Siria, ruolo dell’Italia e responsabilità europee
Lunedì scorso si è tenuto a Roma un importante Convegno organizzato da “Meseuro – Centro Studi per l’Europa del Mediterraneo”, fondato nel 2010 dal Ministro Mario Mauro e dall’On. Gianni Pittella. Obbiettivo principale di Meseuro è quello di fornire un punto d’incontro per lo sviluppo di nuove strategie mirate ad affrontare le principali questioni che interessano il Mediterraneo, instaurando un dialogo sociale, culturale e umano che abbia come presupposto la comprensione reciproca e la promozione di valori fondanti delle nostre civiltà, imprescindibili per arrivare ad una costruttiva cooperazione anche sul piano politico ed economico. Ieri come oggi il Mediterraneo rappresenta uno snodo cruciale per la crescita economica dell’Unione Europea e un’area più che mai strategica rispetto ai destini mondiali. Ecco perché la crisi siriana deve rimanere la priorità di tutti gli attori di questo tragico conflitto, che si tende oggi a “dimenticare” a fronte di altre “emergenze”. E’ un punto di riferimento imprescindibile negli equilibri geo-strategici, ed è tempo che noi, come Europa e vicino “privilegiato” per parte della Storia che ci lega, ci assumiamo la nostra parte di responsabilità.
“La crisi siriana non è una guerra civile tra Siriani, ma una guerra tra grandi potenze perpetrata attraverso i Siriani”. E’ così che presentava in modo sintetico la crisi siriana un uomo che non può certamente essere accusato di essere uno sgherro del regime di Damasco, colui che denunciò a suo tempo l’occupazione militare del suo Paese da parte di Damasco, il Patriarca maronita del Libano e di tutto l’Oriente, Bechara El Rai, durante la visita di Papa Benedetto XVI a Beyruth nel Settembre del 2012.
Niente di più vero da quanto si evince dalle considerazioni dei relatori presenti. L’Ambasciatore Achille Amerio ha rappresentato il nostro Paese a Damasco dal 2008 al 2011. La sua storia è storia di vita vissuta sul campo, di testimone di fatti che nel giro di pochissimi mesi hanno trasformato la fisionomia di un intero Paese. “Da attore di equilibri regionali, la Siria diventa lo scenario dove si scaricano tutte le tensioni dell’Area”, afferma l’Ambasciatore. “Le possibili soluzioni non vanno viste sul piano militare, ma solo su quello negoziale, molte speranze vengono riposte nell’iniziativa di Stati Uniti e Russia, appoggiata dalle Nazioni Unite e conosciuta con il nome di Ginevra2”.
Sulla necessità impellente che la Comunità Europea si metta a “fare”, punta anche la portoghese Ana Gomes, Deputato al Parlamento Europeo e membro della Commissione Esteri. Il grande problema dell’Esercito Libero Siriano è la coordinazione, sostiene l’onorevole, ed è anche la grande sfida da superare per guadagnare la totale fiducia degli occidentali che lo appoggiano. Gli ultimi episodi mostrano che i curdo-siriani, membri dell’ESL, vogliono espellere gli elementi di “disturbo” membri di Al Qaeda. La lotta è nella lotta. Il conflitto siriano, da conflitto interno è ora un conflitto fatto di cerchi concentrici, un mosaico di elementi interetnici. La cosa più grave è che sta diventando un conflitto non solo a livello Regionale ( sciiti/ sunniti: Qatar, Arabia saudita, Iran, Hezbollah, Hamas), ma sta influenzando il conflitto arabo-Israeliano, sta diventando un conflitto globale, una Proxi War che vede la vecchia contrapposizione Russia vs USA, est vs Ovest. “L’Unione Europea, con la storia dell’embargo alle armi ha perso solo tempo, afferma Ana Gomes, pensa alla sua crisi, senza una vera capacità di intervento strategico coordinato. L’Unione Europea deve decidere da che parte stare. Anche per l’Onorevole il primo passo da affrontare sono gli aiuti umanitari e la capacity building. Il Mondo futuro dipende dalla forza decisionale in politica estera dell’Europa. Conclude l’onorevole Gomes: “le future generazioni siriane saranno per o contro l’Europa, e questo dipende da noi”.
Sulla necessità di una soluzione politica negoziata insiste anche l’Ambasciatore Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto di Studi Internazionali.” Una soluzione militare non è assolutamente auspicabile”. L’Unione Europea, anche se sembra paradossale, è più unita in questa crisi che in altre. A parte il “problema” delle armi e l’appoggio ai ribelli, per l’Ambasciatore Nelli Feroci c’è una grande unità di intenti anche se si sono avute finora azioni insignificanti. Ora quello che vanno evitati sono i pericolosi spillover effects, gli effetti collaterali che si ripercuotono in Libano, Giordania, Turchia. “Riflettere sul dopo, conclude l’Ambasciatore, non con aiuti finanziari, ma nell’aiutare a ricostruire le istituzioni e questo deve essere compito responsabile dell’Unione Europea.”
