Politica

Cronache dai Palazzi

“La priorità per l’Italia è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”. È questa la presa di posizione della premier Giorgia Meloni a ridosso della conversazione telefonica con il primo ministro canadese e presidente di turno del G7, Justin Trudeau. La presidente del Consiglio conferma l’atlantismo dell’Italia e il dichiarato sostegno a Kiev. Meloni ribadisce inoltre il fatto che siano “il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”. In definitiva “l’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali, lavora per una pace duratura che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Palazzo Chigi rende noto che con il canadese Trudeau la premier Meloni ha sottolineato di voler sostenere l’Ucraina senza incrinare i rapporti con la Casa Bianca e auspicando un’intesa che “rispetti sia l’Ucraina che l’Europa”. Medesime intenzioni per la stabilizzazione della striscia di Gaza, tantoché ricevendo il presidente di Israele Isaac Herzog la premier ha ribadito la necessità di una “pace giusta e duratura” anche in Medio Oriente.

Tema ribadito anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della visita ufficiale nella Repubblica di Montenegro dove ha incontrato il presidente Jakov Milatović. Il Capo dello Stato ha ricordato la necessità di un “equilibrio europeo e della pace in Europa e nel mondo”, auspicando “che si raggiunga una pace giusta e che non sia fittizia, non sia fragile, non sia superabile o accantonabile nell’arco di poco tempo”. A proposito della Nato “è nata decenni e decenni addietro”, ha sottolineato il presidente Mattarella. “La Nato ha decenni di storia solida alle spalle e non c’è nulla che possa incrinare la forza di questo legame”. Nello specifico “la Nato è irrobustita dalla sua storia, dagli obiettivi conseguiti, dalla sicurezza garantita non soltanto ai suoi membri, e non vi è il pericolo che possa incrinata da qualsiasi cosa”. In sostanza non si può ‘temere’ una eventuale deformazione dei principi dell’Alleanza Atlantica. In questo contesto e con questa prospettiva il Capo dello Stato ha ribadito “l’invito al ristabilimento del rispetto del diritto internazionale e della sovranità di ogni Stato, della sua indipendenza e dignità – qualunque sia la sua dimensione – piccolo o grande che esso sia”.

In definitiva, dall’inizio della guerra in Ucraina, “la posizione dell’Italia”, ha sostenuto il Capo dello Stato, “è nitida, limpida, chiarissima”: una “ferma, vigorosa affermazione sui principi della Carta dell’ONU, del diritto internazionale, dell’eguaglianza e dignità di ogni Stato è stata alla base del sostegno che l’Italia, con l’Unione europea e con gli Stati Uniti, ha assicurato all’Ucraina, per resistere alla violenza delle armi”. Si tratta inoltre di una “posizione” che “è sempre stata accompagnata dall’auspicio che la Russia torni a svolgere il proprio ruolo, di grande rilievo e importanza, nella comunità internazionale, nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della dignità e sovranità di ogni Stato”.

L’orizzonte più alto, che nel clima attuale assume le sembianze di “un auspicio”, e per l’appunto “un auspicio di rispetto del diritto internazionale” partendo “dalla Carta delle Nazioni Unite” che deve esplicarsi nel rispetto “della sovranità di ogni Stato e degli impegni bilaterali”.

In ballo vi sono la libertà, la democrazia e la liberaldemocrazia, principi sui quali non ci possono essere dubbi. “Abbiamo parlato dell’importanza di preservare le democrazie liberali e di come la democrazia, e i valori che essa coltiva – libertà, uguaglianza di diritti, benessere per tutti, pace e collaborazione internazionale – vada costantemente consolidata, vissuta, affermata, perché possa continuare a garantire queste prospettive alle comunità che la adottano; e presumibilmente, sperabilmente, all’intera comunità internazionale”, ammonisce il presidente Mattarella.

In quest’ottica, nel mondo contemporaneo in cui i conflitti sono all’ordine del giorno – conflitti che non sono solo strettamente militari ma permeano diversi settori strategici dall’economia alla comunicazione – l’Unione europea rappresenta un faro, “un insieme di valori, che rende possibile, facile e agevola la collaborazione sotto ogni profilo economico, culturale e politico tra i Paesi che ne fanno parte. Con una crescente collaborazione per un futuro comune che toglie ed elimina le lacerazioni e le contrapposizioni”. Occorre incrementare le forme di collaborazione in vari ambiti, in quello economico ma anche in settori strategicamente essenziali e avanzati come l’ambiente tecnologico ed energetico in cui sono necessari investimenti e cooperazione tra i vari Paesi.

