Riscoprire le affinità, una sfida esaltante
Da tempo noi europarlamentari della delegazione Popolari per l’Europa frutto della fusione tra Udc, Fli e Svp, tutti partiti presenti a Strasburgo, andiamo sollecitando un’attenta riflessione tra le forze politiche che rappresentano il centrodestra in Italia per immaginare e realizzare un unico contenitore che si riconosca all’interno del PPE.
Certo non ci nascondiamo reciprocamente le difficoltà di un simile progetto.
L’Udc, che pure aveva dato vita al Terzo Polo con Fli e Api quale anticamera di una prospettiva unitaria è la stessa realtà che alla vigilia delle elezioni ha fatto fallire questo percorso comune. Oggi, nuovamente, nel corso del recente consiglio nazionale, Casini ha ribadito di voler andare oltre l’Udc stessa invitando gli altri partiti del centrodestra a fare altrettanto per collocarsi tutti unitariamente nel PPE. Se son rose fioriranno.
Mario Mauro, uscito dal Pdl, è stato uno dei primi a immaginare e sollecitare questa prospettiva unitaria con tutti noi, salvo poi sparire tra le nebbie del suo ministero della Difesa, pur ribadendo di voler ricondurre Monti e Scelta Civica nelle file del PPE. Scelta Civica che peraltro è ormai irrimediabilmente lacerata al suo interno tra quanti propongono una collocazione nel Partito Popolare Europeo e quanti invece sostengono l’opportunità di schierarsi con altre delegazioni presenti nel Parlamento di Strasburgo.
Il Pdl, al cui interno esistono posizioni autenticamente filoeuropeiste e visioni scettiche sul futuro dell’Europa, è attualmente immobilizzato in attesa degli esiti delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e della decisione del Cavaliere di ricostruire un’originaria Forza Italia depurata di chi non era tra i promotori di tale esperienza. La Destra, anch’essa non tutta filoeuropeista, si muove con grande nostalgia nel voler ricomporre la vecchia esperienza di An nella speranza di porre fine alla sua diaspora. Ecco, tutte queste sono situazioni certamente non facili da ricondurre a un unico disegno politico. Ma qui sta la capacità di una classe dirigente di definirsi tale.
La storia non si ferma, il futuro avanza con velocità incredibile, e perciò non si può non capire che un Paese come il nostro, con tutte le difficoltà che sta vivendo e che si aggravano giorno dopo giorno, non può più permettersi uno sfilacciamento politico nel centrodestra e nel centrosinistra. Il prezzo da pagare sarebbe davvero pesante: l’elettorato sarebbe sempre più disorientato, l’astensionismo dilagherebbe, i governi perderebbero autorevolezza e capacità decisionale mentre l’Europa ci guarderebbe con sempre maggiore diffidenza.
Tutti diciamo di volere una Ue diversa da quella attuale, più democratica, meno burocratica, più unita e autorevole. E allora noi italiani dobbiamo comprendere che i filoni storico-culturali di questo continente ai quali fare riferimento sono quelli del popolarismo e della socialdemocrazia, così come avviene negli altri Stati dell’Unione.
In particolare, per contare veramente nel PPE, dobbiamo essere uniti come rappresentanza parlamentare. L’Italia ne ha bisogno, gli italiani lo meritano. L’associazione Popolari italiani per l’Europa da noi promossa si è posta come scopo quello di sollecitare un dibattito fra tutti coloro che si dichiarano disponibili a questo disegno unitario. Mi auguro che non si debba auspicare l’arrivo di un gesuita per mettere finalmente ordine.
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