Europee GB: NoelleAnne O’Sullivan candidata UK-PPE

Londra – Una passione per l’Italia, una lunga esperienza maturata all’interno delle istituzioni europee, professoressa di comunicazione politica all’Università di Kent, ora candidata in Gran Bretagna alle elezioni europee per il 4 Freedoms Party (UK EPP): Futuro Europa ha intervistato NoelleAnne O’Sullivan, questa è la sua visione d’Europa.

Che tipo di ricetta politica dovrebbe adottare l’UE per contrastare il crescente populismo e riguadagnare la fiducia dei cittadini?

Non esiste una sola tipologia di populismo in Europa, ogni Paese ha una sua versione, quindi non esiste una ricetta comune contro di esso. Paradossalmente, paesi come Spagna, Irlanda e Portogallo dove è servito un programma di salvataggio esterno, non presentano movimenti populisti al loro interno, mentre in Germania sì. Indubbiamente, i fattori scaturanti del crescente populismo sono stati la crisi finanziaria, la disoccupazione e l’alto livello di debito pubblico. L’economia europea sta attualmente girando l’angolo, mostrando nuovi segnali di crescita, sebbene non palpabili ancora da tutti. L’aspettativa è che l’economia continui a crescere e con essa la fiducia dei cittadini verso l’UE. Inoltre è evidente, come nel caso italiano di Beppe Grillo, che i leader populisti trascorrano la maggior parte del loro tempo a criticare gli altri partiti senza offrire soluzioni ai problemi reali. Prima o poi i cittadini se ne accorgeranno e voteranno pragmaticamente per leader capaci di guidare il paese nella direzione giusta.

La CBI e una gran fetta dell’establishment economico britannico si sono schierati nettamente dalla parte “europeista”, lei come vedrebbe una possibile uscita del suo paese dall’Europa? Perché il partito conservatore non ha ancora raggiunto una posizione comune a riguardo? 

La CBI (Confederation of British Industry), City UK, Federation of Small Businesses, e gran parte della classe dirigente britannica sono convinte che l’adesione all’UE sia fondamentale per il successo economico del paese. Inoltre, sondaggi alla mano, come quelli recenti di Ipsos Mori e Pew Research, mostrano come anche la maggioranza dei cittadini britannici voglia rimanere all’interno dell’UE.

I rischi di un’uscita dall’Europa sono svariati. Innanzitutto, ne risentirebbe il settore dei servizi, quelli finanziari e assicurativi oggi rappresentano il 60% del totale dei posti di lavoro a Londra. Questi dipendono dall’accesso al mercato unico europeo, e se il Regno Unito uscisse dall’Europa, altre capitali europee come Francoforte e Parigi sarebbero pronte a sostituire Londra come roccaforte della finanza europea. Il paese è il principale destinatario del FDI in Europa. La metà delle compagnie non-europee che intendono investire e creare nuovi headquarter in Europa, vengono a bussare alla porta del Regno Unito. L’accesso al mercato unico, e ai suoi 500 milioni di clienti, è quindi essenziale per mantenere l’attratività del paese per gli investimenti esteri. Inoltre, se il Regno Unito abbandonasse l’Europa, verrebbe automaticamente lasciato fuori dal trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti con gli Stati Uniti. Per non dimenticare poi che il paese ha senz’altro bisogno del capitale umano europeo per ricoprire le posizioni lavorative che i britannici non vogliono o non sono in grado di ricoprire. I migranti europei apportano un contributo essenziale all’economia del paese grazie alla loro diversa formazione culturale, linguistica e professionale. Gli studenti europei sono l’ottava industria delle esportazioni, con oltre due miliardi di sterline d’introiti derivanti da tasse universitarie e costo della vita studentesca. Borse di studio e finanziamenti per l’istruzione ammontano a oltre sei miliardi di euro, facendo del Regno Unito il paese che riceve maggiori fondi per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, e garantendo a 250.000 studenti britannici la possibilità di partecipare a programmi di mobilità formativa come l’Erasmus.

Il Regno Unito ha sempre contribuito a influenzare l’agenda economica liberale europea, senza la sua presenza il continente rischierebbe forse di tornare a posizioni più protezionistiche, il che danneggerebbe sia l’UE sia il nostro paese: Londra perderebbe la sua posizione privilegiata di centro finanziario e tecnologico, e l’Europa resterebbe priva della forza economica del suo partner d’oltremanica. Un’uscita del Regno Unito dall’Europa creerebbe un precedente e quindi le prerogative per altre defezioni. Un referendum contro Bruxelles darebbe il là a possibili casi simili nel resto d’Europa e all’interno del Regno Unito stesso, a partire dal referendum scozzese del prossimo settembre. Inoltre, una vittoria dell’Ukip obbligherebbe il partito conservatore a spostarsi ulteriormente verso destra.                

