Marazziti (PI): una politica dalla parte della gente

«Una politica dalla parte della gente, per la gente, per il bene comune, una democrazia di comunità, non una politica di individui, di masse e di clic. Popolari significa essere inclusivi, plurali, le persone al centro: questo significa essere Popolari». Abbiamo intervistato l’on. Mario Marazziti, già portavoce della Comunità di Sant’Egidio, giornalista, scrittore e dirigente d’azienda, esponente di punta della battaglia internazionale per l’abolizione della pena capitale, tra i fondatori – insieme a Mario Mauro – del nuovo partito “Popolari per l’Italia”. Presidente del Comitato permanente per i diritti umani della Camera dei Deputati, ha messo al servizio del Paese una vita spesa gratuitamente nell’accoglienza e nella vicinanza agli ultimi.

«Occorre dare rappresentanza a un mondo che non ce l’ha più: non di destra, non comunista, deluso, ma anche prigioniero di partiti autoreferenziali e di populismi rumorosi, vecchi e nuovi. “Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri” diceva papa Giovanni. Società di tutti e particolarmente dei poveri. Dalla crisi si esce insieme e non tutti contro tutti», ci ha dichiarato Marazziti che abbiamo incontrato a margine della presentazione del Rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio della Comunità di Sant’Egidio. Quando lui usa la parola “gente”, “poveri” le parole hanno un peso diverso dalla politica politicante.

Cosa può suggerire, alla luce della crisi, il Rapporto sulla povertà, giunto alla sua terza edizione?

«E’ un’analisi qualitativa, sulle tendenze del disagio, emergono soluzioni anche per tutto il Paese. Ma la sfida per un welfare autentico è anche culturale: se si pensa male degli anziani si arriva non all’accanimento terapeutico, ma alla desistenza terapeutica. Immigrati, figli, donne, anziani sono quello che ha impedito il declino del paese in un tempo di grande crisi. Una Italia solidale crescerà prima. Merito rischia di diventare parola rivoluzionaria. Ma è quello che riattiva il gusto del futuro nei giovani. Come pure dare occasioni per scoprire che non tutto “è sporco”, che ognuno conta. Quello che conta nella vita non si paga: l’amicizia, l’amore. Anche in Parlamento si parla sempre solo di soldi, anche 5 Stelle. E’ un’ossessione. Anche per questo l’Italia è depressa e la politica è triste.

E’ necessaria una rivoluzione culturale che rimetta al centro la dignità della persona. Sussidiarietà è parola strana, ma è chiave: le famiglie sono state e sono il grande ammortizzatore sociale: con la casa, con i nonni, con i prestiti (vale 37 miliardi di euro all’anno). Nove volte la famosa IMU-prima-casa che ha tenuto inchiodata l’Italia. Il Rapporto della Comunità di Sant’Egidio evidenzia che il Pil del Lazio è crollato del 9 per cento: come se ci fosse stata una guerra. Quando in Italia chiudono 750 mila piccole imprese vuol dire che è come se ci fossero stati dei bombardamenti. Si desertifica il panorama urbano, alla fine questo c’entra pure con la sicurezza e con la paura».

L’accelerazione data da Renzi può andare in questa direzione?

«Renzi è come il Cagliari di Scopigno e Riva. E’ riuscito in un’impresa. Adesso dobbiamo tutti assieme vincere con la Nazionale, come i mondiali in Germania. Sbeffeggiati con gli stereotipi “mafia-spaghetti”, abbiamo vinto con una squadra operaia e tanti del Sud. Da soli non si vince mai, alla fine.

Renzi è una forza della natura politica. La velocità è una grande qualità, anche se a volte rompe cose buone, come il governo Letta. La scommessa è dare al Paese 4 anni di governo, dalla fatica alla ricostruzione, il Rinascimento del XXI secolo. Ma se le maggioranze per le riforme istituzionali – elettorale, del titolo V e delle regioni, del Senato e del bicameralismo perfetto, ma anche una vera legge sull’ineleggibilità per conflitto di interessi dei veri titolari di concessioni pubbliche, che non c’è, e una legge sulle lobby – e per le riforme sociali ed economiche  si immagina che possano essere diverse, penso che tutto questo diventa fragile».

