Gargani (UDC): Europee, lista Popolari per futuro dell’Italia
Populismi, o forse no: cosa c’è dietro la disaffezione degli elettori Italiani verso le elezioni Europee e la stessa Europa? Forse un nuovo attacco all’Euro? O invece, più semplicemente, gli effetti sociali della crisi internazionale, affrontata con strumenti di rigore straordinariamente severi rispetto ad altre aree del Pianeta piuttosto che sollecitando le potenzialità e la reattività produttiva del sistema economico italiano e dei mercati interni della stessa Europa? E quale potrà essere la nuova risposta (in un’Europa che deve cambiare marcia) del Popolarismo ai populismi che cavalcano la crisi? Lo abbiamo chiesto all’On. Giuseppe Gargani (eurodeputato del PPE e presidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo) candidato alle Elezioni europee del 25 maggio nella coalizione composta da Ncd, Udc e Popolari per l’Italia.
Onorevole Gargani, a pochi giorni dalle Europee, il 52 per cento dell’elettorato si dichiara ‘indeciso’ e nel restante prevalgono i partiti anti-europei: è solo una reazione popolare alla politica economica europea, percepita dagli elettori come ciecamente rigorosa e germano-centrica?
«Il disinteresse rispetto al voto è la cosa più negativa che si verifica nel nostro Paese. Non sprechiamo il voto, è un esercizio di democrazia mai banale. Non lasciamo che la protesta sterile comprometta ogni possibilità di cambiamento. E’ vero oggi l’Europa rappresenta un problema, troppo rigida, burocratica. C’è la necessità impellente di migliorare e di fare chiarezza su alcuni aspetti di questa Europa. Queste elezioni sono l’occasione giusta, per scegliere una nuova idea di Europa. Per non guardare all’Europa come un’entità astratta, ma come qualcosa che può segnare il futuro dell’Italia, solo così possiamo competere nel Mondo ed essere competitivi».
Il progetto Udc, Ncd e Popolari per l’Italia andrà oltre le Europee? Ed ora che il Pd di Renzi ha preso con decisione la strada del Socialismo europeo, è pronto ad accogliere nel nostro attuale e probabile bipolarismo il voto del Centrodestra?
«Questa competizione elettorale è un passaggio molto importante per “noi” moderati, può segnare una svolta per i cattolici democratici, per chi è alternativo alla sinistra, alla demagogia, al partito del padrone. Tra l’antipolitica di Grillo e il personalismo di Berlusconi e Renzi c’è una domanda di politica vera, di un partito democratico e pluralista capace di far crescere classe dirigente secondo una visione moderna ma dalle radici antiche, che è quella del cattolicesimo democratico. In Europa questa è una cultura politica protagonista, quella del popolarismo. In Italia bisogna gettare le basi per una riaggregazione dei moderati, e in questo senso la nostra lista dei Popolari fa da apripista. Siamo solo all’inizio di un progetto che non finirà con le Europee».
Il Semestre Italiano potrà essere l’occasione per riprogrammare la politica economica europea al di là del rigore fiscale verso un rilancio della produzione e dei consumi interni? Si riuscirà a passare dal Fiscal Compact all’Industrial Compact?
Perché il semestre italiano sia significativo è importante che la politica nazionale sia stabile, che le forze diverse che responsabilmente sono al governo escano rinforzate da questa tornata elettorale. Questo è molto importante per una legittimazione più forte nel dettare l’agenda europea durante il semestre e per avere peso politico nel confrontarsi anche sul fiscal compact. Quello per le europee deve essere più che mai un voto utile e responsabile, confido che la gente possa capirlo».
Nel quadro del rilancio economico dei Paesi europei si riuscirà, finalmente, a portare l’attenzione verso le potenzialità del Mediterraneo e, in particolare in Italia, del Sud?
«Dobbiamo pensare a una seria pianificazione, soprattutto per il Mezzogiorno, che richiede particolare attenzione ed una visione lungimirante che tenga conto delle vocazioni economiche dei singoli territori. L’obiettivo è far salire il peso del manifatturiero nel Pil europeo e far crescere il nostro potere contrattuale con una politica forte e autorevole. In particolare il Sud Italia non dovrà perdere l’occasione storica di intercettare le risorse europee che sono l’ultimo treno per dar vita ad una ripresa reale dell’economia. Se grazie all’Europa riparte il Mezzogiorno riparte tutto il paese. Andiamo dunque in Europa, con tante motivazioni, per fare risultato».
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