Il partito è spezzato sulla questione europea perché membri come Daniel Hannan stanno dettando l’agenda al premier. Secondo molti analisti, Cameron ha perso il controllo della fetta europeista dei conservatori soprannominata “the minibus”. Da gennaio 2013, il gruppo al parlamento europeo facente parte dell’ECR ha costantemente votato insieme agli eurodeputati dell’ EFD guidati da Farage. Ci sono circa 100 separatisti all’interno del partito conservatore, e Cameron è condizionato dalla loro voce invece di ascoltare l’oltre 50% del popolo britannico che vuole rimanere nell’UE. L’opposizione dell’UKIP contro la migrazione di massa non è una buona ragione per lasciare l’Europa, e il 4 Freedoms Party si fa garante della volontà popolare a tal riguardo. 

I due candidati principali alla presidenza della Commissione, Juncker e Schulz, hanno assunto una posizione contrastante rispetto al Patto di Stabilità. Secondo lei, l’Europa deve continuare sulla via dell’austerity o dovrebbe concedere maggiore flessibilità agli stati membri?

All’interno dei parametri del Patto di Stabilità, i singoli stati membri mantengono ancora un sostanziale potere e controllo. L’eurozona ha dimostrato di essere in grado di gettare le basi per un’ulteriore crescita economica, migliorando lo stato delle finanze pubbliche senza ricorrere a un eccessivo quantitative easing. L’euro è stato salvato e le autorità dell’eurozona hanno ancora diversi strumenti a propria disposizione per far fronte a nuove emergenze. La generazione dei giovani ha bisogno di lavoro e di stabilità economica per il proprio futuro. Avendo già vissuto il dolore di una forzata correzione finanziaria, l’irresponsabilità socialista di aggiungere ulteriore debito alle generazioni future non è certamente la risposta della quale essi hanno bisogno. Per la creazione di nuovi posti di lavoro c’è da impegnarsi sull’agenda del PPE per completare il mercato unico, ad esempio nei settori energetico e digitale, e c’è bisogno di nuovi accordi economici con l’esterno.

Si discute di adottare un reddito di cittadinanza europeo, l’Europa lo chiede da anni ma paesi come l’Italia sono ancora in ritardo, secondo lei potrebbe servire a combattere la povertà e dare un nuovo impulso all’economia?

Non credo che avere lo stesso salario minimo in tutta Europa servirebbe ad aiutare le classi sociali meno abbienti: sarebbe probabilmente troppo basso nei paesi del Nord Europa ed eccessivo per essere sostenibile nei nuovi paesi membri. Noi, crediamo che ogni paese debba adottare un proprio salario minimo, come nel caso del Regno Unito.   

Infine, se dovesse essere eletta quali sono le sue priorità in termini di policy e quali sono i temi sui quali è pronta a dare battaglia in parlamento?

Ridare voce a Londra all’interno del partito principale europeo, con i nostri parlamentari che lavorerebbero fianco a fianco con la famiglia politica della Merkel, Tusk, Reinfeldt e Kenny per mantenere il Regno Unito in Europa e influenzare l’agenda politica dell’UE dal di dentro.

Proteggere il lavoro dei londinesi, aiutandoli a fare business in Europa e nel resto del mondo. Difendere e garantire i lavori che dipendono dall’acceso al mercato unico come nel caso dei settori finanziario, della consulenza, digitale, comunicazione e editoria. In particolare nel settore digitale, creando nuovi posti di lavoro e start-up, incrementare la velocità della banda larga e garantire un accesso Wi-Fi gratuito in tutta Europa. Migliorare il sistema educativo per tutti i londinesi indipendentemente dal loro codice postale, garantendone l’accesso a tutti. Sponsorizzare i nostri studenti che vogliono studiare all’estero e continuare attraverso le nostre università ad attrarre gli studenti europei migliori. Normative per le piccole e medie imprese meno invadenti, più leggere e intelligenti, quindi, sostenendo il manifesto del FSB. Garantire la libertà, la sicurezza, e la giustizia per i nostri cittadini e un accesso più sostenibile alle risorse energetiche. Accogliere tutti coloro che sono legalmente autorizzati a lavorare, studiare e vivere nel nostro paese, riservando l’accesso agli ammortizzatori sociali a quelli che hanno lavorato. Influenzeremo, dunque, le leggi europee a Bruxelles per favorire una maggiore liberalizzazione che sia buona non solo per le imprese ma anche per tutti i cittadini.

©Futuro Europa®

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