Squallori elettorali

Questa campagna elettorale per le Europee è tra le più squallide e diseducative che mi sia dato ricordare. La responsabilità maggiore è ovviamente dei due clown, Grillo e Berlusconi. L’uno tutto preso da una baldanzosa frenesia di vendetta, l’altro chiaramente imbolsito, in affanno, tutto teso a una difficile rimonta, come se un mese di campagna potesse far recuperare un consenso gettato dalla finestra in anni di magagne pubbliche e private, di promesse incompiute, di irresponsabile leggerezza. Sono due persone diversissime, va da sé, ma  le accomuna, al di là delle molte differenze, la volgarità, il ricorso alle trovate ad effetto, la dissennata demolizione di tutto quello che è ancora serio, utile, che conta per il Paese: il Capo dello Stato (ma non ci sono giudici in Italia che applichino le pene per l’oltraggio al Presidente?), le istituzioni, i nostri alleati e amici tedeschi.

Non sono novità: già dai tempo i due si erano esercitati nel linciaggio di Giorgio Napolitano, il Presidente più stimato e rispettato dalla grande maggioranza degli italiani, l’uomo che le principali forze politiche, PDL compreso, avevano scongiurato di restare al Quirinale. Per Grillo deve andare all’ospizio, presumibilmente perché cerca con qualche successo di tenere insieme il Paese e non ha affidato a lui l’incarico di formare il Governo. Per il capo di Forza Italia è un “rosso”;  perché, in questi anni ha forse favorito il PD? Ma non ha promosso quel governo delle larghe intese che Berlusconi stesso fortemente voleva e che poi ha fatto saltare stoltamente, per puro rancore? No: perché “avrebbe avuto il dovere morale di dargli la grazia”. E in nome di cosa? Di quale servizio alla Patria? E il triplice condannato ha la sfacciataggine di dirlo mentre pendono su di lui altre gravi accuse, come di aver comprato senatori, e l’ordinanza di un giudice barese dà conto di tutto l’infinito squallore morale della sua vita privata, del mercimonio di donne-oggetto, di serate scabrose di chi era, in quel momento, il Capo del Governo di uno dei sette maggiori  Paesi del mondo.

E adesso ritira fuori il suo dissennato rancore per i tedeschi e la Merkel, colpevoli, penso, di avere a un certo momento smesso di credere alle sue promesse e di aver messo in luce le sue tremende inconsistenze. Dimenticando che mettere Italia contro Germania – cioè contro la maggiore economia europea e il nostro principale partner economico e commerciale – è, puramente e semplicemente, un danno fatto al Paese. Del quale è sempre più chiaro che al nanerottolo di Arcore non importa un bel nulla.

Gli insulti di Grillo, le sue urla scomposte, non stupiscono. Lui è questo, nient’altro. Uno che ha cinicamente profittato delle colpe di una classe politica lamentevole e suicida e ci ha costruito sopra una macchina di pura e semplice demolizione. Ma in chi dice di rappresentare  i “moderati”  italiani, certi comportamenti gridano vendetta. Abituato a ragionare con la mia testa, sulla base dei dati disponibili, e a cercare sempre la verità, il fenomeno grillino a me pare una dimostrazione di inciviltà, assurdo per un popolo che vogliamo considerare colto e civile, ma forse spiegabile in un momento di grave crisi economica, politica e sopratutto morale.

Ma Grillo non mi rappresenta e non mi rappresenterà mai, nulla mi deve e nulla deve al buon senso e alla ragione. Berlusconi, invece, per parecchio tempo ha rappresentato molti di noi, è stato la speranza di un’Italia seria, responsabile, rinnovata e lanciata verso il progresso. Perciò, quando lo vedo arrancare disperatamente per ritrovare l’applauso dei suoi fedeli in diminuzione con le battutacce e le trovate estemporanea, sento insieme rabbia e pena. Pena per i milioni di persone che hanno creduto in lui ed oggi smarrite vedono il declino del loro idolo e temono di non avere più futuro. Pena per l’Italia che avrebbe disperatamente bisogno di un grande partito moderato, liberale, europeo che, in alternanza con una sinistra democratica e riformista, e altrettanto europea, possa tenerci lontano dalla barbarie. E mi dico che questo partito resterà un’utopia  finché resterà sulla scena Berlusconi, con le sue intemperanze, la sua leggerezza, il suo populismo, faccia appena più rispettabile di quella demenziale di Grillo. Ora vedrete che, se le elezioni andranno male per FI, l’ex-Cavaliere reagirà con la stessa scompostezza dell’autunno scorso, e sarà tentato di far saltare gli accordi sulle riforme; perché, diciamolo chiaramente, che il Paese funzioni è per lui preoccupazione molto secondaria  rispetto a quello di scansare i suoi problemi giudiziari.

E non mi resta che augurarmi che i partiti seri, responsabili, il Centro, il PD vadano finalmente nelle piazze a fare una campagna aperta, aggressiva, dicendo la verità su Grillo e su Berlusconi, e che gli elettori  disillusi dall’ex-Cavaliere scelgano il Centro, non l’astensione. Perché la speranza di una grande partito moderato si allontanerebbe chissà per quanto tempo.

©Futuro Europa®

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