Brasile, ancora problemi per i Mondiali
Può sembrare paradossale, ma a meno di due mesi dall’inizio della Coppa del Mondo di Calcio, la stampa del mondo, e in modo particolare quella brasiliana, discute poco o niente sulle squadre in campo o sui possibili vincitori. Il dibattito si accentra invece sulla domanda: si potrà fare la Coppa? Ormai sono note due cose, la prima i ritardi accumulati in tutti i settore legati all’avvenimento; aeroporti, infrastrutture, ricettività alberghiera, sono in chiaro ritardo e molte di queste opere saranno pronte solo dopo la fine della Coppa. L’altro punto fermo sono la volontà e le dichiarazioni dello stesso presidente del paese, Dilma Rousseff, che, non solo ci sarà la coppa, ma che sarà anche la più bella della storia.
Al Brasile si possono muovere tante critiche, ma quando si tratta di organizzare grandi eventi, fanno veri e propri miracoli. Si pensi al carnevale, milioni di persone che ballano fino all’alba, poi a mezzogiorno tutto è di nuovo pulito e in ordine per il nuovo milione di persone partecipanti alla festa. Certamente rimane il problema dell’ordine pubblico e delle possibili manifestazioni di protesta del tipo di quelle verificatesi nel giugno scorso, durante la Coppa delle Confederazioni. Il governo federale e quelli statali si stavano attrezzando, quando è esplosa la bomba degli avvenimenti nello stato di Bahia. Bisogna ricordare che in Brasile ci sono varie polizie: Polizia federale, forze di sicurezza nazionali che dipendono dal governo federale, Polizia militare, una specie di nostri carabinieri che dipende dal Governatore dello stato, la Polizia civile e la Polizia municipale che dipendono dal Sindaco.
Improvvisamente, martedì 15, alla sera, la Milizia Militare, che svolge il ruolo principale in relazione alla sicurezza, è entrata in sciopero in tutto lo stato di Bahia. In modo particolare a Salvador, la città è entrata subito in uno stato di panico, terrore, caos e paralisi. Mentre i servizi pubblici cessavano di funzionare, si scatenavano assalti a persone, negozi e supermercati. Prontamente il mercoledì mattina la Rousseff mandava a Salvador gli uomini delle forze di sicurezza e autorizzava l’esercito a funzioni di ordine pubblico. Nei quartieri “bene”, nel centro, nei luoghi turistici un po’ di sicurezza è arrivata, ma nei grandi quartieri popolari non si è visto nulla, lasciati per ben due giorni alla mercé di delinquenti e saccheggiatori. Scuole chiuse, partite di calcio rinviate, la gente chiusa in casa, la sera la vivace città di Salvador deserta, 49 omicidi, 50 persone arrestate, centinaia di assalti e saccheggi di ogni tipo, anche una farmacia. Poi, nella serata di giovedì, il governatore Wagner accetta le richieste della Polizia Militare e cessa lo sciopero e anche l’incubo per i tre milioni di abitanti delle aree metropolitane di Salvador e per gli altri nove del resto dello stato.
La vicenda ha mostrato la gracilità delle strutture e della società brasiliana. Dilma e il suo governo hanno seguito gli avvenimenti con grande preoccupazione. Sull’autorevole giornale di San Paolo, La Folha, qualcuno ha scritto che la Presidente ha cominciato a seguire la situazione della Polizia Militare dei vari stati dove si celebreranno le partite della Coppa. In tre stati ci sono agitazioni della Polizia Militare, nel Rio Grande del Nord, in Amazzonia e in Mato Grosso. A Natal e a Manaus, capitali del primo e del secondo stato, l’Italia giocherà durante la Coppa.
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