Sta pensando alla riforma elettorale?

«Alte soglie, listini bloccati, lo “scorporo” dei voti che rischia di fare cambiare in uscita la volontà di milioni di voti in entrata: ci sono dubbi di costituzionalità. Rispettare la rappresentanza, la volontà degli elettori, evitare premi eccessivi, garantire la governabilità. Cambiamo le soglie e rendiamo possibili alleanze al secondo turno così il premio lo danno gli Italiani ai due più forti. Un bipartitismo di partenza oggi sembra una forzatura. Magari è un punto d’arrivo».

Oltre alla legge elettorale quali sono le riforme urgenti per il nostro Paese?

«Con la riforma del Titolo V della Costituzione si possono risparmiare molte risorse. Le Regioni offrono servizi pubblici, soprattutto nella sanità, con grande diversità di qualità e di costi. E’ saltato il principio di uguaglianza. Il federalismo è fallito. Vanno tagliati i livelli elettorali, che moltiplicano clientela e corruzione, ma valorizzando corpi intermedi. Così lo Stato torna ad essere “amico”. I Popolari per l’Italia sono pronti a riformare lo Stato per rendere i cittadini persone e non più sudditi o clienti. E’ un enzima per attrarre, aggregare, federare, dare rappresentanza a chi non ne ha. Siamo “moderati” nei toni, ma siamo per cambiare radicalmente. Con un approccio alla politica non ideologico ma plurale. Penso che popolari e democratici, liberali, cattolici, socialisti nel XXI secolo possono stare assieme per ricostruire un paese disilluso da venti anni di fallimentare bipolarismo muscolare.

Dopo il crollo delle ideologie non resta solo una politica 2.0 tra web, tv e sondaggi. E’ tornato il tempo di ricominciare a parlare con la gente, ascoltare, fare contare pareri e idee. Utilizzando i talenti che abbiamo, piccole imprese, anche le professioni, come presidi di qualità anche nei servizi pubblici: è una nuova sussidiarietà.

E le famiglie italiane devono tornare a sentire di stare in un paese “amico”. Cambiamo le tabelle dell’ISEE, dove i figli valgono poco per gli sgravi e molto quando si tratta di pagare. Cambiamo la struttura delle bollette, dove la “quota sociale” iniziale di acqua, luce, gas ormai diventa un aiuto a chi è single e penalizza chi ha più figli. I soldi che servono per allevare i figli non vanno tassati, perché è il modo di interrompere il declino.

E, senz’altro, presto, la nuova legge sulla cittadinanza, a partire dai bambini figli di immigrati, coniugando ius soli e ius culturae (chi ha studiato in Italia), perché la cultura italiana e il nostro stile di vita creano i nuovi Italiani. Prima facciamo, meglio è».

©Futuro Europa®

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3 Comments

  • sono un po’ deluso, perché mi aspettavo anche delle soluzioni concrete. Non basta affermare ciò che tutti sanno, occorre invece indicare le soluzioni possibili ai problemi attuali. Chi è senza lavoro ha la necessità di trovarlo, chi ha problemi di salute, chiede che siano risolti quei problemi, aldilà dei paroloni ridondanti.

  • Condivido pienamente l’ analisi espressa dall’onorevole Marazziti. L’ aspetto solidaristico diventa un elemento distintivo che produce benessere, fa PIL, legato anche alla dimensione di equità sociale di cui si sente molto il bisogno e di servizi più vicini al cittadino

  • Eccellente sintesi e chiarezza di orientamento … Veramente Popolare! Grazie On. Marazzitti, grazie Mario!

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