente Mattarella e si tratta di “un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra”. La “speranza”, in definitiva, “non può tradursi soltanto in attesa inoperosa”. Al contrario la speranza si incarna nel “nostro impegno” nella “nostra libertà”, nelle “nostre scelte”.

Le parole del presidente Mattarella riecheggiano nelle parole di Luigi Einaudi anche a proposito di formazione personale. Einaudi sottolinea infatti la necessità, per tutti, di fare un lavoro di formazione su se stessi, ossia “educarsi da sé e rendersi moralmente capaci di prendere decisioni sotto la propria responsabilità”, perché ciò rafforza la propria libertà personale. Una libertà personale che deve necessariamente avere dei risvolti sul piano pratico. A tale proposito afferma Einaudi: “A che serve la libertà politica a chi dipende da altri per soddisfare i bisogni elementari della vita? Fa d’uopo dare all’uomo la sicurezza della vita materiale, dargli la libertà dal bisogno, perché egli sia veramente libero nella vita civile e politica […] La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica”. La libertà è azione, la libertà è pragmatica e, in quanto tale, rappresenta la dimensione pratica della vita delle persone.

La fede nella libertà dell’individuo si trasforma in una ‘predica inutile’ qualora non viene garantita da istituzioni che ne assicurino l’effettivo esercizio nei vari settori della società: lavoro, scuola, giustizia, sanità, economia, politica, associazionismo, informazione; assicurando, in questo modo, “un’effettiva pienezza di diritti”. La libertà non coincide con una concezione meramente formale, o tantomeno teorica, del mondo e della realtà bensì coincide con la realtà stessa e, in quanto tale, rispecchia le necessità concrete dei cittadini.

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