Nelle mani di “gentuccia”
“O tempora, o mores”, ammoniva Cicerone nell’apertura del suo discorso contro Catilina commentando la corruzione dei costumi del tempo e rimpiangendo il passato. Oggi, di fronte agli usi e costumi attuali, dovremmo ripetere ogni giorno la stessa esclamazione.
Una volta il presidente del Consiglio in carica, nel corso della campagna elettorale, invitava i cittadini a votare per i partiti della sua coalizione. Oggi non solo questo non è nemmeno ipotizzabile, ma assistiamo a liste uniche formate da vari raggruppamenti, i cui capi pensano solo a fare propaganda per il loro partito e non per tutta la lista. Per non parlare poi dei giudizi pesanti espressi tra partner della stessa maggioranza.
Sempre guardando al passato, bastava uno sciopero generale per far dimettere un Governo; oggi non solo s’ignorano i sindacati, ma li si dileggia ritenendoli un ostacolo al cambiamento. Quando gli atti del Governo passavano con il voto determinante dell’opposizione, come accaduto in questi giorni per la riforma del Senato, la crisi era immediata.
In un’epoca che ormai sembra lontana anni luce, le forze dell’ordine erano tutelate dalle istituzioni senza se e senza ma, oggi i violenti sono i poliziotti e i carabinieri e non quelli che con il volto coperto mettono a ferro e fuoco le città e colpiscono impunemente con bastoni, catene, spranghe e molotov chiunque si opponga alla loro violenza.
Nei tempi passati, nelle aule parlamentari, in presenza di accesissimi dibattiti tra maggioranza e opposizione, nessuno mai osava saltare sui banchi del Governo, mostrare fette di mortadella o pesci surgelati dagli scranni o incatenarsi a questi dando vita a risse indegne per il decoro delle istituzioni. Erano tempi in cui il ruolo del capo di Governo era quello di mediare tra le forze della coalizione per mettere in atto soluzioni condivise e produttive per il Paese. Oggi invece, a volte, è il primo sprezzante provocatore e minaccioso.
In quell’epoca nessun parlamentare avrebbe mai partecipato ridendo a trasmissioni con il tiro delle torte in faccia o in presenza di una satira (?) greve e offensiva dell’onorabilità e dell’immagine degli ospiti in sala. Davanti alle parolacce o al turpiloquio avrebbero oscurato il video con un’improvvisa messa in onda di “Carosello”. Ma il fair play degli ospiti dell’epoca, pur se politicamente distanti, non avrebbe fatto correre questo pericolo. Del resto era un periodo storico nel quale le maggioranze non si reggevano sulla compera di parlamentari e nessun oppositore si vendeva all’avversario. Così come nessuno mai, nemmeno il più acerrimo oppositore, avrebbe insultato il nostro presidente della Repubblica nel corso del suo autorevole intervento al Parlamento europeo, come invece recentemente accaduto a opera di una sparuta delegazione italiana tra lo stupore e lo sdegno generale degli eurodeputati di tutti i Paesi presenti in aula.
In un tempo passato i reati di corruzione investivano come ultimi destinatari i partiti; oggi i corrotti sono i primi e gli ultimi destinatari del maltolto con arricchimenti personali da capogiro. Malgrado tutto ciò, i protagonisti del passato da alcuni oggi sono definiti come “gentaglia”. Il mio amico Publio Fiori, scherzando, mi ha fatto presente che, ammesso che ciò fosse vero, oggi gli attuali attori della politica non possono che essere definiti “gentuccia”. Come dargli torto?
Prima si vincevano le elezioni con lunghi e appassionati dibattiti di grande livello culturale, politico e programmatico. Oggi è la televisione, con i suoi talk show urlati, a decidere i vincitori, mentre internet elegge parlamentari con cinquanta o cento voti di preferenza.
Termino sempre citando Cicerone: “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”. Ovvero: “Fino a quando, Catilina, si abuserà della nostra pazienza?”. Mi rivolgo a tutti gli spregevoli Catilina in giro nel nostro Paese. E questo perché mi domando quale sarà l’immagine dell’Italia che verrà offerta nel nuovo Parlamento europeo da parte di alcuni dei nostri futuri rappresentanti. Un Parlamento europeo formato invece da figure con altre e alte culture e mentalità certo più rigorose della nostra.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE, vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo e socio fondatore del partito Popolari per l’Italia]