Miti da sfatare e realtà sull’Europa
Le elezioni sono ormai dietro l’angolo, ma il dibattito sull’Europa è stato fino ad oggi di una esasperante povertà. Da un lato, la volgare canea degli insulti gratuiti, dall’altro, con qualche lodevole eccezione, una generale incapacità di sollevare temi e argomenti davvero importanti e persuasivi. Non ho udito molti, neppure tra i soloni della grande stampa d’opinione, ricordare alcuni semplici fatti e sfatare i tanti miti che altri strumentalmente agitano contro l’Europa e in particolare contro l’euro. Inconscio bisogno di seguire la moda euroscettica? Timore di apparire pedanti? Pigrizia mentale? O semplice ignoranza? Non lo so. Il fatto è che agli elettori sono stati forniti pochi elementi utili a orientarli. Anche da alcuni politici sinceramente e risolutamente europeisti, poco si è fatto per ricordare la posta in gioco e combattere i tanti miti che circolano. Proviamoci noi.
Primo mito: l’euro è una “moneta straniera” imposta dai tedeschi (dixit Berlusconi). Falso! La convocazione di una conferenza per l’introduzione di un’Unione Monetaria fu presa a maggioranza di 11 (tra cui l’Italia) contro 1 (la Gran Bretagna) al vertice europeo di Roma del dicembre 1990 presieduto da Giulio Andreotti, il quale fu decisivo nel forzare il voto positivo contro l’ostruzionismo della Signora Thatcher. I tedeschi erano all’inizio del tutto riluttanti. Accettarono solo in vista dell’unificazione delle due Germanie, quando compresero che il loro impegno nell’UEM (che comportava la dolorosa rinuncia al marco forte) costituiva il mezzo per realizzare la riunificazione in armonia e con l’assenso della Francia e degli altri europei. Fu un “do ut des” di natura politica, che resta tuttora in piedi. In seguito, per tutto il decennio Novanta, l’azione dei successivi governi italiani per realizzare la convergenza con le tre regole di Maastricht fu sostenuto dalla maggioranza degli italiani e l’ingresso nell’UEM fu salutato come una vittoria nazionale in una specie di gara sportiva. L’euro non è una moneta imposta e amministrata da una potenza estranea e ostile. È la moneta di tutti i 18 membri dell’eurozona, amministrata da un organo sovranazionale in cui siamo pienamente rappresentati (e anzi al presente lo dirigiamo).
Secondo mito: l’euro ci ha impoveriti. Falso! Prima dell’euro pagavamo sul debito pubblico interessi giunti sino al 14% annuale. Dal 2001 in poi paghiamo interessi non superiori al 2%. È un risparmio di diecine di miliardi a favore delle casse pubbliche e quindi delle tasche di tutti.
Terzo mito: l’austerità ci è imposta dalla Merkel e da Bruxelles. Falso! Corrisponde a limiti che abbiamo liberamente accettati firmando e ratificando il trattato di Maastricht e poi il Patto di Stabilità e a un chiarissimo imperativo di politica finanziaria. Se tornassimo alla finanze allegre del passato, accumulando nuovi debiti, arriveremmo rapidamente alla catastrofe finanziaria ed economica. A meno di rinnegare in gran parte il nostro debito (more argentino), come più o meno propone Grillo, provocando una crisi finanziaria ed economica di inaspettate dimensioni per noi, per l’Europa e per il mondo intero.
Quarto mito: l’euro ha fatto lievitare il costo della vita. Falso! All’inizio, un’errata “parità” lira-euro e la maniera con cui i commercianti hanno fissato i prezzi nella nuova moneta ha senz’altro prodotto questo effetto, ma in seguito il basso livello d’inflazione nell’eurozona ha eliminato questa svantaggio e lo ha anzi rovesciato. In 13 anni, il costo di molti beni è cresciuto attorno al 40%. A tassi di inflazione della lira degli anni Novanta, sarebbe aumentato almeno del 100%. In altre parole: se fossimo rimasti con la lira, il costo della vita sarebbe pari o superiore. Per convincersene, basta guardare ai Paesi europei che sono fuori dell’euro, come Svezia e Inghilterra, dove la vita è allo stesso livello dell’eurozona.
Quinto mito: l’euro forte penalizza le esportazioni. Falso! A marzo di quest’anno, l’eurozona registrava un saldo attivo record della sua bilancia commerciale con l’esterno di oltre 17 miliardi di euro e l’Italia, da sola, 3,4 miliardi: in ambedue i casi un record storico. In cambio, l’euro forte ci permette di pagare – a prezzi invariati – circa il 30% in meno rispetto al 2001 sulla bolletta dell’energia e miliardi di euro per la nostra bilancia dei pagamenti.
Sesto mito: staremmo meglio se avessimo indipendenza d’azione nel commercio con l’estero (certo, potremmo chiudere le porte alla Cina e tornare ad un allegro protezionismo). Falso! Il protezionismo è sempre causa di impoverimento generale. E in un mondo di giganti come USA, Cina, India, solo l’UE ha dimensioni adatte a pesare e imporre regole e ragioni di scambio eque. Da sola, l’Italia sarebbe di estrema fragilità (e così la Francia, la Spagna e gli altri). La stessa Inghilterra scettica su tanti aspetti dell’integrazione, difende a denti stretti l’UE come blocco commerciale con competenze esclusive in materia.
Settimo mito: staremmo meglio se recuperassimo la sovranità monetaria. Potremmo ridare flessibilità alla nostra economia. Falso! In Italia, sovranità monetaria significherebbe la libertà di tornare a emettere carta moneta senza controllo o a indebitarsi, distruggendo il risparmio e gli investimenti, e flessibilità economica significherebbe rinunciare ad affrontare i nodi che frenano la nostra economia e supplirvi con successive svalutazioni “competitive”: droga di breve termine, ricetta sicura di guai successivi.
Altri miti circolano, ma questi mi sembrano i peggiori. A pochi giorni dalle elezioni, un invito caloroso e pressante agli incerti, ai dubbiosi, alle vittime di una sistematica disinformazione: guardate ai fatti, non alle tesi infondate e alle sparate interessate. Andate a votare e votate per quelle forze e persone che danno garanzia di voler restare in Europa e farne una cosa più forte e migliore. Ogni passo fuori di essa sarebbe senza ritorno. E sarebbe un imperdonabile suicidio: per noi, per i nostri figli, per il nostro posto in Europa e per il posto dell’Europa nel mondo.
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