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Tassi ed export contro i dazi di Trump
La situazione italiana – Secondo i dati provvisori dell’Istat, la crescita del nostro PIL nel quarto trimestre 2024 è stata nulla. Certamente, non si tratta di un problema solo italiano, ma piuttosto della conseguenza di un clima di generale instabilità geopolitica e d’incertezza. Tant’è vero che, nello stesso periodo, anche l’Eurozona ha evidenziato una crescita pari a zero, derivante da una somma algebrica tra una Penisola Iberica ancora in crescita e un blocco dell’Europa Centrale ancora in difficoltà: Francia -0,1%, Germania -0,2%. La conseguenza per l’Italia, qualora questi dati venissero confermati, sarebbero una crescita relativa al 2024 ferma a un +0,5%. Guardando, invece, al 2025, le cose potrebbero andare meglio per il nostro Paese, posto che al momento tutti gli indicatori indicano una crescita del PIL compreso tra lo 0,8% e l’1,2%.
Le minacce – Verosimilmente, la principale minaccia alla nostra crescita è costituita proprio dai dazi che Trump vorrebbe imporre. Infatti, gli USA sono il secondo mercato di sbocco per il nostro Made in Italy, con 67 miliardi di esportazioni, pari a oltre il 10% del totale del nostro export. Il punto è che l’Italia ha anche un surplus commerciale verso gli USA di ben 42 miliardi di euro, inferiore solamente a quello tedesco, cosa che ci rende uno dei paesi più vulnerabili alle possibili ripercussioni commerciali di Trump, che andrebbero a colpire soprattutto moda ed agroalimentare. A questo proposito, l’OCSE ha stimato che, in presenza di dazi al 10%, perderemmo introiti da export per circa 3,5 miliardi, che salirebbero a 12 miliardi con i dazi al 20%.
Fattori di stimolo alla nostra crescita – Se i dazi costituiscono sicuramente una minaccia alla nostra crescita, esistono però almeno due fattori che potrebbero, invece, contribuire a sostenerla. Il primo di questi fattori riguarda i tassi. Infatti, la BCE, verosimilmente, a fronte di una crescita europea ancora stagnante e di un’inflazione che nel 2025 dovrebbe finalmente stabilizzarsi intorno al target del 2%, potrebbe accelerare quest’anno la riduzione dei tassi, proprio per sostenere un comparto produttivo ancora in difficoltà. Il secondo fattore che potrebbe stimolare la nostra economia è costituito dall’ottimo andamento del nostro export, con particolare riferimento all’export diretto ai paesi extra Unione Europea, che nel 2024 hanno stabilito un record di ben 305 miliardi.
Diventa quindi essenziale, al fine di compensare i contraccolpi di eventuali dazi, che il governo – anche avvalendosi delle grandi potenzialità di SACE, che da 45 anni sostiene le industrie italiane nell’export e nei processi di internazionalizzazione – continui in questa direzione, cercando di ampliare l’interscambio con Paesi nuovi. Tra questi, meritano grande attenzione alcuni Paesi Emergenti detti GATE, individuati da SACE come mercati di particolare interesse: Brasile, Vietnam, Turchia Singapore, Sudafrica etc. Anche perché ha perfettamente ragione la Premier Meloni quando dice che, con la ricerca all’estero di nuovi accordi commerciali, non si fa politica estera, ma si fa politica interna.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al corso di Gestione delle Imprese Familiari – Università di Verona]
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