Rassegna stampa estera

Per una qualche strana coincidenza Matteo Renzi e Manuel Valls hanno presentato con poche ore di scarto il “loro” piano per rimettere in piedi l’economia del rispettivi Paesi. Le analogie tra i due Premier freschi di nomina  sono numerose, dalla “giovane” età alla provenienza (entrambi ex sindaci) alla “nomina” fuori dalle righe. Ma la stampa francese non vede con grande convinzione il proprio neo Primo Ministro, forse perché l’erba del vicino è sempre più verde? Se si insiste molto sul cambio di passo adottato da Renzi nelle decisioni da adottare nella Penisola, sia come tempi che come modi, Valls sembra meno “deciso” sulla tempistica e meno coraggioso sulle riforme da adottare. Valls in effetti ha annunciato delle riforme fiscali per il 2020 e delle riforme territoriali per il 2021. Anche la riduzione delle imposte sul salario prevista per il 2015 viene vista come troppo lontana. Se per i due Paesi, la capacità di accelerare nel cambiamento di verso rappresenta la miglior difesa da presentare a  Bruxelles alla resa dei conti, e il mezzo migliore per pesare sull’orientamento politico del Vecchio Continente, l’identità di vedute nella politica dei due capi di Governo si ferma qui. Per Pierre de Gasquet, il nuovo presidente del Consiglio italiano colpisce per il suo stile immediato, ma non c’è “alcuna rottura di fondo con il suo predecessore, Enrico Letta, sul piano delle riforme economiche. Semplicemente un modo radicalmente diverso di mettere in scena la sua politica”, per il giornalista francese in poche settimane Renzi  è riuscito a porsi come capofila del Partito anti-austerità in Europa, e a dimostrare il lato demodé della classe politica tradizionale. Con il suo eccedente primario e la sua previsione di deficit al 2,6% nel 2014, l’Italia sembra in effetti essere su di una traiettoria di bilancio quasi più virtuosa delle Francia anche perché ha più volte affermato non voler “derogare” ai suoi obblighi europei. Come scrive Heuzé su Le Figaro, “improvvisamente, non si parla più a Roma di fare causa comune con Parigi davanti alla Commissione di Bruxelles”, Italia si virtuosa sulla carta, ma le grandi sfide devono ancora essere compiute scrive Heuzé, riforma del lavoro in primis. Interessante l’analisi di Xavier Timbeau su Liberation dello scorso 8 Aprile che si chiede “Perché Renzi può dire stop all’austerità e non Hollande?”, “perché agli annunci di Renzi tutti applaudono, mercati e Germania compresi, e le riforme annunciate da Hollande non fanno breccia?”. Timbeau arriva alla conclusione che la credibilità dell’Italia potrebbe essere strettamente collegata alla personalità di Matteo Renzi e del suo Governo. “Se questo è il problema, il cambio di casting recentemente intrapreso in Francia dovrebbe largamente risolvere il deficit di immagine che conosciamo (…)”.

Ma alla grande fiducia riposta in Renzi oltralpe, la stampa anglofona rimane sempre “scettica”. Tutto questo estro non sembra convincere i pragmatici anglosassoni. E così Paddy Agnew dell’Irish Times, si chiede se “Matteo Renzi concluderà qualcosa nella sua veste di Primo Ministro” e Wolfgang Munchau sul Financial Times mette in guardia il ticket Renzi-Valls (qui accomunati nella loro politica fiscale ed europea): la politica che intendono attuare per contenere la crescita dei partiti antisistema è giusta, anche se l’auserità avrebbe dovuto essere abbandonata quando l’eurozona era in recessione, non ora che la crescita sta tornando”. “Renzi e Valls devono attuare una sfida più ampia”, vedi il superamento del fiscal compact. Sul blog di Bloomberg  Bloomberg View del 9 Aprile, Leonid Bershidsky non boccia totalmente il Def, nonostante il periodo negativo che ci aspetta per almeno un altro anno prima di vedere calare la disoccupazione, che aumenterà ancora prima di decrescere, e l’incisività delle riforme che porteranno la crescita all’1,3% nel 2015. Bershidsky non giudica tanto la “bontà” del progetto, ma la forza dell’uomo Renzi, che definisce più “conservatore” che “populista”. Se abbiamo parlato parlato molto di politica, non possiamo non dedicare uno spazio  anche alla tragedia dei  migranti arrivati a migliaia sulle nostre coste. La notizia ha fatto, e continua a “fare notiza” sulla stampa mondiale. Il problema non è solo nostro, aspettiamo un segnale dall’UE che, sembra attivarsi solo quando succedono grandi tragedie. Il tema è stato si affrontato recentemente a Bruxelles da UE e Unione Africana, ma vede però soluzioni a lungo termine. L’emergenza è adesso. E Berlusconi? E’ un non problema, glissiamo per questa settimana i commenti, ormai deprimenti e poco originali, alla sua “condanna”.

