Che fine hanno fatto i proverbi?
Un tempo erano il pane quotidiano delle conversazioni. “Chi dorme non piglia pesci”, “Meglio tardi che mai”, “Non tutto il male viene per nuocere” erano pillole di saggezza tramandate di generazione in generazione, capaci di racchiudere in poche parole verità universali. Oggi, invece?
Viviamo in un mondo in cui la comunicazione è fatta di meme, hashtag e frasi brevi che nascono e muoiono alla velocità di un trend su TikTok. I proverbi sembrano fuori moda, relegati ai libri o ai racconti dei nonni.
Ma forse i proverbi non sono spariti, si sono solo trasformati. Le nuove generazioni hanno creato un linguaggio diverso, altrettanto efficace per raccontare il mondo. Tuttavia, sarebbe un peccato perdere la ricchezza di quei detti che ancora oggi hanno molto da insegnarci. Per esempio, ho sempre tenuto a mente quello che mi diceva mia nonna “non fare agli altri quello che non vorresti facessero a te” anche se a volte è stato difficile trattenere un bel pugno sul naso verso qualche imbecille.
Alcuni di questi nuovi “proverbi digitali” hanno ormai un significato condiviso:
“No cap” (per dire “non sto mentendo”)
“Questa cosa è fire” (per dire che è fantastica)
“I’m dead” (per esprimere qualcosa di estremamente divertente)
“Glow up” (per indicare una crescita o miglioramento personale)
“Se lo sai, lo sai” (una versione moderna del classico “Chi ha orecchie per intendere, intenda”).
Questi nuovi modi di dire potrebbero non avere la stessa poetica antica dei proverbi tradizionali, ma raccontano una generazione e il suo modo di vedere il mondo. E non è che mi piaccia così tanto.
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