80€, da dove arrivano in busta paga?
E dire che la sinistra ha sempre criticato e condannato lo stile berlusconiano dell’annuncio shock, ma a quanto pare Matteo Renzi non ha resistito al succulento ritorno elettorale che Berlusconi ha sempre ottenuto da questa strategia. Il più celebre annuncio fu “aboliremo l’ICI”, grande cavallo di battaglia utilizzato dall’ex cavaliere verso una tassa che molti italiani han sempre considerato odiosa.
Ma in tempo di crisi cosa può far più gola di contante fresco nelle proprie tasche? Ed ecco allora “80 euro in più in busta paga da maggio”. L’idea è parsa subito favorevole ai sondaggi del PD che lo hanno visto schizzare in cima alle preferenze degli italiani per le prossime elezioni europee. Guarda caso il provvedimento partirà da dopo la tornata elettorale e i dubbi sulla sua effettiva realizzazione interrogano molti esperti.
Ma analizziamo più nel dettaglio quelle che sono le criticità maggiori, ossia le coperture finanziarie di questa manovra. In realtà il provvedimento da 6,7 miliardi prevede la detrazione IRPEF per redditi da lavoro dipendente o assimilabili. Gran parte dei fondi necessari dovrebbero arrivare dagli ennesimi tagli ai ministeri pensati dal Commissario Cottarelli. Il pericolo maggiore è quello dei tanto temuti tagli lineari, soprattutto in settori come la sanità spesso soggetta a sforbiciate che, in quelle regioni dove l’efficienza organizzativa è elevata , creano non pochi disagi ai governi regionali.
Recenti commenti succeduti alla presentazione del Def, mostrano come in realtà non siano effettivamente 80 euro bensì 53,33. Questo perché il totale di sconto IRPEF, per i redditi considerati, è di 640 euro annui. Se si considera che l’aumento è previsto dal mese di Maggio (640 euro diviso 8 mensilità) ecco saltare fuori gli 80 euro annunciati. Resta da capire – e in questi mesi i consulenti del lavoro sono stati tempestati di chiamate di chiarimento – se il ricalcolo dovrà essere considerato per tutto il periodo d’imposta o meno.
I restanti 2,2 miliardi saranno coperti in parte dall’aumento del gettito IVA, che dovrebbe derivare dal pagamento dei debiti delle PP.AA e in parte con l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. A detta del Premier, questo intervento colpirà soltanto i grandi speculatori di borsa che traggono il proprio reddito solo da questo tipo di attività finanziarie e fuori dall’aumento rimangono i soli titoli di stato. A ben vedere questa scelta colpirà in maniera rilevante gli strumenti finanziari emessi da privati. Le aziende dovranno offrire rendimenti più elevati ai risparmiatori e avranno presumibilmente meno capitale da poter investire. Inoltre, chi tramite le rendite finanziare cerca in qualche modo di proteggere il proprio piccolo patrimonio o semplicemente arrotondare il proprio reddito, si vedranno ancora una volta ridurre il già poco guadagno che traggono da questi strumenti finanziari.
Insomma, benché l’annuncio sia di grande effetto, tra gli addetti ai lavori sorge ancora il dubbio sulla reale bontà del provvedimento. Le regioni del Nord, sui tagli lineari, già muovono il piede di guerra verso prevedimenti che le penalizzano fortemente.
Restando in attesa che il provvedimento si trasformi da annuncio a fatti, speriamo che non si tramuti in un boomerang per l’economia.
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