Fantasmes et realités de la “Renzinomics” en Italie, titola il suo articolo Pierre de Gasquet. Nella sua lunga analisi dedicata al DEF de Gasquet mostra come oggi sia la Francia a sembrare “l’uomo malato dell’Europa”. “La ‘Renzinomics’ prende corpo. Anche se lo sforzo sembra più modesto del previsto (…) non si può negare il fatto che la riduzione delle spese pubbliche non siano un inizio di rivoluzione nella penisola (…) E’ vero, nulla dice che l’elettroshock della ‘Renzinomics, fondato sul rilancio della domanda sarà coronato dal successo. Oltre alla operazione di ‘giustizia sociale’ (riferito agli 80 euro in busta paga, ndr), non vi è nulla di particolarmente originale, né di molto radicale, nel suo cocktail di misure blairiste e di riforme del lavoro alla Harttz-Schroder del 2003.” (…) (Les Echos, 10 Aprile 2014)

Richard Heuzé dalle pagine di Le Figaro riprende la dichiarazione del Ministro Padoan che afferma “non aver visto nessun asse tra Parigi e Roma in vista di una deroga alla soglia del 3% di deficit: l’Italia non ha nessuna intenzione di oltrepassare questo limite”, parlando punto per punto del Decreto Economia e Finanza presentato martedì scorso, Heuzé  afferma che “non si parla più di fare causa comune con Parigi davanti alla Commissione di Bruxelles (…) Prudente, l’obbiettivo di crescita è previsto inferiore a quello del Governo Letta: 0,8% contro l’1,1 (…) Ma l’Italia rimarrà ancora piombata da un debito pubblico eccezionalmente pesante per un Paese industrializzato. Rimane ferma al 133% del PIL e non comincerà a decrescere,secondo gli economisti, che quando le riforme sulla flessibilità del lavoro, le privatizzazioni e la defiscalizzazione a favore delle imprese cominceranno a portare i loro frutti. Su di un punto i risultati devono essere rapidi, se non immediati: la rinegoziazione dei salari faraonici dei grandi manager di Stato.” (…) (R. Heuzé, L’Italie prend ses distances avec la France, Le Figaro, 8 Aprile 2014)

Paddy Agnew scrive:” Ha avuto un inizio vorticoso, ma riuscirà ad ottenere nulla? Il Primo Ministro italiano Matteo Renzi, il nuovo ‘enfant terrible’ dell’Europa, ha passato le sue prime sei settimane in carica ad incontrare i più importanti capi di Stato mondiali, dal Presidente americano Barack Obama, alla Cancelliera tedesca Angela Merkel a Papa Francesco. Finora è stato ben accolto (…) quindi tutto alla grande? Beh, non proprio. Nel mondo gerontocratico della sclerotica vita politica italiana, un giovane Primo Ministro non può che essere ben accolto, in Patria e all’Estero. Ma la domanda rimane: sta portando ad un reale cambiamento o le sue ‘riforme’ non sono già profondamente incrinate? Solo il tempo potrà dirlo. Non sorprende però che abbia già riscontrato resistenza.” (…) (P. Agnew,Will Matteo Renzi achieve anythingas Italy’s Prime Minister?, The Irish Times, 8 Aprile 2014)

Sul Financial Times Wolfgang Munchau  condivide la strategia portata avanti da Renzi (e Valls), ma la definisce poco  “smart”.”I nuovi Premier di Francia e Italia stanno contestando l’ordine pro-austerità in Europa. Manuel Valls e Matteo Renzi stanno chiedendo più tempo per  la riduzione del disavanzo in cambio dell’attuazione delle riforme economiche necessarie a rendere i propri Paese competitivi. Promette essere la sfida più aperta alla politica del consenso che ha portato l’eurozona alla più grande depressione di sempre (…) Do la colpa all’austerità. Ha distrutto così tanto la produzione economica che ha reso più difficile la sostenibilità del debito – l’esatto contrario dell’obbiettivo da raggiungere (…) Una robusta ripresa della crescita economica è la condizione necessaria per la sostenibilità del debito.” (…) (W. Munchau,Europe’s new boys face a tough fight on austerity, Financial Times, 6 Aprile 2014)

The Borneo Post e Gulf Times scrivono del drama migrant. “L’Italia ha salvato nelle ultime 48 ore almeno 4000 migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo con delle barche di fortuna. Il Ministro degli Interni ha definito la crisi ‘sempre più evidente’. L’Europa deve prendere in mano la situazione, non si può affermare che dopo aver dato 80 milioni di euro a Frontex, il problema sia risolto’, ha detto riferendosi alla Agenzia che controlla le frontiere europee.” (AFP per Gulf Times e Borneo Post, 9 Aprile 2014)

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