Bigotto fa rima con imbecille

«In un noto Liceo romano, il Giulio Cesare, a due classi di studenti i professori hanno dato da leggere il romanzo di Melania Mazzucco “Sei come sei”, un libro che affronta il tema del sesso tra gay. Apriti cielo! Alcuni genitori non hanno gradito l’iniziativa, che invece sembra in linea con i documenti dell’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale della Presidenza del Consiglio dei ministri che ha aderito al Programma promosso dal Consiglio d’Europa “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”) e hanno contattato due associazioni  che hanno sporto denuncia alla Procura di Roma ipotizzando i reati di corruzione di minorenni – gli allievi in questione hanno un’età compresa tra i 14 ed i 16 anni – e di pubblicazione di materiale osceno.

Normalmente una notizia come questa è per me roba sulla quale nemmeno perdere parole: sono sempre più convinta che la discriminazione è la declinazione becera di gente ignorante e che i giovani debbano capire presto che essere gay non è una malattia, che non è pericoloso per il bene comune, che non è nulla più  se non un’inclinazione sessuale. E basta. Una persona deve dimostrare con le proprie azioni la sua onestà; non con i gusti sessuali. Insomma è successo un putiferio. Mi dispiace per l’autrice del romanzo e mi ha fatto piacere leggere che gli studenti hanno difeso la scelta degli insegnanti: mi fa ben sperare.

A proposito di come la nostra società sia piena di bigotti inutili per sé stessi e gli altri, io stessa sono stata vittima di una specie di guerra santa. Un paio di anni fa ho partecipato come ospite opinionista ad una trasmissione che parlava di sesso. Una trasmissione divertente ed elegante, che andava in onda in seconda serata e che ha avuto molto successo, anche perché si trattava di temi piccanti in modo tranquillo, senza professori o esperti del ramo, ma grazie al contributo di gente normale e anche di intellettuali finissimi come Franca Rame, Massimo Cacciari, Enrico Vaime e via dicendo.

Alcune persone timorose di Dio hanno ritenuto che, vista la mia presenza in video, fossi una donna con grandi competenze sì , ma di letto. In una sola frase hanno fatto il processo, tralasciando quelle che potrebbero essere le mie eventuali capacità, il fatto che io sappia fare bene il mio lavoro, parli qualche lingua, mi sappia relazionare con istituzioni e altro. No, all’improvviso ero diventata una persona negativa, spregevole, una da non frequentare.

A parte la pochezza di gente che passa il tempo a giudicare gli altri, trovo questo episodio personale un esempio di quella società fatta da uomini e donne ipocrite, abituate alla menzogna, persone frustrate che si sentono superiori. Ma a chi? Io, per fortuna, non mi sento nessuno, so solo di essere una persona onesta intellettualmente, la cosa che mi interessa di più.

Per questo, il caso del Giulio Cesare e la reazione degli studenti mi fa ben sperare; anche Papa Francesco, parlando dei gay disse “chi sono io per giudicare”. Ecco, chi siete voi per giudicare? Degli emeriti imbecilli.»

©Futuro Europa®

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Un Commento

  • D’accordissimo, cara Elvira, ipocrisia e bigottismo vanno mano in mano, e spesso chi si indigna in pubblico nasconde magagne private. Bigotteria e ipocrisia vanno mano in mano, come nell’Inghilterra vittoriana, dove si velavano le gambe dei mobili e in privato si coltivavano i vizi peggiori. Speriamo che non ci sia il solito giudice cretino che condanni il Giulio Cesare.

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