Europa, la fiducia degli Italiani
Si avvicinano le elezioni Europee e quali sono gli scenari che ci accompagnano a questo importante appuntamento? La situazione non appare esattamente rosea, la crisi ha eroso in maniera drammatica la fiducia degli italiani riguardo l’euro e l’Unione Europea. Stando al sondaggio di Demos siamo passati da un esaltante 57% del 2000 precrisi, ad un sconfortante 29% attuale. Il pilastro del consenso popolare che sostiene le basi dell’Unione Europea è commisurato al grado di fiducia dei cittadini nella politica. Se pensiamo che ad oggi gli europeisti convinti sono solo il 29% contro un 27% di decisi anti-europeisti ed un 44% di euro-scettici, comprendiamo quanto lavoro ci sia da fare da parte delle istituzioni comunitarie per recuperare il rapporto con i cittadini.
Scendendo nel dettaglio, ed analizzando la propensione all’Europa rapportata al bacino elettorale, notiamo il maggior gradimento verso l’Unione Europea nella sinistra di SEL con il 42%, con gli altri schieramenti europeisti a ridosso, per poi scendere al 22% del Movimento 5 Stelle e al minimo del 17% della Lega Nord. Il maggior grado di antieuropeismo si registra tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi con il 42%, il dato sale tra le casalinghe (44%) e i disoccupati (38%). Il maggior livello di favore europeista lo si trova tra gli studenti (43%) i liberi professionisti (48%) e fra gli impiegati del settore pubblico (39%). Per quanto riguarda la diffusione geografica l’antieuropeismo raggiunge il livello più alto al Sud e nel Nord ovest mentre è un po’ meno diffuso nel centro e nel Nord-est.
Circa il 39% degli elettori ritiene che l’euro abbia comportato solo complicazioni alla propria vita e solo il 13%, invece, che l’abbia migliorata. Ma questo indica forse che gli italiani vogliono davvero uscire dall’euro e tornare alla lira? Se è vero che il 58% degli italiani ritiene che sia stato negativo il passaggio dalla lira all’euro, è vero anche che ben il 67% considera irrealistico e pericolo il ritorno al vecchio conio. La paura di un salto nel buio andando a ritroso nella storia monetaria fa sì che l’euro conservi, comunque, una forma rassicurante.
Ma il crollo della fiducia nell’Unione è solo materia italiana? Assolutamente no, in Grecia Alba Dorata è in forte ascesa, in Francia il movimento di Marie Le Pen ha appena avuto una crescita ben oltre le più rosee aspettative della stessa. Ma l’onda anti-europeista non prende solo in paesi toccati dalla crisi, Abbiamo Interesse Fiammingo in Belgio e Team Stronach in Austria, e perfino nella florida Germania ha attecchito il movimento dell’economista Bernd Lucke, Alternative für Deutschland, che si è imposto con un luccicante 5%.
Appare oramai evidente a tutti che l’idea che la nascita dell’euro avrebbe fatto da traino all’unione politica è naufragata nelle secche della crisi, ottenendo l’effetto opposto e generando la sensazione che l’Europa ha i soldi per salvare le banche, ma non per migliorare il tenore di vita dei suoi appartenenti, anzi. E’ una quasi realtà che il prossimo Parlamento Europeo sarà il più frammentato e pervaso da sentimenti disgregazionisti delle ultime legislature, il che imporrà una politica di Governance tesa al recupero del consenso popolare ed a ricreare una identità europeista che non sia sentita solo in funzione finanziaria.
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