Parlare di Siria è anche parlare di cultura, antiche civiltà che hanno forgiato il Mondo. Ed è con questa interessante ottica che il Professor Giorgio Buccellati, Co-Direttore del Parco Eco-archeologico di Mozan/Urkesh e professore presso l’Università della California vede una “soluzione” per il futuro: l’unità nazionale riconquistata grazie alla consapevolezza di essere “custodi” di tesori inestimabili.
Chiusa questa breve parentesi impregnata di speranza e cultura, ha preso la parola l’onorevole Gianni Pittella, molto critico sulla non politica estera della Ashton e conseguentemente dell’Unione Europea, che ha avuto finora un ruolo irrilevante. Ha ricordato che la Russia ha ancora una base in Siria, dettaglio di non poco conto perché questo conflitto è anche in parte strascico della Guerra Fredda. Non solo quella tra est e ovest, ma anche la guerra fredda araba, quella che ha afflitto la Regione dagli anni ’50, quella che, contrappone l’Arabia Saudita e i suoi alleati conservatori da una parte e, in momenti diversi, governi come quelli della Siria, Egitto o Iraq dall’altra. Pittella conferma la linea del Governo italiano, che mira ad un negoziato inclusivo. Ginevra 2 sembra lontana, ma unica opzione. Ad Assad devono arrivare segnali forti, come forti devono essere le offerte negoziali, coinvolgendo anche Arabia Saudita e il “nuovo” Iran.
Il Ministro Mario Mauro nel suo intervento ha puntato il dito sui grandi rischi che si nascondono dietro ad un intervento militare e, anche se con un po’ di scetticismo, non vede una via d’uscita che nella soluzione politica. Il suo è stato un intervento forte. “In molti – ha detto Mauro – hanno paragonato questa guerra al genocidio del Ruanda, io ci vedo di più la Guerra civile spagnola, anticipatrice del dramma della seconda Guerra Mondiale”. Un’affermazione che deve far riflettere, e molto. Il Ministro Mauro spiega questa analogia con il coinvolgimento “esterno” di tanti, troppi Stati, a questa guerra, nata come protesta nazionale e degenerata in una guerra totale. Nessuno è, volente o nolente, fuori dai giochi. I grandi della Regione, come Arabia Saudita e Iran, le grandi potenze, come Russia e Stati Uniti, Hezbollah e Israele, attori non secondari, Sciiti e Sunniti, Irak, Libano, ceceni, afghani, iracheni parte attiva dell’esercito di liberazione. Mauro ricorda anche la mentalità panaraba al centro del Partito Baath, che vede l’unità araba al centro della sua dottrina un tempo paladina di tolleranza e democrazia pluralista. Il tentativo di Nasser di creare la Repubblica Araba Unita (Egitto, Siria, Yemen del Nord) ne è la dimostrazione, ma il suo fallimento segna anche il punto d’inizio di parte dei problemi interni alla Siria. Diventa nel 1963 primo partito in Iraq e in Siria, trasformandosi in strumento delle politiche di Stato. Questa guerra civile, se non arginata, rischia di innescare un conflitto che vedrà coinvolto il Mondo intero.
Allarmismo? Bisogna essere realisti, afferma il Ministro Mauro, capire che la soluzione politica è l’unica strada da prendere, ma per questo bisogna essere convinti ed agire senza perdere tempo. Già a Beirut si vive degli “effetti collaterali” negativi di questa storia, lì nessuno muove più un dito aspettando la fine della vicenda siriana. La politica è bloccata, il Libano è ormai un Paese di 4 milioni di abitanti che ospita un milione di profughi, non resisterà molto: le strutture sono fragili e già scricchiolano. Conclude il Ministro Mauro: “la minaccia esiste per tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, l’Unione Europea deve costruire un rapporto simbiotico con la Russia, che ha grandissimo potere e influenza nella Regione. Il 5 e 6 Agosto ci saranno degli incontri bilaterali tra Italia e Russia, in quell’occasione bisognerà togliere il carattere accademico al dialogo e dargli forza politica.”
Sappiamo che il Baath ha, pochi giorni fa, cambiato i suoi vertici. Contemporaneamente l’Amministrazione Obama ha messo in stand by la fornitura di armi ai ribelli. Forse solo due “coincidenze”, forse un “segnale”, da una parte e dall’altra di volontà di ripresa del dialogo su basi nuove. Aspettiamo con fiducia Ginevra2.
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