Barack e burattini
«A che serve di questi tempi la visita di Stato? In un’epoca nella quale la comunicazione e’ l’undicesimo comandamento, tutto è raccontato, spiegato, proposto, detto in tutti i suoi particolari, mi chiedo a che serve viaggiare per incontrarsi di persona? Serve a consumare carburante, a bloccare una città già di per sé bloccata con mezzi di trasposrto di ogni foggia, a riempire le pagine dei giornali con la descrizione della folta delegazione, a terrorizzare una città chiudendo strade al traffico, disturbando i segnali dei cellulari e via cantando.
A me sembra una follia; francamente sono stra-stufa di questa mania per la sicurezza di questi americani; da quando loro cominciarono a fare i giustizieri in giro per il mondo, con la convinzione che Dio fosse dalla loro parte, quest’ultimo e’ peggiorato. Hanno portato la loro democrazia a colpi di mitra in territori dove per diritto di nascita erano miserabili ma contenti; in paesi dove per diritto di appartenenza si rispettavano usi e costumi tribali. Loro hanno detto no; e per desiderio della tanto abusata parola hanno rovinato generazioni di giovani, riempito il loro paese di eroi sulla sedia a rotelle. Poi hanno stuzzicato un demone; e questo non ha tardato con la sua vendetta. Da allora, dall’11 settembre, la vita di tutti gli abitanti del pianeta è peggiorata
E ora , sorridenti, viaggiano super scortati, super blindati e stringere mani e a dare pacche sulle spalle con quella finta familiarità sulla quale tanti attori hanno creato la loro fortuna. E mi chiedo, cosa si diranno questi comandanti in capo della Terra che già non si sono detti? Ma perché non ci risparmiate tutto e vi parlate al telefono?
Un intero quartiere di Roma è in assetto di guerra; le cameriere filippine portano a spasso i cagnetti delle loro signore facendo slalom tra i blindati; poi, colmo dei colmi, la voglia di città eterna esplode e il Colosseo diventa free zone. Roba da matti.
Mi è passata per un attimo l’immagine di un sindaco in bicicletta immobilizzato da una squadra di Texas Ranger perché scambiato per un terrorista. E ho immaginato l’agente di scorta, anche lui in bici, gridare, in un impeccabile slang “plis plis, iu rong, vis is ve sindac”.
Comunque, sopravviveremo anche a questo; speriamo non torni per un bel pezzo e mentre vediamo l’ultimo aereo pieno di spioni decollare, ci prepariamo spiritualmente alla Royal Air Force, perché la settimana prossima verrà Elisabetta d’Inghilterra.»
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