New York, De Blasio “gentrifica” Brooklyn
Il nuovo sindaco di New York Bill De Blasio, insediatosi nella City Hall da poco più di 3 mesi, raccoglie l’eredità di 12 anni di amministrazione Bloomberg. Il suo programma in campagna elettorale è messo fin dall’inizio alla prova, per entrare in atto nello sviluppo urbanistico di Brooklyn, mettendo per un po’ da parte il rezoning di Midtown West e Harlem (la riqualificazione dell’area intorno alla Grand Central Station è stato bloccato da De Blasio) e l’emergente polo d’arte e musei nel Queens. Il quarto sindaco italoamericano nella storia della Grande Mela mette mano al tessuto sociale melting pot di diversità culturali, razziali ed economiche. Proviamo a capire perché finora il 52% dei cittadini non è convinto di quanto sta facendo per migliorare l’accesso dei newyorkesi a una casa.
Bloomberg a Brooklyn aveva avviato il rezoning (la trasformazione di un’area rendendola adatta per la destinazione a un altro uso), attraverso potenziamenti infrastrutturali, aree verdi (vedi Brooklyn Bridge Park), zone pedonali e piste ciclabili. De Blasio rischia di ottenere una gentrificazione, in disaccordo con i suoi desideri. La crescita economica e la diminuzione della criminalità, sicuramente punti a favore dell’operazione, comportano un boom speculativo non indifferente; così i costruttori e gli operatori commerciali schiacciano e costringono a traslocare la classe medio-bassa e le piccole imprese.
In un momento difficile per il settore edile, questa è un’occasione da non perdere, in particolare per le aziende costruttrici. Un mese fa è stato approvato il progetto da 1,5 miliardi di dollari inerente al sito della raffineria di zucchero Domino Sugar Factory adiacente Williamsburg Bridge, che collega Brooklyn all’isola di Manhattan. A De Blasio è stato accordato il permesso di costruire torri alte come 55 piani, all’incirca 20 piani di più rispetto a quanto di solito permesso nei piani di sviluppo relativi alla zona, in modo da creare 700 unità abitative abbordabili e sovvenzionate da agevolazioni fiscali, 40 in più rispetto all’idea di Bloomberg. Dal 2010 la densità è aumentata del 20%.
Potenziamenti infrastrutturali, aree verdi, zone pedonali e piste ciclabili dovrebbero rispondere alle comunità già presenti e migliorare loro le qualità di vita. Fanno da contrappeso alloggi di lusso e catene commerciali. C’è da dire che altri progetti, quali il Cultural District (musei, scuole di danza, gallerie, teatri, sale concerto e atelier) gli Atlantic Yards e il City Point sono stati la causa di espropri incontrollati, promesse occupazionali non mantenute.
Le previsioni di una realtà verosimile mostrano un nuovo quartiere dalle altezze mastodontiche, con dietro di sé un quartiere che rimarrà intoccato. Dovrebbe nascere un nuovo skyline quasi a livello con il Williamsburg Bridge, ottimisticamente più armonioso rispetto a quello precedente. La via della rivalutazione dell’archeologia industriale non è più abbastanza underground e cool per sfiorare il mainstream.
De Blasio era già Public Advocate di New York, ovvero il paladino per i diritti dei newyorkesi, gli è da sempre piaciuto vestire i panni di Robin Hood. Le sue intenzioni sono positive: non vuole liberarsi delle comunità di Brooklyn, ma mantenerle ed costituire il loro motore per il salto di qualità. Il risultato è dubbio e forse proprio contrario a quanto auguratosi. È vero che i costruttori degli Atlantic Yards gli hanno finanziato la campagna elettorale. Ti senti il fiato sul collo, Bill? Del resto, è quello che volevi. È vero pure che gli architetti del cantiere nel luogo della Domino Sugar Factory hanno collezionato degli ottimi precedenti; si parla dello studio degli Shop Architects c, affiancato da James Corner Field Operations, i creatori dell’High Line Park, e da Two Trees Management Co., la società immobiliare che ha cambiato di DUMBO (Down Under the Manhattan Bridge Overpass).
Ammettiamo pure i numerosi spazi pubblici attorno e la responsabilità delle indivisibili qualità costruttiva e di vita, di cui si autoinvestono i fautori di quest’impresa, tra critiche e tentativi di proporre soluzioni alternative; che cosa succederà la prossima volta, Build De Blasio? Le tasse non-democratiche ai contribuenti tutti erano davvero quello a cui mirava il nuovo Sindaco di New York?
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