Due Italie e un Presidente
Che l’Italia sia malata, non vi è alcun dubbio. Di fronte a questa realtà, ci sono però due tipi di politica e, si direbbe, due tipi d’Italia: da una parte chi si dedica con serietà e impegno a somministrare la necessaria cura: in prima linea Enrico Letta e il suo Governo, ma anche gran parte della maggioranza composita che lo sostiene. Dall’altra parte una desolante, sguaiata canea di politicanti intenti solo a speculare sui mali comuni per trarne un vantaggio di breve termine: l’insopportabile Grillo, l’ineffabile Vendola e, seppure con qualche distinguo, i camerati di Fratelli d’Italia e della Lega; ma anche alcune correnti del PD, insofferenti rispetto allo stato di necessità e all’interesse generale. La loro logica è il “tanto peggio tanto meglio”, e il loro proposito è chiaramente dichiarato: il fallimento delle “larghe intese” e nuove elezioni. E infine c’è chi, nel PDL e nel PD, pur sostenendo il Governo, non rinuncia a polemiche e giochetti della vecchia politica, mostrando di avere una concezione abbastanza primitiva dei doveri e obblighi di una coalizione.
Certo, il Governo è una nave costretta a navigare in un mare popolato da squali, tra scogli imprevisti che sfuggono alla sua responsabilità o capacità di controllo. Ne è testimonio l’ultimo brutto affare della Repubblica, il caso Shalabayeva dal quale alcuni settori della Polizia escono infangati. E’ difficile dire perché dirigenti esperti e stagionati abbiamo commesso un errore così imperdonabile, accedendo tra l’altro a pressioni indebite e irrituali dell’Ambasciata kazaka, comportatasi fuori delle norme diplomatiche consolidate. Ma personalmente credo sia vero che il Ministro Alfano non ne fosse al corrente e quindi bene hanno fatto Enrico Letta a difenderlo e il PD a votare contro la mozione di sfiducia, dando prova di notevole senso di responsabilitá. Vedremo se la stessa ragionevolezza prevarrà anche per il prossimo brutto affare: un’eventuale conferma da parte della Cassazione della condanna a Berlusconi, che francamente non gli auguriamo ma che è nell’ordine delle possibilità.
Su questi temi, il Presidente della Repubblica, nel suo recente discorso ai giornalisti, ha dato una straordinaria lezione di serietà e attaccamento all’interesse del Paese, anche travalicando un po’ (ma era necessario) le sue funzioni. Con molta chiarezza, ha indicato la necessità di mantenere separati incidenti non attribuibili al Governo e la esasperata dialettica partitica che cerca di approfittarsene, dalla continuità del Governo stesso nell’interesse dell’Italia, ammonendo con forza sui rischi gravissimi che farebbe correre al Paese un rinnovato periodo di instabilità istituzionale. Il suo ammonimneto andava anche oltre gli episodi recenti e prossimi, per richiamare le principali forze politiche alle loro responsabilità per i prossimi mesi e forse anni. Il Paese, ha detto il Napolitano, ha bisogno di serietà, continuità, sforzi comuni. Mantenere un clima di rissa, di campagna elettorale permanente, in tali condizioni significa assumersi una responsabilità gravissima a danno degli italiani. Particolarmente importante, in questo contesto, il suo fermo ammonimento a non contare su di lui per alcuna operazione diretta a far saltare il quadro politico.
Con questo forte e franco ammonimento, il Presidente della Repubblica si é confermato ancora una volta un punto di riferimento essenziale per il futuro del nostro Paese.
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