Libia ostaggio delle milizie

In Libia, le Istituzioni di transizione sono molto precarie e la loro legittimità contestata. Una tendenza confermata lo scorso 20 Febbraio, dalla flessione del numero di partecipanti all’elezione dell’Assemblea Costituente.

I libici non hanno dimostrato grande entusiasmo per l’elezione di una sessantina di rappresentanti dell’Assemblea, che avrà il delicato compito di redigere una Costituzione per il Paese. Il tasso di partecipazione è stato stimato essere al 45%. Tuttavia il Presidente della Commissione elettorale ha  dichiarato essere soddisfatto per lo svolgimento della tornata elettorale. Ma, facendo un paragone con le prime elezioni libere organizzate nel Luglio del 2012, il calo dei partecipanti è netto e traduce chiaramente un disincanto della popolazione nei confronti di una situazione di fallimento dello Stato, incapace di ridurre il peso delle milizie e vincere la violenza persistente. Doveva essere al contrario un momento importante nella transizione post Gheddafi. I partecipanti di oggi rappresentano meno di un terzo dei potenziali elettori libici: solo 1,1 milioni di aventi diritto al voto si è iscritto per lo scrutinio (erano quasi tre milioni nel 2012). I seggi si sono aperti in un contesto teso, contraddistinto da una serie di incidenti avvenuti nelle ore precedenti al voto. A Derna, una roccaforte islamista nell’Est del Paese, ci sono state cinque violente esplosioni all’alba di giovedì 20, davanti a diversi seggi elettorali. Nessun gruppo ha rivendicato gli attacchi, anche se alcuni testimoni hanno affermato che gli assalitori avevano lasciato la scritta “non c’è altra Costituzione che la legge Islamica”, vicino ad uno dei siti coinvolti dalle esplosioni. La situazione sembra essere stata più tranquilla a Tripoli, controllata dagli elicotteri, o a Bengasi, dove i soldati guardavano a vista i seggi.

I 60 eletti (forse 58 per le difficoltà di dialogo con il gruppo degli Amazighs presenti all’Ovest), divisi in tre gruppi omogenei e che rappresentano le tre grandi Regioni della Libia – Tripolitania (ovest), Cirenaica (est) e Fezzan (sud) – avranno 120 giorni per mettere a punto la nuova Legge fondamentale. Il loro progetto verrà poi sottoposto a referendum. Questo modello ricorda il Comitato che aveva elaborato la Costituzione libica di prima dell’era Gheddafi, istituito appena concessa l’Indipendenza nel 1951. I futuri membri della Costituente dovranno tener conto delle rivalità politiche e tribali in corso e degli appelli all’autonomia che arrivano dall’est del Paese, quando decideranno quale tipo di sistema politico adotterà la Libia. Su questa situazione si innesta la minaccia separatista. La Cirenaica, dove si trovano le più grandi riserve petrolifere, ha, dall’Ottobre scorso, un Governo regionale presieduto da un ex combattente, Abd Rabbo El Bassari. Forte delle sue milizie (17mila uomini) diretti dall’ex jihadista e membro dell’ex Gruppo islamico combattente libico (Gicl) Ali Jerdan, controlla i porti. Meglio ancora, ha creato una Banca Federale per la Cirenaica, una compagnia petrolifera con base a Tobruk e deciso di esportare il petrolio bypassando il parere del Governo centrale. La tentazione separatista esiste anche tra le milizie Amazighs che bloccano i pozzi dell’Ovest, quando questi non sono fermi per qualche sciopero. Il Fezzan, anch’esso ricco di petrolio, è teatro delle violente rivalità tra Tubus e Arabi. Cento morti solo in Febbraio. E questo senza contare i gruppi islamisti legati ad Aqmi che approfittano del caos esistente per trasformare questa regione in un santuario djihadista. L’organizzazione che è a capo di questi gruppi armati che occupano i porti dell’Est è fra coloro che hanno chiesto di boicottare queste elezioni. Il voto è stato boicottato anche dagli Amazighs. Il Consiglio superiore degli Amazighs ha tra l’altro deciso di dichiarare giovedì “giornata di lutto nelle regioni amazighs”, in particolare. Ha inoltre dichiarato che non avrebbe riconosciuto la nuova Costituzione.

Il calo sensibile del tasso di partecipazione rischia di indebolire la credibilità della Costituente, in un Paese dove il Congresso Generale nazionale (CGN), la più alta autorità politica e legislativa nata dalle elezioni del 2012, viene fortemente criticata per a sua incapacità a ristabilire l’ordine. La decisione del CNG, il cui mandato scadeva lo scorso 7 Febbraio, di prolungarlo fino alla fine del 2014 ha suscitato la collera di una parte dei libici e delle milizie. Voci di un colpo di Stato sono circolate la scorsa settimana nello stesso momento in cui i membri del CNG si impegnavano ad indire elezioni anticipate. Ma nessuna data è stata ancora fissata, come nessuna indicazione è stata data sulla sua natura: saranno elezioni parlamentari o includeranno anche quelle presidenziali? Ad oggi, gli sforzi fatti per redigere una nuova Costituzione sono stati condizionati più volte per via delle liti politiche interne al CNG. I Governo del Primo Ministro Ali Zeidan si sforza di imporre la sua autorità attraverso il Paese e di imbrigliare le milizie che hanno contribuito alla caduta di Muammar Gheddafi, ma che hanno anche conservato le armi per poter contare di più politicamente.

Dall’altra parte del Mediterraneo, la percezione sembra essere un’altra. Il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, si è congratulata con la popolazione libica per aver dimostrato ancora una volta “il suo attaccamento ad una nuova Libia, basata sul rispetto dei principi democratici e delle libertà fondamentali” e con l’Alta Commissione elettorale per gli sforzi compiuti per portare a termine delle elezioni in circostanze così difficili. Per l’Europa, la Libia è un vicino strategico, con il quale speriamo stabilire una relazione a lungo termine e benefica per le due parti. “L’UE è determinata a sostenere la popolazione libica nella ricerca di un futuro prospero basato su di uno Stato di Diritto e su principi Democratici”, conclude la dichiarazione della Ashton. Dichiarazione troppo ottimistica? Il cammino è ancora molto lungo e tutto in salita, i giocatori numerosi e tutti convinti delle loro posizioni.

©Futuro Europa®

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