La pace sembra essere a un passo, obiettivo che tiene insieme l’Europa, l’Alleanza Atlantica e Kiev, e in generale tutto il mondo occidentale, ma affinché l’equilibrio si riveli duraturo, assumendo gli aspetti di un accordo e non di una resa, occorre per l’appunto equilibrio in vari settori a partire dal settore energetico, cuore dell’economia degli Stati. L’equilibrio non è mai facile da raggiungere ma è di certo auspicabile e preferibile al disordine mondiale in cui al posto dell’integrazione e della cooperazione rischia di affermarsi un mondo diviso in grandi blocchi di potere a svantaggio della libertà, della democrazia e di una economia giusta. In questo frangente, che si auspica sia l’epilogo, la guerra sembra essere stata tramutata in una guerra prettamente economica, ricordando al mondo lo stretto e intramontabile legame tra politica ed economia in cui i dazi la fanno da padrone. Un legame che in questo frangente, per l’appunto, rischia di calpestare la sovranità degli Stati e di uno in particolare già ampiamente ferito nel corso degli ultimi tre anni. Il potere (economico) non dovrebbe mai danneggiare la democrazia.

“La presenza di Zelensky ai negoziati per porre fine alla guerra con la Russia non è importante. È stato lì per tre anni e non ha fatto nulla. Anzi, rende molto difficile stringere accordi”, avrebbe detto il presidente Usa del presidente ucraino di fronte ai microfoni di Fox News, oltre a “dittatore impopolare” e “responsabile della guerra”. Donald Trump ha sottolineato: “Ho avuto ottime conversazioni con Putin e meno buone con gli ucraini. Per tre anni Zelensky non ha fatto nulla. Ora non ha nessuna carta in mano”. Tutto ciò, molto probabilmente, a ridosso del rifiuto di Zelensky di firmare l’accordo sulle terre rare. Accordo funzionale a ripagare gli aiuti militari forniti dagli Usa, e che sarà comunque rimodulato. La nuova versione dell’accordo dovrebbe prevedere una riduzione della quota di partecipazione americana sulle concessioni minerarie (in origine pari al 50 per cento) e soprattutto l’impegno statunitense a fornire aiuti militari anche in un prossimo futuro. Secondo l’entourage trumpiano, in effetti, il parlare duro di Donald Trump nasconderebbe comunque la volontà di voler negoziare cercando la strada per degli accordi anche con l’Unione europea, in primo luogo per alleggerire il carico delle tariffe imposte dall’Ue sui prodotti americani.

L’Europa è davvero chiamata a dare un’idea di compattezza assumendo una posizione geopolitica forte e coesa, in primo luogo, per difendere i baluardi della democrazia, della libertà, della giustizia sociale ed economica. “Se l’Europa non difende i suoi confini dall’immigrazione illegale e se censura la libertà di espressione, questi non sono valori comuni”, sembrano a loro volta ammonire i conservatori statunitensi dell’America trumpiana impegnati nella Conservative Political Action Conference (CPAC), che quest’anno si è svolta a Washington dal 19 al 22 febbraio e che ha coinvolto anche la premier Giorgia Meloni. Lo spirito di fondo dei conservatori più illuminati sembra comunque essere diverso: “Abbiamo bisogno di una Europa forte per affrontare i nostri avversari in Cina e in Russia”, afferma Mercedes Schlapp, ex direttrice delle comunicazioni strategiche di Donald Trump e tra gli organizzatori della conferenza CPAC. Mercedes Schlapp ha inoltre puntualizzato: “Quando ci sono un’Europa e un’America forti, nessuno ci può fermare e possiamo respingere questi regimi autoritari in Cina, Russia, Iran. E il nostro obiettivo è trovare il terreno comune tra le nazioni europee e gli Stati Uniti”.

Un quadro geopolitico complesso che dal quadrilatero Washington, Bruxelles, Kiev, Mosca si estende al martoriato Medio Oriente, scenario crudele di ulteriori questioni cruciali che si intrecciano a pieno con gli eventi che ruotano attorno alla situazione ucraina dal 24 febbraio 2022, primo giorno di guerra tra Russia e Ucraina. In definitiva occorre preservare la dimensione transatlantica dell’Occidente, un’Alleanza Atlantica faticosamente raggiunta e da difendere a tutti i costi, che va ben oltre il sistema delle relazioni politiche e commerciali, che rappresenta l’essenza del rapporto tra Europa e Stati Uniti d’America, una comunanza di valori imprescindibile. Non si può spezzare il filo che lega le due sponde dell’Atlantico, occorre mediare e soprattutto impegnarsi per una “pace giusta” che miri a difendere i valori occidentali all’insegna della democrazia, della libertà, della sovranità e della dignità di ogni singolo Stato, nel rispetto dei principi del diritto internazionale.

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