Thailandia, governo nelle sabbie mobili
Bangkok – La Thailandia è tornata al voto da poche settimane per la seconda volta in meno di due mesi a seguito dell’annullamento delle legislative dello scorso 2 di febbraio da parte della Corte Costituzionale. Con l’elezione del nuovo Senato sembrano assottigliarsi le possibilità dell’attuale governo presieduto da Yingluck Shinawatra (sulla quale pendono accuse di negligenza amministrativa e corruzione) di resistere alla guida del Paese. La PM, sorella dell’esiliato leader Thaksin Shinawatra, pare però non avere nessuna intenzione di abbandonare la stanza dei bottoni spontaneamente nonostante l’enorme pressione dell’opinione pubblica bangkokiana e della giustizia thailandese. Infatti, gli sviluppi politici di questi giorni assomigliano sempre di più a un prolungato e quantomeno improduttivo ping-pong tra la Corte e il governo. Un possibile impeachment della prima ministra e la rimozione dell’attuale governo porterebbe quasi certamente a un’esplosione d’ulteriore violenza per le strade della capitale e nel resto della nazione.
Per tentare d’evitare che la situazione possa degenerare portando a un possibile scoppio di guerra civile, potrebbe intervenire direttamente l’ex primo ministro, Gen Prem Tinsulanonda (indicato come artefice del colpo di stato che portò all’allontanamento di Thaksin), facendo da mediatore tra l’attuale PM e il leader dell’opposizione Suthep Thaugsuban. Voci vicine all’establishment del governo però smentiscono un suo eventuale intervento, e lo stesso 94enne ex generale afferma che una sua possibile ingerenza negli affari interni del paese non porterebbe comunque a una soluzione immediata. C’è chi, invece, come Noppadon Pattama (uomo di fiducia di Thaksin), suggerisce una mossa più “drastica” con nuove elezioni, un referendum popolare per cambiare la Costituzione e un governo temporaneo in carica un anno per apportare le necessarie riforme.
Infatti, l’attuale paralisi politica ha già creato ingenti danni all’economia del Paese che continua a soffrire l’ingolfamento dell’intero sistema, con perdite che si stimano intorno ai 500 miliardi di bath (all’incirca 1 miliardo di euro). L’andamento altalenante del listino borsistico thailandese, che con i suoi picchi e ricadute certo non sembra rasserenare l’anima dei mercati, che potrebbero prepararsi a speculare su una possibile svalutazione della currency. Le principali agenzie di rating internazionale hanno già paventato la possibilità di un verosimile imminente downgrading che spingerebbe la già critica situazione del Paese in acque ancora più profonde.
In attesa di capire come si sbloccherà il complicato rebus politico che tiene sotto scacco il Paese, la Thailandia si prepara a festeggiare il Songkran (capodanno thailandese che va in scena durante i prossimi 7 giorni), con la premier Yingluck, che rientrerà per l’occasione nella città natale di Chiang Mai, dove vanta ancora un sostanziale supporto elettorale. La prima ministra ovviamente si augura una “settimana felice”, ma alcuni tra i principali analisti politici suggeriscono possa essere la sua ultima.
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