Esteri

Come Berlino allora, ora a Kiev

La sera del 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa, Friedrich Dickel, Ministro dell’interno dell’allora Germania dell’Est, annunciò davanti alle telecamere che i varchi tra Berlino Est e Ovest potevano essere liberamente attraversati. Questo segnò la caduta del Muro simbolo per oltre quaranta anni della Guerra Fredda e della divisione tra est e ovest. La caduta del muro sancì la fine di un’era di acute tensioni e aprì anche le porte a un nuovo capitolo del Novecento, alla globalizzazione e a una fase più distesa nelle relazioni internazionali.

Così come quel frangente cambiò la storia, l’incontro (o lo scontro) in diretta di Trump e Zelensky alla Casa Bianca, offre uno squarcio su un nuovo mondo perché rappresenta un tornate storico. Come nel 1989, possono avere avuto un ruolo approssimazioni, errori, leggerezze, di un establishment inadeguato a costruire gli assetti politici futuri perché viziato da istinti mercantili incapaci di guardare alle generazioni future.

Tutti, come Trump, vogliono la pace, ma deve essere duratura, non frutto della resa e della sottomissione. Quindi deve accompagnarsi a un quadro di sicurezze solide. Se Trump pretendeva di impossessarsi delle risorse naturali ucraine ha dato l’impressione di essere solo un depredatore come Putin; entrambi pronti a spartirsi l’Ucraina e poi… cos’altro?

Forse neppure chi circonda il Presidente USA sa quale sia la sua strategia (se esiste), quello che è certo è che rispetta solo la forza e capisce chi è determinato, non si cura dei principi e non crede ai precetti morali universali alla base del Diritto. Ovunque questi stiano a cuore – non solo in Europa – si dovrà fare fronte comune aspettando che a Washington torni un po’ di buon senso.

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