Politica

Cronache dai Palazzi

Primo sì alla separazione dei poteri ma l’Associazione nazionale magistrati sembra non essere sulla stessa lunghezza d’onda della maggioranza. I magistrati lanciano un allarme per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura e sottolineano che non si tratta di “ribellismo” ma di “fedeltà alla Repubblica”.

Con 174 sì, 92 contrari e 5 astenuti il ministro della Giustizia Carlo Nordio incassa quindi il primo via libera alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere di giudici e pm, sull’Alta Corte che li valuterà, sul doppio Csm e i suoi componenti estratti con sorteggio. Si ipotizza il via libera definitivo entro l’estate e il referendum per coinvolgere i cittadini in autunno.

Il testo della riforma prevede la separazione delle carriere di magistrati requirenti (pm) e giudicanti. La legge attualmente in vigore consente un solo passaggio da una carriera all’altra. Il pm resterà comunque indipendente e non sottoposto alle direttive dell’esecutivo.

Saranno due gli organi del Consiglio superiore della magistratura: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e quello della magistratura requirente, entrambi presieduti dal capo dello Stato e ne faranno parte di diritto, rispettivamente, il primo presidente della Cassazione e il procuratore generale della Cassazione. Gli altri elementi saranno sorteggiati per un terzo elenco, compilato dal Parlamento in seduta comune, di docenti universitari ordinari di materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di servizio. E, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. I vicepresidenti di ciascuno degli organi saranno eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco. I componenti designati mediante sorteggio restano in carica quattro anni e non possono partecipare al sorteggio successivo. L’Alta Corte eserciterà la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti. Tre componenti saranno indicati dal Presidente della Repubblica e tutti gli altri saranno scelti attraverso un sorteggio. “C’era ad Atene e anche nella mia Venezia”, afferma il ministro Carlo Nordio a proposito del sorteggio, sottolineando: “Non esistono sistemi perfetti. Solo sistemi coerenti”.

È stata la prima delle quattro letture previste per il suddetto Disegno di legge costituzionale, il testo passa ora all’esame del Senato e qualora la riforma non fosse approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere con la maggioranza dei due terzi sarà sottoposta a referendum. “È materia delicata va sottoposta a referendum perché la sovranità appartiene al popolo e per fugare il sospetto di sotterranee baratterie politiche. Ma auspico che non si personalizzi”, afferma il ministro della Giustizia per quanto riguarda il referendum e aggiunge: “Non deve essere un referendum contro il governo o contro i magistrati. Spero nell’informazione”.

Per il momento il Guardasigilli rivendica una “maggioranza schiacciante” piantando la prima bandierina di una tra le tre principali riforme portate avanti da Palazzo Chigi con “convinzione e determinazione”, insieme a Premierato e Autonomia. “Cercheremo di farla correre velocemente” ha affermato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “Una riforma non scritta contro qualcuno, ma per avere una giustizia più giusta”, ha sottolineato da Forza Italia Antonio Tajani. Il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto ridimensiona infine la situazione: “È solo il primo passo. Occorre superare anche i passaggi successivi”.

Tornando alle preoccupazioni dell’Associazione nazionale magistrati, secondo l’Anm la riforma isola i pm e priva di diverse garanzie i cittadini. In questo contesto, in vista dell’apertura dell’Anno giudiziario Magistratura democratica invita i magistrati “con toga indosso e Costituzione alla mano ad abbandonare l’aula” nel momento in cui interverranno i rappresentanti del governo, che a sua volta assicura: “La magistratura resta indipendente”. L’obiettivo è “spezzare il legame patologico con le correnti”.

Le opposizioni contestano a loro volta il metodo “blindato” e segnalano un eventuale ‘indebolimento’ dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, oltre che delle regole impresse nella Costituzione. Per quanto riguarda il testo “blindato” e il rispetto delle funzioni del Parlamento, il ministro Carlo Nordio sottolinea: “Sono due anni che in ambito parlamentare si discute di questa riforma e ho sempre ricevuto dei niet. Così come ne ho avuti dall’Anm”.

Il programma fondativo dell’attuale governo Meloni, oltre alla riforma della Giustizia prevede la riforma dell’Autonomia differenziata, definita ma sottoposta al vaglio della Corte costituzionale e per la quale si prevede un eventuale referendum, e la riforma del Premierato ancora nella fase iniziale.

Intervenendo alla cerimonia di inaugurazione di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha rimarcato: “La cultura non ha lo sguardo volto all’indietro. Piuttosto ha sempre sollecitato ad alzarlo verso il domani. Diceva Thomas Eliot: ‘Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civilizzazione estinta’. Ricordare, tener conto delle lezioni del passato è fondamentale ma la storia è levatrice dell’avvenire. Essere fedeli alla propria storia significa, appunto, costruire il futuro. Nel nostro caso l’Italia, con i giacimenti culturali che ovunque la contraddistinguono, è essa stessa lezione di dialogo, di pace, di dignità, per l’oggi e per il domani.

In definitiva “il tema decisivo che investe la cultura è come farne perno di comunità. Come far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura, un bene comune, un patrimonio davvero condiviso. Una risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà”.

Con lo sguardo sempre rivolto al futuro il presidente Mattarella ha infine affermato: “Essere fedeli alla propria Storia significa costruire il futuro; far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura un bene condiviso”. La cultura – anche la cultura del diritto nello specifico – rappresenta “una risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà”.

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