Etihad in planata verso Alitalia

Pare sia la volta buona. Riusciranno gli arabi di Etihad nella missione impossibile del rilancio di Alitalia, dove hanno fallito numerosi governi ed imprenditori? Alitalia è l’emblema dei fallimenti economico-politici italiani: sono stati innumerevoli i tentativi per farla risorgere e lo spreco di miliardi pubblici infinito. Così, dopo aver fallito come compagnia di bandiera del belpaese, dopo la mancata fusione con Air France ed il naufragio della cordata italiana capitanata da Colaninno, eccoci vicini a una svolta.

E’ attesa a ore a Roma la lettera d’intenti di Etihad, un po’ in ritardo rispetto a quanto previsto ma i rumors sostengono che il board di Etihad abbia voluto prendersi qualche giorno in più per poter formulare nei dettagli il piano da sottoporre ad Alitalia e successivamente al governo italiano. L’accordo di massima c’è ma solo con la lettera d’intenti sapremo con precisione le condizioni che la compagnia di Abu Dhabi pone ad Alitalia.

Gli arabi sono pronti ad investire 500 milioni per almeno il 40% della compagnia (la quota non potrà comunque superare il 49% per non perdere i diritti di compagnia europea), 300 milioni con aumento di capitale e il resto con altri tipi di finanziamento. Tra i punti cardine del piano dovrebbe esserci un rafforzamento di Fiumicino che dovrebbe diventare l’hub passeggieri di rifermento, il rilancio di Linate (dove serve un decreto ad hoc per aggirare il limite dei 18 movimenti all’ora per i voli comunitari sanciti dal decreto Bersani) e per Malpensa un ampliamento del business soprattutto sui cargo. Sull’indebitamento (1 miliardo circa) la richiesta di Etihad dovrebbe essere quella di una ristrutturazione per 400 milioni: le strade più probabili sono quelle del consolidamento o della conversione in capitale. Le questioni più spinose che la lettera d’intenti dovrebbe chiarire e che poi verranno discusse anche con il governo, sono il nodo sugli esuberi (si parla di 2500-3000, con la Camusso già sul piede di guerra) e la questione Malpensa (con la Lega pronta alle barricate).

Il matrimonio tra Alitalia ed Etihad porterebbe un nuovo assetto nei cieli europei.  Ad oggi dominano Lufthansa (con i partner Swiss e Austrian), Air France-Klm e British Airways (con Iberia). L’inserimento prepotente degli arabi fa paura alle potenze europee anche perché Abu Dhabi può contare su una rete di alleanze notevole: una delle più importanti è la partecipazione in Air Berlin con il 29% (ma Ethiad punta al 49%), seconda compagnia tedesca. Ecco spiegato il motivo di tanto astio da parte di Lufthansa: il colosso tedesco si vede attaccato in casa propria e sul suo secondo mercato di riferimento, l’Italia (dove raccoglie i passeggeri per le Americhe via Francoforte).

Etihad che nel 2013 ha fatturato circa 7 miliardi (nel primo trimestre 2014 ha ricavi in crescita del 27% a 1,4 miliardi di dollari) è in competizione a livello globale anche con le altre compagnie medio-orientali, Emirates e Qatar Airways, e  punta a crescere ancora tramite alleanze ed investimenti sulla flotta a lungo raggio. L’alleanza con Alitalia è un importante tassello nello sviluppo e nella crescita di Etihad: dalle prossime ore, con la lettera d’intenti la palla passerà alla compagnia italiana e al governo per la stretta finale sull’accordo.

Fino ad ora Alitalia è stata gestita con l’ingombrante presenza dello Stato e dei partiti, con logiche più politiche che di business, Etihad è una grande possibilità per poter rilanciare un’azienda ed un settore in crisi da anni: speriamo che azionisti e governo questa volta siano lungimiranti e non scrivano un’altra pagina nera tra le innumerevoli presenti nel dossier Alitalia.

©Futuro Europa®

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