Europa

La UE e la crisi in Georgia

Negli ultimi anni, la Georgia si è trovata al centro di una crisi politica e sociale che ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, inclusa l’Unione Europea (UE). Questo piccolo stato del Caucaso, con la sua posizione geostrategica tra Europa e Asia, rappresenta un nodo cruciale nei rapporti tra l’Occidente e la Russia. L’UE, che ha un ruolo fondamentale nella regione, si è impegnata a sostenere la stabilità democratica e lo sviluppo economico del paese, ma le sfide sono numerose.

La crisi in Georgia ha radici profonde nella transizione post-sovietica e nei conflitti irrisolti con le regioni separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud, sostenute dalla Russia. Negli ultimi anni, il paese ha visto un crescente malcontento sociale, alimentato da accuse di corruzione, violazioni dei diritti umani e una polarizzazione politica sempre più marcata. Le elezioni parlamentari del 2020 e quelle locali del 2021 hanno portato a proteste diffuse, con accuse di brogli elettorali e richieste di trasparenza da parte della popolazione. La tensione è ulteriormente aumentata nel 2023 con l’approvazione di leggi controverse che hanno sollevato preoccupazioni per il rispetto dei valori democratici. L’UE ha cercato di mediare tra le parti politiche in Georgia attraverso dialoghi e iniziative diplomatiche. Nel 2021, Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, ha facilitato un accordo politico tra governo e opposizione per risolvere lo stallo istituzionale, anche se la sua attuazione è stata incompleta. La Georgia è inoltre un paese chiave nel Partenariato Orientale, l’iniziativa dell’UE per rafforzare i legami con sei stati post-sovietici. Bruxelles ha offerto sostegno finanziario e tecnico per promuovere riforme in settori come lo stato di diritto, la governance democratica e l’economia.

L’Unione Europea e la Georgia si trovano in un momento di forte tensione, con il processo di adesione del paese caucasico all’UE che ha subito una brusca frenata. Sono negli occhi di tutti gli scontri tra la popolazione e le forze di sicurezza, con oltre 60 arresti e una decina di agenti feriti, con gli agenti che hanno usato idranti, gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma per interrompere una manifestazione pacifica contro un disegno di legge sull’influenza straniera, passato al secondo esame del parlamento. Le immagini di feriti e visi tumefatti hanno provocato forte indignazione nelle istituzioni europee e in tutto il mondo. Il disegno di legge sull’influenza straniera in Georgia è un tema complesso con implicazioni significative per la democrazia, la società civile e le relazioni internazionali del paese. La sua approvazione ha inasprito le tensioni interne e ha messo a rischio il percorso di avvicinamento della Georgia all’Unione Europea. È importante seguire gli sviluppi futuri per comprendere appieno le conseguenze di questa legge.

Il disegno di legge sull’influenza straniera in Georgia è un tema molto controverso che ha generato forti proteste e tensioni sia all’interno del paese che a livello internazionale, in particolare con l’Unione Europea. La legge obbliga le organizzazioni non governative (ONG), i media e altre entità che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come “agenti di influenza straniera”. Questo implica una maggiore supervisione e obblighi di rendicontazione, con la possibilità di sanzioni in caso di mancata conformità. Molti osservatori, tra cui diverse istituzioni internazionali, hanno notato una forte somiglianza con una legge simile in vigore in Russia, utilizzata dal governo per reprimere il dissenso e limitare le attività delle organizzazioni indipendenti. Questo suscita il timore che la legge georgiana possa essere utilizzata con lo stesso scopo. Il dubbio, più che fondato, è che si vogiia usare la legge per stigmatizzare e ostacolare il lavoro delle ONG e dei media indipendenti, che spesso svolgono un ruolo cruciale nel monitoraggio del governo, nella promozione dei diritti umani e nel sostegno alla democrazia. Al riguardo, l’Unione Europea ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla compatibilità della legge con i valori democratici e i diritti fondamentali su cui si basa l’UE. Questa legge viene vista come un ostacolo al percorso di integrazione europea della Georgia. Anche gli Stati Uniti e diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per la legge.

