Slovacchia al ballottaggio per le Presidenziali
Raramente un’elezione Presidenziale ha posto una così difficile scelta ai quattro milioni di elettori che conta la Slovacchia. In questo sistema Presidenziale, dove il vero potere si trova tradizionalmente nelle mani del Primo Ministro, il voto è di solito una mera formalità. Ma stavolta, le personalità di due dei 14 candidati hanno dato una dimensione diversa a questo primo turno elettorale che si è svolto lo scorso 15 Marzo: quella di Robert Fico, socialdemocratico di 49 anni e Primo Ministro di questo piccolo Stato dell’Europa Centrale nato nel 1993 da una separazione amichevole con la Repubblica Ceca e quella di Andrej Kiska, milionario filantropo.
Tornato al comando nel 2012 dopo aver guidato una prima volta il Governo tra il 2006 e il 2010, Robert Fico era dato per favorito. In caso di vittoria, avrebbe immediatamente ceduto il posto di Premier ad un membro del suo Partito, che avrebbe a sua volta dovuto chiedere la fiducia al Parlamento. Robert Fico Presidente, consoliderebbe la forza istituzionale del suo Partito, lo SMER-SD, e assicurerebbe la sua presenza ai vertici dello Stato fino almeno al 2019 (il mandato presidenziale ha una durata di cinque anni). Il suo Partito dispone già della maggioranza al Parlamento (monocamerale), con 83 deputati su un totale di 150. Occupa ugualmente la maggioranza dei posti al Governo. Se Fico vincesse, significherebbe che il Primo Ministro, il Presidente e il Parlamento apparterrebbero allo stesso Partito e questo desta qualche preoccupazione tra i leader degli altri Partiti in virtù dei cattivi ricordi lasciati dall’esperienza del Partito Comunista.
Insieme a questo ex avvocato che coltiva una grande carica popolare (a volte populista), diventato membro del Partito della sinistra democratica (SDL, ex Partito Comunista) dopo la divisione dell’ex Cecoslovacchia, si sono presentati un ex Presidente del Parlamento, un ex Primo Ministro, un ex Ministro della Cultura e un ex Ministro degli Affari Esteri. Ma è soprattutto il candidato della società civile che ha catturato l’attenzione dell’elettorato slovacco: Andrej Kiska, novizio della politica e vero competitor di Robert Fico. Cinquantuno anni, questo autodidatta milionario ha fatto fortuna nel microcredito all’epoca in cui i privati avevano difficilmente accesso ai prestiti bancari, quando esplodeva il consumismo. Giocando sulla sua difficile esperienza vissuta negli Stati Uniti all’indomani della caduta della cortina di ferro, quando per sopravvivere aveva dovuto accettare qualsiasi tipo di lavoro, si presenta volentieri come “filantropo”, avendo creato un’associazione per aiutare i bambini malati in fase terminale. Già i sondaggisti lo avevano dato per favorito e potrebbe giocare a suo favore la perdita di entusiasmo degli elettori nei confronti della loro classe politica. Lo scandalo di tangenti e di riciclaggio di denaro sporco rivelato nel 2011, che ha coinvolto personalità politiche di destra, ha contribuito ad alimentare questo sentimento. Aveva anche contribuito alla vittoria della sinistra alle elezioni politiche del 2012 e consacrato la grande sconfitta della destra, oggi cristallizzata, che non è stata in grado di unirsi intorno ad un candidato.
E chi l’avrebbe detto? L’attuale Primo Ministro non ha ottenuto che 4 punti di vantaggio dal suo vero rivale Andrej Kiska. I due uomini si contenderanno dunque il posto di Presidente della Repubblica Slovacca al secondo turno, domenica 29 Marzo. Il duello si preannuncia più teso del previsto: il socialdemocratico Robert Fico non ha ottenuto che 76mila voti in più del suo competitor centrista. Per spiegare questa “sorpresa” elettorale, gli analisti avanzano diverse tesi. La prima è il timore che il potere si concentri nelle mani dello SMER-SD. In effetti, ripetiamo, la vittoria di Fico darebbe al partito socialdemocratico il controllo totale del potere. Una situazione inedita dall’indipendenza della Slovacchia, ma che fa riaffiorare ricordi poco piacevoli. Seconda spiegazione: l’astensionismo. Solamente il 43,3% degli aventi diritto al voto ha partecipato al primo turno, tra i quali molti elettori di sinistra, che hanno considerato – sbagliando – la vittoria di Fico come scontata. Questi elementi pongono l’attuale Capo del Governo slovacco in posizione di debolezza per il secondo turno, debolezza sulla quale conta di giocare il suo rivale, dall’immagine “immacolata” del novizio, ancora mai macchiata dal minimo scandalo. Andrej Kiska ha molta fiducia nel secondo turno. Sembrerebbe, in effetti, che molti voti dei candidati uscenti si indirizzeranno verso di lui.
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