Lavoro, donna, Sud
Mestiere dei più difficili è essere donna nel Sud d’Italia. E’ una condizione che assomma due svantaggi pericolosi: quello di appartenere al genere femminile – di cui conosciamo bene i numerosi inconvenienti – ed il vivere nella zona economicamente più arretrata del Paese. Qui la condizione delle donne, dal punto di vista del lavoro e del reddito, conferma le analisi più negative: dai dati del 2010 l’occupazione femminile nel mezzogiorno risultava intorno al 31%, 25 punti in meno rispetto al Nord.
Negli ultimi anni, poi, è aumentato anche il fenomeno dell’inattività, condizione che è creata dalla somma di due fattori, ossia la disoccupazione cronica e lo scoraggiamento. Anche se l’inattività riguarda entrambi i generi, nel 64% dei casi riguarda le donne, anche perché quest’ultime hanno la carta di riserva del ritorno in famiglia. In quest’area del Paese prevale il modello tradizionale del “breadwinner”, ossia l’uomo che con il suo stipendio mantiene la famiglia, mentre la moglie si occupa degli impegni domestici. Secondo l’economista Giovanna Altieri, “si tratta di un modello che sta mostrando tutti i suoi limiti di fronte ai nuovi rischi del mercato del lavoro in tempi di globalizzazione”, aggiungendo che favorire il lavoro femminile è un obiettivo fondamentale che finora è stato troppo sottovalutato, anche nel discutere i rimedi alla crisi attuale.
Dice Maria Teresa Roghi, responsabile dell’ufficio per le Pari Opportunità dell’Unione Generale del Lavoro: “Parliamo ancora una volta di donne disoccupate al Sud per le quali la coesione economica e sociale del nostro Paese stenta ancora ad arrivare e il dramma è nel dramma: un welfare carente, un’alta scolarizzazione desiderata e a fatica raggiunta si tramutano spesso in insoddisfazione, precariato, isolamento, penalizzazione salariale o, drammaticamente, in disoccupazione. L’unica via d’uscita, per molte, è la fuga”.
La Banca d’Italia lo ha detto chiaro: il raggiungimento del 70% di occupazione da parte delle donne produrrebbe nel Paese l’aumento del Pil del 7%. Il raggiungimento di quest’obiettivo potrebbe essere favorito dall’articolo 53 della riforma del lavoro (entrata in vigore nel 2012), che stabilisce sgravi fiscali per “le assunzioni, a partire dal primo gennaio 2013, di donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi” residenti in aree cosiddette ‘svantaggiate’. Questo significa per le imprese una riduzione del 50% dei contributi per 12 mesi, che in caso di assunzione della lavoratrice con contratto a tempo indeterminato può arrivare fino a 18.
Dice sempre la Roghi: “Investire in questo settore non può essere considerato uno spreco di denaro: guardando ai Paesi dove i welfare nazionali e aziendali funzionano, vediamo che l’armonizzazione tra lavoro e famiglia è naturale. È infatti di armonizzazione che vogliamo parlare perché, come sindacato, non riteniamo in contrasto lavoro e famiglia anzi, essi vivono uno in funzione dell’altra e per tale motivo vanno integrati. Sono questi gli aspetti principali della vita delle lavoratrici e dei lavoratori e devono convivere in armonia”.
Rincara la dose la radicale Emma Bonino, la quale ha dichiarato, nel libro-intervista “I doveri della libertà”: “In un Paese come il nostro, che stenta a crescere, gli ultimi 10 anni sono andati persi. Quando va bene cresciamo dello zero virgola qualcosa, la non valorizzazione del 50% della popolazione è semplicemente un errore. Non valorizzare la metà delle risorse umane non è una buona politica in nessun parte del mondo. Si sbaglia proprio dal punto di vista dell’oggettivo rilancio economico del Paese, oltre al fatto che quel 50% della popolazione non viene valorizzato per quello che è, per quello che rappresenta, e non può non esserne frustrato”. Continua sempre la Bonino, “malata è la politica italiana, che preferisce investire poco sul welfare perché la stragrande maggioranza di quest’attività, ossia l’assistenza ai bambini, agli anziani e ai malati, viene delegata ipocritamente si dice, alla famiglia. Più correttamente, viene scaricata sulla donna”.
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