Questa crisi è il risultato di una serie di fattori, tra cui le recenti scelte del governo georgiano, le proteste popolari e il contesto geopolitico regionale, dove il partito al potere ‘Sogno georgiano’ si scontra con un movimento di protesta composto in gran parte dai giovani filoeuropei e sostenuto da gruppi di opposizione, dalla società civile e dalla presidente Salomé Zourabichvili. In occasione delle ultime elezioni che hanno visto la vittoria del partito populista e filorusso Sogno Georgiano, che governa il paese da ormai 12 anni, con il 54% dei voti. Proprio la Presidente Salome Zourabichvili, a capo della coalizione d’opposizione filoeuropea, composta da quattro partiti, che si è fermata al 37% dei consensi, ebbe a dichiarare che il paese era stato vittima di una “operazione speciale russa, finalizzata a distogliere la repubblica caucasica dal suo percorso di avvicinamento all’Europa, e che non riconosceva l’esito del voto”.

L’Unione Europea ha reagito con fermezza alla decisione del governo georgiano. Sono state prospettate diverse misure, tra cui la sospensione del regime di esenzione dei visti a livello diplomatico, una misura che colpirebbe direttamente i membri del partito Sogno Georgiano. Si discute anche di possibili sanzioni, nonostante il veto dell’Ungheria su questo punto, oltretutto, il governo georgiano sembra intenzionato a mantenere una posizione più equidistante tra l’UE e la Russia, una scelta che non è ben vista da Bruxelles. Il paese ha presentato ufficialmente la sua candidatura all’adesione all’UE, un obiettivo che gode di ampio sostegno popolare, ma ora il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha annunciato la sospensione dei negoziati per l’adesione all’Unione Europea, almeno fino al 2028. Questa decisione ha scatenato immediatamente nuove proteste di piazza a Tbilisi e in altre città, con migliaia di persone che manifestano contro questa scelta e chiedono maggiori legami con l’UE, con ulteriori arresti e scontri con la polizia.

L’UE deve anche bilanciare il suo approccio, mantenendo una linea ferma contro l’influenza russa senza alienare Mosca completamente. Ciò richiede una strategia diplomatica articolata e un maggiore coordinamento con gli alleati internazionali, come gli Stati Uniti. La crisi in Georgia è un esempio emblematico delle sfide che l’UE affronta nel suo vicinato orientale. Con un mix di diplomazia, sostegno economico e pressione politica, l’Unione può contribuire a stabilizzare il paese e a rafforzarne il percorso verso l’integrazione europea. Tuttavia, il successo dipenderà anche dalla volontà delle autorità georgiane di affrontare le riforme necessarie e di superare le divisioni interne. In un contesto geopolitico sempre più complesso, la Georgia rimane un banco di prova per l’influenza e la credibilità dell’UE sulla scena internazionale.

Commentando le recenti dichiarazioni del premier Irakli Kobakhidze, che allontanano di fatto il Paese dall’Ue, Kaja Kallas, nuovo Alto rappresentante Ue per la politica estera, e la neo-commissaria per l’allargamento Marta Kos, hanno dichiarato: “L’Unione europea si rammarica della dichiarazione di Irakli Kobakhidze sulla decisione del ‘Sogno georgiano’ di non proseguire con l’apertura dei negoziati di adesione all’Ue e di rifiutare il sostegno finanziario dell’Unione fino al 2028. Notiamo che questo annuncio segna un cambiamento rispetto alle politiche di tutti i precedenti governi georgiani e alle aspirazioni europee della stragrande maggioranza del popolo georgiano, come sancito dalla Costituzione della Georgia. Ricordiamo che il regresso democratico ha portato all’arresto di fatto del processo di adesione già a giugno di quest’anno e che l’assistenza finanziaria dell’Ue a diretto beneficio delle autorità georgiane è attualmente sospesa. Il popolo georgiano è nuovamente sceso in piazza per riaffermare le proprie aspirazioni di adesione all’Unione europea. L’Ue condanna fermamente la violenza contro i manifestanti pacifici, che si battono strenuamente per il loro futuro europeo e democratico. Queste azioni del governo georgiano hanno conseguenze dirette sulle nostre relazioni. Le autorità georgiane devono rispettare il diritto alla libertà di riunione e alla libertà di espressione e astenersi dall’usare la forza contro manifestanti pacifici, politici e rappresentanti dei media. Tutti gli atti di violenza devono essere indagati e i responsabili devono essere ritenuti responsabili. L’Ue ribadisce le sue serie preoccupazioni per il continuo arretramento democratico del Paese, comprese le irregolarità verificatesi nel periodo precedente e durante le recenti elezioni parlamentari. L’Ue è al fianco del popolo georgiano e della sua scelta per un futuro europeo. La porta dell’Unione rimane aperta e il ritorno della Georgia ai valori europei e il percorso di adesione all’Ue sono nelle mani della leadership georgiana”.

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