Non appiattiamoci su Renzi
Con l’avvicinarsi delle elezioni del 25 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo, le tensioni tra maggioranza di Governo (Pd, Ncd, Udc, Ppi, Scelta Civica) e di opposizione (Fi, Movimento 5 Stelle) si acuiscono com’è naturale che sia.
Non c’è dubbio che Alfano, Cesa e Mauro debbano difendere l’operato di Renzi in quanto partecipi della sua gestione, ma bisogna assolutamente evitare un appiattimento sulla sua vivacità mediatica ancora produttiva di alcunché in termini di novità istituzionali e strutturali necessarie per la ripresa del Paese.
Certo, esiste un elevato senso di responsabilità verso l’Italia che impedisce sbavature all’interno della compagine governativa, ma questo non significa non confrontarsi prima che il Premier annunci pubblicamente soluzioni non completamente condivisibili.
Spetta ad una forza centrale come la nostra muoversi per un riformismo moderato e produttivo che rifugga da qualsiasi forma di illusionismo o sfascismo ormai imperante sui mezzi di comunicazione. Illusionismo e sfascismo che alimentano un sempre più crescente astensionismo nell’elettorato che non crede né agli uni (i governativi) né agli altri (gli oppositori).
Siamo contrari alla legge elettorale, l’Italicum, che prevede soglie sbagliate e liste bloccate? Rifiutiamoci di approvarla tanto più perché è il frutto di un maldestro e ibrido accordo tra Renzi e Berlusconi. Vogliamo la riapertura del credito per imprese e famiglie? Lo si imponga con l’autorevolezza della politica al sistema bancario d’intesa con la BCE che finora ha elargito miliardi di euro a tutela degli istituti nostrani. Molti potrebbero essere gli argomenti da confrontare all’interno della stessa maggioranza di Governo. C’è un grande pericolo all’orizzonte: quello di voler accontentare tutti, scontentandoli contemporaneamente.
La furia innovatrice, che spinge a mostrare a tutti i costi che si sta rompendo con il passato, non può esaurirsi aggredendo le articolazioni della nostra società. E’ lecito, è produttivo, è strategico penalizzare anche solo verbalmente e intenzionalmente impiegati pubblici, magistratura, militari, forze di polizia, operatori sanitari, sindacati, sindaci e così via senza immaginare atti concreti volti a investire risorse nel mondo del lavoro?
Gli ormai famosi e vagheggiati 80 euro per 10 milioni di cittadini (in posizione migliore degli altri 4 milioni a più basso reddito) sapranno produrre davvero qualcosa per la ripresa della nostra economia?
Ad Alfano, Cesa e Mauro mi permetto di ricordare che l’esperienza Monti, per la quale tutti, ritenendola valida, ci siamo impegnati, di fatto appiattendoci anche se in buona fede, ha penalizzato le forze che la sostenevano e i risultati finali non sono stati quelli immaginati per la crescita del Paese. Evitiamo di commettere nuovamente lo stesso errore. Smettiamola di “cedere con fermezza” al Pd o di giocare di rimessa. Grillo è alle porte.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE, vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo e socio fondatore del partito Popolari per l’Italia]