Talk show
«Non capisco più l’esistenza e la perseveranza dei talk show in tv. Una volta erano interessanti perché permettevano di conoscere meglio alcuni personaggi della nostra società; poi, non so quando, sono diventati una specie di anticamera della discarica dove i partecipanti, seduti compostamente, attendono il loro turno per gettare fuori la monnezza che hanno dentro. A volte in modo teatrale, a volte in modo ironico ma sempre con un repentino innalzamento della voce e della pressione arteriosa.
Io non li guardo più, trovo dequalificante lo scenario. Ormai gli ospiti più gagliardi, i fini intellettuali, quelli che parlano sapendo di parlare, non partecipano più e quindi gli autori tv raschiano il barile. E allora ci toccano personaggi variopinti come ex cantanti giranti la ruota, ex politici in ripresa, sindacalisti beceri che vanno a letto cantando bandiera rossa oppure imprenditori senza arte né parte. Scene pietose, che fanno rimpiangere qualunque cosa, anche il monoscopio RAI.
Eppure ci sarebbero argomenti interessanti da trattare e persone di spessore che potrebbero arricchire la nostra cultura televisiva. Mi viene in mente una notiziola piccolina che è stata battuta forse da una sola agenzia: un certo Ahmed Ragai Attiya, generale in pensione dell’esercito egiziano ha fatto la richiesta presso il Tribunale Islamico di demolire il Monastero di Santa Caterina nel Sinai; il motivo è che, secondo lui, è una minaccia alla sicurezza nazionale dell’Egitto poiché nel complesso ci sono ben 25 ”stranieri”, ovvero i monaci greco ortodossi che lo gestiscono. Stiamo parlando di un tipo che vorrebbe demolire il più antico monastero del mondo, costruito 15 secoli fa dall’imperatore Giustiniano nel cuore del Sinai meridionale e dal 2000 patrimonio dell’Unesco.
Ecco, questo sarebbe un dibattito interessante; mi piacerebbe ascoltare i nostri esperti di Islam spiegare cosa possa essere scattata nella mente del generale, forse la punta dell’iceberg del profondo disprezzo verso l’occidente corrotto. Il generale ha anche accusato i preti di aver nascosto un posto importante storicamente come il Pozzo di Mosè, posto ricordato nella Bibbia, dove Mosè avrebbe dissetato gli ebrei in fuga dal Faraone. Un posto magico, costruito da Elena, madre di Costantino, vicino al Roveto ardente dove Dio parlò a Mosè. Magari invece dell’Aquila di Ligonchio potrebbero invitare qualcuno con curriculum migliore, che so, il fantasma della volpe del deserto!
Certo è che i turisti ormai non ci sono più in quei luoghi, dopo le varie minacce e a causa dell’instabilità del paese. Purtroppo la religione è materia complessa e spesso portatrice di guai. Tranne che per i Buddisti, la maggior parte degli dei sono morti malamente, si sono addossati i peccati del mondo ma non li hanno risolti, oppure hanno fatto in modo che le loro parole non chiare siano state interpretate in modo facinoroso. Forse un Peace and Love sarebbe stato sufficiente; forse solo il semplice, banale, economico buonsenso avrebbe fatto vincere odi e rancori, calmato centurioni romani assetati di sangue, templari consumati dal fuoco della fede.
Chissà. Certo è che adesso i 25 preti, isolati in uno dei posti più belli del mondo, pregano che i turisti ritornino, forse in nome di un dio che trova proseliti sempre e comunque, il dio denaro.»
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