India, il giorno dopo le elezioni

Non è un segreto, la condizione delle donne in India non è delle migliori. C’è voluto però il drammatico stupro collettivo di una studentessa, avvenuto a New Delhi nel Dicembre del 2012 a far sì che ci fosse una vera presa di coscienza del problema. Da allora, gli indiani hanno realizzato con grande preoccupazione quale fosse la triste sorte delle donne e l’ampiezza delle violenze delle quali erano vittime. E mentre gli 815 milioni di elettori si recavano a votare durante la lunga maratona elettorale durata per più di un mese, l’impatto della scossa è stato innegabile nello scrutinio: i partiti politici hanno fatto propria la sfida. Il tema dello statuto della donna è stato uno dei cardini della campagna elettorale, con un diffuso consenso sulla necessità di meglio proteggerla e rappresentarla. Primi passi verso un cambiamento o caccia opportunistica ai voti?

Dopo i funesti fatti venuti alla luce, numerose inchieste hanno approfondito la questione e sono arrivate alla conclusione, non proprio inattesa, che la condizione della donna evolve poco. Un sondaggio fatto da un’Agenzia delle NU afferma che le donne indiane fanno fatica a rispettare il loro corpo, i loro diritti e la loro presenza politica in una società conservatrice dove il 57% degli uomini tra i 15 e i 19 anni pensano sia “giusto” picchiare la propria moglie. Secondo un’altra ricerca, l’81% delle donne non osano andare dal medico senza l’autorizzazione del marito. Su alcun fronti, c’è anche un aggravamento della situazione, come il caso di feti femminili abortiti in zone agiate. E, secondo il Forum economico mondiale del 2013, l’india rimane impantanata al 101° posto su 136 per l’indice sulla diseguaglianza dei sessi. Eppure in india le donne votano dal 1951. Rappresentano 388 degli 815 milioni di elettori, e cioè il 47,6% degli aventi diritto al voto. Gli uomini forse imporranno loro come vestirsi, comportarsi, cosa cucinare e dove possano andare, ma grazie al voto si innesca il solo meccanismo attraverso il quale possono esprimere la loro opinione. La loro partecipazione alle elezioni non fa che aumentare, regioni povere comprese. Le indiane che un tempo tendevano a votare secondo le direttive del padre o del marito, oggi, sole nella cabina elettorale, sembrano essere più coscienti della loro scelta. Il “sesso debole” fornisce anche ottime candidate. Queste ultime avrebbero anche un tasso di vittoria elettorale più importante degli uomini, 10% contro il 6%. Ma sono poche: una donna si è presentata di fronte a 10 uomini per coprire uno dei 543 seggi del Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento. Non c’è una crescita degna di nota rispetto alle elezioni del 2009. Cinquantanove donne erano state elette, cioè il 10,9% del Parlamento, risultati lontani dalla media mondiale del 21.8%. La politica in India rimane un impegno tutto al maschile.

Per riparare a questa mancanza, i principali partiti in corsa hanno promesso di far passare una legge che rimane congelata da 18 anni, la Women’s Reservation Bill, che riserverebbe un terzo dei seggi del Parlamento alle donne. Esiste un’altra quota obbligatoria di 120 seggi impegnati agli “intoccabili” e alle comunità tribali. A livello di consigli di villaggio, una quota del 33% viene conservata per le donne dal 1993 aprendo la strada alla vocazione politica delle donne impegnate sul territorio.  Paradossalmente, l’India ha delle dirigenti regionali molto attive, capaci di far tremare New Delhi. Che siano Jayalalithaa nel Tamil Nadu, Mamata Banerjee nel Bengala Occidentale o Mayawati nell’Uttar Pradesh, queste donne potrebbero essere decisive nella creazione del prossimo Governo, durante il possibile rompicapo delle alleanze post-elettorali dando il maggior numero di seggi alla destra nazionalista hindu del Bharatiya Janata Party rappresentato da Narendra Modi. E Jayalalithaa, ex stellina del cinema a capo di uno Stato prospero, potrebbe occupare con il suo Partito fino a 30 seggi. Soprannominata “grande sorella”, Mamata Baerjee è l’atro atomo libero della politica. E’ stata la prima donna Ministra delle Ferrovie nel 2002. Anche a lei i sondaggi danno una trentina di seggi in favore della sua formazione del Triamool Congress Party. Infine, Mayawati, la “Regina degli intoccabili” nell’Uttar Paradesh, avrà anche lei qualcosa da dire. Il suo Partito, Bahujan Samaj Party, rappresenta oggi 21 seggi. Questa donna, alla quale hanno dedicato numerose statue nella sua capitale di Lucknow, non nasconde la sua avversione per Narendra Modi. Combattenti, carismatiche, autoritarie, queste politiche sono tutte single. E tra gli altri volti femminili del paesaggio politico si distingue Sonia Gandhi, l’influente Presidente del Congresso, il Partito di centrosinistra al potere per anni, ma che oggi sembra navigare in cattivissime acque.  E’ suo figlio, il deputato Rahul Gandhi, che ha laboriosamente condotto la campagna, affiancato per l’occasione dalla figlia Pryianka, notata per la sua grande somiglianza (fisica) con sua nonna Indira Gandhi. “L’India  potrà essere una grande potenza solo se darà del potere alle donne”, ha martellato per tutta la sua campagna elettorale Rahul Gandhi. Ha promesso più istruzione e sicurezza per le donne e un rafforzamento del diritto all’eredità per le vedove. Narendra Modi, vuole “proteggere meglio madri e sorelle”, e creare centri di formazione specializzata. Peccato che solo un quinto dei candidati del Congresso e del BJP, i due grandi partiti rivali, siano donne.

Le buone intenzioni rimarranno lettera morta? Il contesto patriarcale è sicuramente avverso. Il leader del Samajwadi Party (Partito Socialista forte soprattutto nella Regione dell’ Uttar Paradesh) ha dichiarato durante la sua campagna elettorale che gli stupri erano “errori” degli giovani uomini. Narendra Modi da parte sua ha per la prima volta fatto riferimento al suo status di “coniugato” sui documenti della candidatura, rivelando un matrimonio combinato quando era giovane. Inoltre Modi è vicino ad una ideologia pro-hinduista che non nasconde la sua visione conservatrice del ruolo della donna. E in un’India arrivata ad un importante crocevia, il miglioramento della condizione femminile rimane tutta da scrivere. Sarà una sfida importante per il Governo che nascerà dalla maratona elettorale che si è conclusa il 12 Maggio scorso e che a mobilitato 815 milioni di elettori per 36 giorni, per il più grande scrutinio della storia. Nel primo intervento pubblico dopo la grandissima vittoria elettorale, Narendra Modi ha dichiarato voler essere il “Mazdoor” (operaio instancabile) numero uno che “lavorerà” per il progresso dell’India. Speriamo che questo progresso sia con la P maiuscola e non si fermi a meri opportunismi economici.

©Futuro Europa®

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