Pollock, “La figura della furia”
Sino al fine luglio le sale di Palazzo Vecchio a Firenze ospiteranno per la prima volta una mostra dedicata a Jackson Pollock, uno degli artisti più rilevanti del Novecento ed uno dei maggiori rappresentanti dell’Espressionismo astratto o Action painting. I curatori della mostra, Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini, hanno pensato di accostare le opere di Pollock con quelle di Michelangelo Buonarroti (si celebrano i 450 anni dalla sua morte) per rendere più visibile la somiglianza tra colui che cambiò le regole dell’arte figurativa occidentale ponendo così fine alla prospettiva rinascimentale con chi invece fu uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano. A tale scopo è stato scelto Palazzo Vecchio che rappresenta la sede del potere politico di Firenze, la quale fu il cuore del Rinascimento, inoltre qui è conservata Il Genio della Vittoria una delle opere più conosciute del Buonarroti.
La figura della furia, questo il titolo della mostra, richiama all’impeto passionale di Pollock nel creare le proprie opere, impeto che emerge anche dalle sculture di Michelangelo, che fuoriescono dal marmo con tutta la loro forza e vitalità. L’osservatore attento sarà trascinato dalla furia, che come una fiamma vitale, si traspone dalle opere di Michelangelo in quelle di Pollock.
La mostra espone sedici opere di Pollock provenienti da vari musei internazionali, sei disegni provengono dal Metropolitan Museum di New York (esposti in Italia per la prima volta), ci sono opere giovanili degli anni Trenta (Panel with Four designs della Washburn Gallery di New York e Square composition with horse della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma). The water Bull dello Stedelijk Museum di Amsterdam ed Earth Worms del Museum of Art di Tel Aviv sono le opere degli anni Quaranta, dove si va sempre più definendo il suo stile personale.
Di notevole pregio sono le opere grafiche della Pollock Krasner Foundation, dove il tratto è più maturo e si riconoscono molte somiglianze con i corpi della Battaglia dei Centauri di Michelangelo. Sarà possibile osservare le opere degli anni Cinquanta, i celebri drip painting, eseguiti facendo sgocciolare il colore sulla superficie direttamente dai tubetti o dai contenitori senza l’ausilio del pennello, rappresentazione del confronto tra azione espressiva e comunicazione figurativa di corpi e visi che scompaiono sotto il diluvio di segni e sgocciolature. Infine l’opera appartenuta al fotografo Hans Namut, che fece conoscere il modo di lavorare di Pollock a tutto il mondo, Composition with Black Pouring della collezione Olnick-Spanu.
Dalle opere di Pollock emerge la sua ricerca inconscia della perfezione divina; partendo dai primi studi fatti presso Thomas Hart Benton dove si accostò all’arte rinascimentale italiana, per giungere alle opere dell’ultimo periodo dove le figure sono ricoperte fino a farle dissolvere. La similitudine con il Buonarroti si comprende proprio nelle ultime opere; se Michelangelo desiderava disperatamente di far emergere la bellezza e la perfezione divina volendo far affiorare la vita dal marmo Pollock compie il passo inverso, cerca di raggiungere la grazia divina riportando la forma definita all’interno del suo nucleo.
Viste l’unicità e la complessità delle opere, per agevolare la comprensione e avvicinare maggiormente il pubblico all’arte, la mostra offre alcuni spazi interattivi allestiti nella Sala della musica del Complesso di San Firenze dove apparati multimediali e didattici proporranno proiezioni e filmati sulla vita e il lavoro dell’artista.
©Futuro Europa®