Perché il Partito Popolare Italiano
Man mano che ci avviciniamo al voto del 25 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo, sondaggisti a parte, la percezione che si ha frequentando la gente comune è che i primi due partiti saranno il Pd di Renzi e il Movimento 5 Stelle di Grillo.
Riflettano dunque i nostri parlamentari su quali potranno essere gli scenari post-elettorali e si regolino di conseguenza nell’esame della nuova legge elettorale denominata “Italicum”. Una legge, così come oggi strutturata tra premi di maggioranza, sbarramenti, ballottaggi, che vedrà solo uno dei due partiti sopra menzionati destinato a governare questo nostro Paese pur con una percentuale di rappresentanza bassissima. Siamo sicuri che questo sia un bene per la nostra democrazia?
Temo sempre più che il malessere sociale conseguente alla crisi economica spinga il nostro sistema istituzionale a ridurre gli spazi di democrazia nel nome del decisionismo, della velocità del cambiamento fine a se stesso.
Via il Senato, basta con la concertazione con sindacati e imprese, rifiuto di ascolto delle minoranze, liste bloccate con parlamentari ancora scelti dalle segreterie dei partiti, eccetera. Tutti segnali importanti che certamente non tranquillizzano. E che pertanto richiedono una maturità da parte degli elettori. Ecco la ragione, sempre più valida, della costituzione di un Partito Popolare in Italia, nel solco del popolarismo europeo con valori, principi e ideali ispirati a grandi esempi del passato come De Gasperi, Schuman e Adenauer. Che hanno avuto la forza e la capacità, in un mondo diviso tra Est e Ovest dopo la Seconda Guerra Mondiale, con un continente in macerie, di risollevare politicamente, socialmente ed economicamente la Vecchia Europa.
Oggi si potrà riproporre un simile futuro? Dipenderà dalla classe dirigente e dagli elettori. Speriamo che ciò avvenga per il bene di tutti.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]