Mauro (PI): coniugare riformismo, solidarietà e sussidiarietà
I “Popolari per l’Italia” sono nati e si sono incontrati sulla via delle Europee, ma non per fare cartello elettorale. L’obiettivo è un Centro forte e aperto, necessario all’Italia per agganciare la ripresa e dare la linea all’Europa con il suo semestre di Presidenza italiana. Per capire i passaggi di questo percorso, Futuro Europa ha intervistato il Senatore Mario Mauro, Ministro della Difesa e fondatore – insieme a Senatori, Deputati ed Europarlamentari italiani – di “Popolari per l’Italia”.
Senatore Mauro, quali sono i grandi problemi che la prossima legislatura europea dovrà affrontare? E quale sarà il contributo che il semestre italiano potrà fornire al governo dell’Europa?
«Il semestre di Presidenza per uno Stato membro è un’occasione importante per cercare di esercitare la propria influenza sulle politiche dell’UE. L’Italia si sta preparando con impegno particolare per sostenere il progetto di una Difesa Comune Europea in quanto parte imprescindibile del più ampio processo di integrazione europea. Senza una reale difesa europea tale processo è incompleto. Ricordo che oggi l’Europa spende nella Difesa più di Russia, Cina e Giappone messe insieme. Per questa ragione è necessario che emerga, a livello europeo, un forte segnale di volontà politica volto a perseguire il rafforzamento della politica estera e di difesa.»
Crede che il popolarismo italiano ed europeo possa lasciare un segno tangibile sul semestre italiano e sull’intera legislatura?
«Penso che per un progetto popolare che voglia coniugare riformismo di stampo europeo con solidarietà e sussidiarietà, l’Unione Europea sia un insostituibile terreno di confronto, di scambio di idee e di proposte. Un progetto che credo possa contribuire a dare agli Stati Uniti d’Europa lo slancio necessario per risultare competitivi con la grande Asia e con gli USA.»
In un recente incontro, lei ha esortato al “recupero delle radici”, ha spiegato che “quello che è necessario in Italia e in Europa è in gran parte dovuto al venire meno dei valori dei democratici cristiani e ha auspicato che protagonista del futuro sia una nuova generazione che riporti nel dibattito politico questi valori”. Qual è l’attualità degli strumenti ideali e politici del popolarismo che è stato un pilastro fondamentale per la nascita dell’Europa unita?
«La crisi che sta attraversando l’Italia non è soltanto una crisi economica, è innanzitutto segno di un’emergenza educativa che sembra avere tolto ad una generazione intera il coraggio di costruire una famiglia, di avviare un’impresa, di assumersi la responsabilità del lavoro. E’ il risultato della politica di questi anni. La mia non è una parola di contestazione, il mio è un giudizio politico: quella politica ha fallito.
Come Popolari per l’Italia siamo convinti che riformare questo Paese non significhi necessariamente architettare riforme ingegneristiche. Non c’è riforma che non sia diretta a migliorare la vita e a conformarsi sulle spalle di chi si alza la mattina da lavoratore e come parte di una famiglia. La vita è questa, ci vuole la politica, ma una politica vera e non di posizionamenti. Stare al centro vuol dire mettersi in gioco con la vita della gente, al centro della loro vicenda umana; non è un mero posizionamento politico.»
A che punto è il lavoro di identificazione di questi rinnovati contenuti ideali, e delle proposte programmatiche che ne derivano, nell’ambito della politica italiana? Ritiene che le prossime elezioni europee rendano possibili nuove convergenze ideali e programmatiche fra le forze politiche italiane convergenti nel PPE?
«Definirsi popolari vuol dire condurre battaglie per la libertà, per la vita e per migliorare le condizioni di vita delle persone. La nuova formazione intende fare da argine a tutti i populismi che minano alle fondamenta lo Stato di diritto. I nuovi popolari sottoporranno il Movimento al vaglio degli elettori già alle prossime Europee. Lo faremo invitando tutti quelli che si riconoscono nei nostri obiettivi a fare una strada in comune.
Se questo avverrà bene, altrimenti possiamo farcela da soli. Con l’Udc abbiamo un legame forte e queste nostre riflessioni le stiamo conducendo insieme, ma analoga riflessione rivolgiamo anche a Scelta Civica e, soprattutto, all’Ncd. Il nostro appello è quindi: “riflettete”. Se vogliamo costruire veramente un’alternativa al centrosinistra noi ci siamo.»
Qual è, quindi, lo scenario politico futuro alla luce delle prossime elezioni europee?
«In vista delle Europee occorre una presa di coscienza comune fra tutti i popolari. Con l’Ncd, ma non solo, un raccordo anche a livello regionale con tutte le forze che si ritrovano su questi valori. Un’ iniziativa tutt’altro che confessionale. Sarebbe anzi il segno di una piena maturità di laici impegnati.»
Crede che il contributo della componente popolare possa rilanciare in Italia ed Europa i contenuti che segnano positivamente il rapporto fra i cittadini e le istituzioni, ed in particolare la forza unificante nel principio di sussidiarietà?
«Noi popolari crediamo in un progetto politico, aperto, arioso, democratico, di tutti, solidale, attento ai bisogni sociali, che restituisca fiducia agli italiani. Un progetto onesto di gente accogliente, declinato con una laicità inclusiva, aperta al dialogo con tutti e ciascuno. Includere, non escludere, per ridare speranza e spazio a tanti. Noi crediamo in un cantiere in cui tutti siano partecipi di un grande progetto, coraggioso nelle riforme, solidale nel rispondere ai bisogni dei più deboli, amico degli imprenditori, vicino ai bisogni delle famiglie, interprete delle necessità delle generazioni dimenticate. Crediamo in una globalizzazione dal volto umano. La nostra è una grande scommessa. La vogliamo condividere con tutti gli italiani. Nessuno è escluso. Non vogliamo costruire un nuovo piccolo partito da soli.»
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