Crimini ambientali ora nel Codice Penale
Disastro ambientale, inquinamento ambientale, traffico di rifiuti ad alta radioattività e impedimento dei controlli: sono i quattro reati che entreranno nel Codice Penale con l’approvazione definitiva del Ddl sui Crimini ambientali, già passato alla Camera con 386 sì, 4 no e 45 astenuti (Lega e Fi) ed ora in discussione al Senato. L’introduzione dei reati ambientali, che adegua la normativa italiana a quella europea, è già stata sostenuta dal Ministro all’Ambiente Orlando e su di essa anche il nuovo Ministro Galletti ha dichiarato di voler continuare, per quanto in suo potere, con la stessa determinazione. L’approvazione alla Camera è stata salutata con favore dai movimenti ambientalisti come WWF e Legambiente, che ha fatto sapere di aver atteso l’iniziativa per vent’anni.
Il Ddl ‘anti-ecoreati’ anticipa un completo statuto penale che dovrà tutelare il ‘bene ambientale’, individuato dalla Corte costituzionale. Il primo nuovo delitto, l’ ‘inquinamento ambientale’, si configura con la compromissione o il deterioramento rilevante dell’ambiente, e quindi dello stato del suolo o del sottosuolo, delle acque o dell’aria, dell’ecosistema, della flora o della fauna selvatica, o della biodiversità, anche agraria. Il reato è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro, ma la pena è aggravata se l’inquinamento ricade in un’area naturale protetta o sottoposta a vincoli. Il secondo, più grave, ‘disastro ambientale’, è configurato da una alterazione dell’ecosistema irreversibile o eliminabile soltanto con mezzi e provvedimenti eccezionali ed onerosi. In questo caso la pena prevista è la reclusione da cinque a quindici anni ed è aggravata nel caso in cui il danno riguardi un’area protetta o sottoposta a vincoli.
Il terzo reato, ‘traffico o abbandono di materiale ad alta radioattività’, si configura nell’acquisto, il trasporto, l’importazione, la detenzione o l’abbandono di tali materiali. Il reato è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 10.000 a 50.000 eeuro, aumentata se venga configurato anche il pericolo di inquinamento ambientale. Il quarto reato, ‘impedimento del controllo’, è a tutela dell’apparato repressivo previsto per i precedenti reati ed punito con la reclusione da sei mesi a tre anni a carico di chiunque impedisca le attività di vigilanza e controllo ambientali. L’impianto del Ddl è completato dalla previsione di aggravanti, fra le quali quelle riguardanti le associazioni per delinquere, e di attenuanti, come il ‘ravvedimento operoso’.
Con il Ddl contro i reati ambientali l’Italia entra dunque nella squadra dei Paesi, in primo luogo quelli europei, impegnati in una guerra di scala mondiale contro gli inquinatori e i devastatori dell’Ambiente. Una guerra dichiarata a seguito di una serie di vicende ed episodi di eccezionale gravità che i media hanno reso noti a tutta la comunità internazionale e sono rimasti impressi nella memoria collettiva di un’intera generazione: oggi la Terra dei Fuochi e l’Ilva, ma ventitre anni fa il disastro della superpetroliera Haven, che affondò nel Mar Ligure il 14 aprile 1991 provocando la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento sui fondali marini di 134 mila tonnellate di petrolio. O quello più recente, analogo anche se non avvenuto in casa nostra, della piattaforma Deepwater Horizon della BP: il più grave danno ambientale marino della storia statunitense, con una quantità di petrolio riversata per 106 giorni in mare che si stima si stata fra le 460 mila e le 800 mila tonnellate, e che ha aggravato i timori degli ambientalisti nostrani e delle popolazioni locali per le perforazioni nel mar Adriatico e nello Jonio.
Il Ddl promette tuttavia di tutelare la salute e l’ambiente da una ben più vasta casistica di episodi e comportamenti, non solo i pochi di grande impatto e grande suggestione ma anche i tanti di minore entità dovuti ad atteggiamenti di mancanza di rispetto per l’ambiente che sono purtroppo diffusi. Proprio da qui, dalla repressione di atti frequenti e più vicini per dimensione alla vita quotidiana dei cittadini, potrebbe derivare dal Ddl sui Crimini Ambientali un importante valore aggiunto: un effetto educativo forte dovuto al messaggio che ‘chi inquina paga’ facilmente recepibile da tutte le fasce di età e da tutti i livelli di scolarizzazione e dunque pronto ad entrare, oltreché nel codice penale, anche negli atteggiamenti, nei comportamenti e nella cultura di ciascuno di noi.
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