NCD, che succede tra i Senatori?

Nel Nuovo centrodestra c’è una fronda pronta a lasciare Alfano? “Caro Angelino, sentiamo il bisogno e la necessità di richiamare la tua attenzione su un disagio crescente nel gruppo dei senatori di Ncd, cosa che abbiamo già avuto modo di manifestare a te, Schifani, Lupi e Quagliariello. Ma che fin qui non ha prodotto risultati”. Circa 16 senatori, più della metà del gruppo parlamentare avrebbe firmato il documento per contestare i metodi troppo padronali di gestione del partito, iniziando dalla scelta della lista di candidati per le Europee.

E a proposito di elezioni europee, parlare troppo di fratture e divisioni non aiuta certo a sfondare la fatidica quota del 4 per cento. Meglio correre ai ripari, allora, con un comunicato circolato nei giorni scorsi: “Noi, senatrici e senatori del Nuovo centrodestra, ribadiamo la nostra unità contro le faziose, e talora calunniose, campagne degli ambienti politico editoriali che ci vogliono fermare”. Seguono le firme di tutti i soliti senatori, eccezion fatta per l’ultimo arrivato, Paolo Bonaiuti.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso – già colmo da tempo – sono stati i nomi per le liste europee. La punta dell’iceberg del fastidio, altro che mal di pancia. “Siamo un partito dall’impostazione troppo verticistica, non si discute e decide solo Alfano, dopo aver sentito i ministri”. La tensione resta alta. Soprattutto a causa della scelta di Angelino di candidare in lista comune per Bruxelles l’Udc Lorenzo Cesa, ma oltretutto l’ex governatore calabrese, Giuseppe Scopelliti. “Perfino Silvio Berlusconi è riuscito nell’impresa di non mettere nessun condannato tra i candidati di Forza Italia”, si mormora tra i presunti dissidenti. E come se non bastasse, il segretario ha scelto anche i nomi, tutti suoi, per le partecipate di Stato: l’avvocato Andrea Gemma nel cda di Eni; il finanziere Salvatore Mancuso in quello di Enel e l’amica Marina Calderone in Finmeccanica.

La tensione serpeggia anche tra Gaetano Quagliariello e Renato Schifani. “In fondo i due non si sono mai sopportati neppure ai tempi del PdL”, conferma dal canto suo un misterioso forzista. Schifani preme perché l’alleanza con l’Udc sfoci in un vero e proprio matrimonio politico, Quagliariello, invece, incassa la sconfitta sulla compilazione delle liste: la sua prediletta Erminia Mazzoni è stata scalzata proprio da Lorenzo Cesa.

“Non possiamo fare una piccola Dc”, pensa Fabrizio Cicchitto. “Siamo troppo appiattiti su Renzi”, è l’altra critica interna al Ncd. Insomma, di voci fuori dal coro ce ne sono più di una. E tutte contro Angelino Alfano che guida il partito “in maniera troppo verticistica”. Esattamente come succedeva in Forza Italia con Silvio Berlusconi. “Se scimmiottiamo nella quotidianità le abitudini negative che avevamo prima – concludono i dissidenti – allora rischiamo di essere patetici”.

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