Venezuela: l’opposizione a Maduro scende in piazza

Può darsi che mentre sono scritte queste righe, siano già vecchie. Infatti in Venezuela si è aperta una situazione drammatica di tumultuose manifestazioni di strada con morti e denunce di tentativi di colpi di stato. Fino all’inizio della settimana scorsa, il paese sembrava andare nella normalità, singolare in questi ultimi mesi.

Crisi economica, scarsità cronica di beni primari, inflazione alle stelle, proteste a tutti i livelli dell’opposizione con pronta risposta di Maduro o del governo: “tutto è solo una congiura dell’estrema destra fascista”. Potremmo collocare la svolta di questi giorni drammatici con il discorso di Maduro di lunedì 10 febbraio. Il successore di Chavez avvertiva che a mezzanotte era scaduto il termine per commercianti, industriali e operatori vari dell’economia per adeguarsi alla “ley de precios justos”, la legge che impone prezzi e profitti per tutti i prodotti. Arresti e confische sono le minacce profferite con toni durissimi da Maduro. Ma proprio il giorno dopo, migliaia di persone legate al mondo dell’informazione marciano verso il centro della capitale. Denunciano la mancanza di carta che ha già costretto molti mezzi di informazione a chiudere o a ridurre le pagine, sono a rischio trentamila posti di lavoro. Pronta la risposta del presidente dell’Assemblea Nazionale Deosdato Capello: “in Venezuela non c’è crisi di carta per i giornali”. Ma è mercoledì che la situazione diventa drammatica, da una parte gli studenti, che sono già da giorni in agitazione, organizzano un grande corteo per chiedere le dimissioni di Maduro, dall’altra la  gioventù chavista, vestita di rosso, organizza una grande manifestazione per celebrare una vittoria storica con la partecipazione di Maduro. Tre giovani vite vengono spezzate in queste manifestazioni, due tra l’opposizione, una tra i seguaci di Maduro.

Il presidente, in TV a reti unificate, accusa l’opposizione di essere nazista e fascista e di tentare un colpo di stato con l’aiuto di potenze straniere. “Abbiamo nomi e cognomi, foto e indirizzi di ognuno di voi, vi prenderemo tutti”. Subito parte l’ordine di arresto per uno dei capi delle manifestazioni di strada, Leopoldo Lopez, ex sindaco del municipio di Chacao. Lopez, insieme a Maria Corina Machado, ritiene che l’unica via rimasta all’opposizione per far cadere Maduro sia la protesta di strada. La scelta ha provocato una rottura nell’opposizione, dove l’ex candidato alle presidenziali e governatore dello stato di Miranda, Henrique Capriles, avverte di stare attenti a non cadere nella trappola di Maduro, il caos e un clima di violenza nelle strade. Molti osservatori ritengono infatti che sia lo stesso Maduro a provocare il caos per poter sospendere le garanzie costituzionali e fare un auto golpe. Giornalmente a Caracas e in tutto il paese ci sono cortei e manifestazioni dei due campi in lotta.

La situazione di caos del Venezuela sta provocando preoccupazioni crescenti in campo internazionale. L’ONU, la Human Right Watch, la Ashton per la UE hanno condannato le violenze e hanno chiesto ai venezuelani di tornare al tavolo delle trattative. Molti governi della regione hanno espresso preoccupazione per gli avvenimenti. Non sono mancate le solidarietà a Maduro, come quella dell’Argentina, o quella, per lo meno ridicola, del presidente dell’Ecuador Correa che ha detto che lui sa bene da dove viene la violenza della destra fascista che vuole il potere anche in Ecuador. Gli USA, spesso chiamati in causa, hanno nettamente smentito ogni loro coinvolgimento negli avvenimenti venezuelani, ma ciò non è servito a fermare l’espulsione dal paese di 3 suoi funzionari dell’ambasciata. Il vecchio premio Nobel per la pace Oscar Arias ha criticato la sostanziale indifferenza e inazione dei governi locali sul Venezuela.

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