Lega e M5S, insieme contro
Il giovane sindaco di Firenze, dopo essersi conquistato a suon di voti il Partito Democratico, è riuscito nella chirurgica operazione di far sfiduciare Letta dal suo stesso partito per poterne prendere il posto a Palazzo Chigi. La Crisi di Governo extraparlamentare ha condotto il Parlamento a doversi eventualmente ridisegnare nella sua maggioranza e, come impone la nostra Costituzione, si è celebrato il walzer delle consultazioni.
A salire al Colle del Quirinale, si sono presentati tutti i partiti che compongono il parlamento al di fuori di Lega e Movimento 5 Stelle. Le reazioni dei due movimenti sono state diametralmente opposte. La Lega di Salvini, impegnata in quel ritorno alle origini fatta di impegno sul territorio e strenua difesa del Nord, pur avendo optato per mantenere quella linea di chiusura intransigente già adottata per la nascita del precedente Esecutivo a guida Letta, ha declinato qualsiasi invito al dialogo, prima non presentandosi alle consultazioni con il Presidente della Repubblica e poi nel confronto con Renzi, chiudendogli la porta in faccia.
Di certo i problemi che affliggono il Nord, l’insofferenza dell’elettorato di centro-destra e importantissime elezioni amministrative alle porte, hanno fatto optare al Segretario padano per la linea della ricostruzione territoriale a scapito della politica nazionale.
Ben diversa è stata la reazione di Grillo. Il comico – che ha recitato fino in fondo la sua parte – è stato al centro dell’attenzione per tutto il periodo delle consultazioni. Come già accennato, nessuno del suo movimento si è presentato a colloquio con Napolitano definendo “una presa per il culo” (testuale) l’incontro con i partiti al Quirinale. Ma lo show del Grillo si è consumato durante il colloquio con Renzi. Costretto dalla “rete” al confronto con il premier incaricato, ha sfoggiato il suo repertorio da navigato uomo di scena in uno streaming che ha sollevato non poche critiche anche tra i militanti grillini. I 10 minuti di monologo impregnati da arroganza e saccenza non hanno fatto altro che confermare la natura autoritaria e anti democratica del leader dei pentastellati. A conferma di tutto ciò la probabile epurazione di 4 senatori grillini (Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana) rei di aver “pensato” senza permesso. In settimana un’assemblea dei senatori deciderà sulla loro sorte. Da più parti ormai comincia a sorgere la diffidenza verso un movimento che, urla a parte, non sembra aver aperto il Parlamento “come una scatoletta di tonno” (testuale) conformandosi invece alla routine parlamentare.
Il banco di prova sul quale si confronterà la natura “costruttiva”, apertamente dichiarata da tutte le opposizioni, sarà il pacchetto di riforme pensato da Renzi che mostrerà la vera responsabilità delle forze di opposizione.
In nottata c’è stato intanto il via libera al Governo Renzi Uno da parte dei Senatori a Palazzo Madama, oggi è la volta di Montecitorio.
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Un Commento
Caro De Cillis, a me pare che stiamo dando tutti troppo importanza ai bramiti, mugugni e altri deliri di Beppe Grillo. La vita reale passa altrove. Lui e i suoi accoliti sono residui tossici di un momento difficile della nostra Storia. Se il Governo riuscirá a far bene le cose che ha promesso. si ridurranno al lumicino. Con simpatia.