Gli otto+otto di Matteo
Una squadra corta, sedici ministri: otto uomini e otto donne, mai così tante nella storia della Repubblica. Un esecutivo giovane – il più anziano è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan – guidato dal premier più giovane di sempre. Età media 48 anni. Eccezion fatta per gli esponenti del Nuovo Centrodestra, per Dario Franceschini e per Andrea Orlando, tutti gli altri membri sono alla prima esperienza di governo. E se il più anziano, come detto è il titolare del Mef, la più giovane, invece, è Maria Elena Boschi, 33 anni, ministro per le Riforme e rapporti con il Parlamento. L’unico over 60 è Giuliano Poletti, titolare del Lavoro, classe 1951. La nuova squadra di governo ha giurato sabato pomeriggio davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Due ministeri scompaiono, quello degli Affari europei – proprio alla vigilia del semestre di presidenza italiana in Europa – e quello dell’Integrazione. Restano senza assegnazione, per ora, le deleghe alle Pari opportunità, allo Sport e alle Politiche giovanili. Graziano Delrio, classe 1960, sindaco di Reggio Emilia, è Sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Non è stato nominato alcun vicepremier.
Il chi è chi dei Ministri. All’Economia, dicastero chiave per il rilancio del Paese, va Pier Carlo Padoan. Da poco nominato, ma mai effettivamente insediato, all’Istat. E’ un tecnico, 64 anni, è stato in commissione Affari costituzionali del Senato, vice segretario generale e capo economista dell’Ocse, direttore esecutivo per l’Italia al Fmi (tra il 2001 e il 2005). Attualmente è professore di Economia all’Università La Sapienza di Roma. All’Interno resta Angelino Alfano (Ncd) che, però, perde la carica di vice presidente del Consiglio. Agli Affari esteri dopo Emma Bonino, un’altra donna: Federica Mogherini (Pd), con i suoi 40 anni, è la più giovane responsabile della Farnesina nella storia repubblicana. Andrea Orlando (Pd), 45 anni di La Spezia, si sposta dall’Ambiente alla Giustizia. Dopo due anni e mezzo di ministri “tecnici”, torna un politico alla guida del dicastero di via Arenula. All’Ambiente arriva Gianluca Galletti (Udc), 52 anni, già sottosegretario all’Istruzione nel governo Letta.
Il primo ministro della Difesa donna nella storia repubblicana è Roberta Pinotti, senatrice del Partito democratico, 53 anni, genovese. Nel governo Letta era già sottosegretario allo stesso Ministero. Federica Guidi, modenese, classe 1969, a capo dei giovani imprenditori di Confindustria dal 2008 al 2011, è il nuovo titolare dello Sviluppo economico. All’Agricoltura sbarca Maurizio Martina, nato nel 1978 a Calcinate, provincia di Bergamo, con il governo Letta era sottosegretario alle Politiche agricole. Per il Ministero del Lavoro, Matteo Renzi ha scelto Giuliano Poletti, numero uno dell’Alleanza delle cooperative, in passato presidente nazionale di Legacoop. Stefania Giannini (Sc), linguista e glottologa, nata a Lucca nel 1960, è il nuovo ministro dell’Istruzione, università e ricerca. Ha molta esperienza, circa 20 anni di attività nelle università, ed è l’attuale segretario di Scelta Civica. Per la Semplificazione spazio a Marianna Madia, classe 1980, in Parlamento da quando aveva 28 anni.
Dario Franceschini (Pd) lascia la delega ai Rapporti con il Parlamento per diventare ministro dei Beni e attività culturali. A gestire i rapporti con il Parlamento nel nuovo esecutivo renziano sarà una sua fedelissima, Maria Elena Boschi, 33 anni, avvocato, nata a Montevarchi. Non è il ministro più giovane della Repubblica, ma poco ci manca (il primato, comunque, rimane quello di Enrico Letta, nominato per la prima volta Ministro all’età di 32 anni nel 1998). Agli Affari regionali si sistema Maria Carmela Lanzetta (Pd), ex sindaco di Monasterace, in Calabria. In passato ha subito diverse minacce di morte per la sua lotta alla mafia. Confermati, per concludere, i ministri del Nuovo Centrodestra: ai Trasporti resta al suo posto Maurizio Lupi e alla Salute rimane in carica Beatrice Lorenzin.
Il nuovo governo si presenta oggi alle Camere per chiedere la fiducia. Si parte dal Senato dove la maggioranza è più risicata per poi passare martedì alla Camera. Un passaggio perlopiù formale, almeno questo secondo, considerata l’ampia maggioranza del Pd a Montecitorio.
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