Laguna veneta, al via la bonifica
Dopo millecinquecento anni di incessanti modifiche di foci, specchi d’acqua, lidi e isole, di scavo di canali ed erezione di argini, il via alla bonifica della laguna veneta non sembra una notizia. Invece la firma il 23 maggio di una delibera della giunta comunale di Venezia per la riconversione dell’area industriale dismessa di Porto Marghera, unita alla decisione di allontanare le Grandi navi da San Marco e costringerle ad utilizzare combustibili ‘eco’ in laguna, segna l’avvio di una diversa ma urgente ‘bonifica’, attesa da decenni. Questa volta l’opera di risanamento non servirà a debellare la malaria, ma ad eliminare l’inquinamento da terreni e bacini e ad abbattere le emissioni inquinanti. Ora la decisione passa al varo del Consiglio comunale, ma l’opera è portatrice di un valore economico ed ambientale da tutti condiviso.
L’aspetto della bonifica ambientale è di assoluto rilievo per un’area come Venezia e la sua Laguna, che dal boom del secondo Dopoguerra e per decenni ha ospitato nel delicato ecosistema lagunare un polo chimico con tanto di raffinerie come Marghera. Ma nel 1987 Venezia e la Laguna sono state, opportunamente, inserite nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. La delibera della Giunta veneziana prevede la costituzione di una newco, controllata pariteticamente con la Regione, che dovrà acquisire le aree di Porto Marghera funzionali alla riconversione del sito industriale. Le aree verranno cedute per lotti ad imprenditori interessati a localizzare nuove iniziative industriali a Marghera, e a garantire nel periodo di possesso la gestione delle aree e curare gli interventi di bonifica e risanamento ambientale che si ritenesse opportuno attivare anche prima della loro cessione. Importanti anche le recenti attività della Regione del Veneto, con il coinvolgimento degli Enti Locali Veneziani e i rappresentanti delle associazioni di categoria, che nel 2012 hanno portato alla sottoscrizione con il Ministero dell’Ambiente dell’Accordo di Programma per la semplificazione delle procedure di bonifica del Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Venezia – Porto Marghera.
La bonifica della principale fonte di inquinamento della Laguna è arrivata insieme all’altrettanto attesa soluzione dell’allontanamento delle Grandi Navi da San Marco. Fino ad oggi le unità da crociera entravano in Laguna dal Lido e raggiungevano lo Scalo Marittimo passeggeri attraversando la città storica, ovvero percorrendo la Giudecca. Cose da brivido, pensando al disastro del Giglio ma anche all’incidente dello scorso aprile, quando la Msc Preziosa, da 140mila tonnellate di stazza e oltre 330 metri di lunghezza, nel giorno del suo debutto a Venezia ha urtato un ‘finger’ al momento dell’attracco in banchina. Ma anche volumi di inquinanti paurosi: secondo un rilevamento dell’associazione ambientalista tedesca Abu, al momento della partenza o dell’uscita delle grandi navi dalla laguna le polveri sottili passano dalle normali 2.000 particelle per centimetro cubo, fino a centosessantamila. Anni di impegno, anche del Comitato No grandi Navi, hanno portato alla costituzione di un cosiddetto Comitatone tra enti, istituzioni locali e Governo, dove stanno prendendo forma le decisioni di bonifica.
La soluzione per ora vincente appare quella, sostenuta dal sindaco Orsi, che prevede che le Grandi Navi aggirino il centro storico percorrendo la ‘tangenziale’ sud, il vecchio canale delle petroliere lontano dalla città storica che unisce la foce della Laguna di Malamocco a Porto a Marghera. Di lì, si dovrebbe ampliare un canale che collega Marghera allo Scalo Marittimo da 1,80 a 10 metri di profondità e da 6 a 190 metri di larghezza, con una spesa di 170 milioni di euro. Altra soluzione, sostenuta dal Comitato, quella di un approdo delle grandi navi fuori laguna. In ogni caso, in base all’accordo raggiunto già nel novembre dello scorso anno, dal novembre 2014 le navi sopra le 96 mila tonnellate non percorreranno più la Giudecca. Insieme all’allontanamento dal Centro Storico, a fine aprile è arrivata l’iniziativa delle Compagnie di navigazione di ridurre l’inquinamento attraverso l’utilizzo, nelle navi da crociera, di carburanti a basso contenuto di zolfo: iniziativa fortemente voluta dal Ministro all’Ambiente Galletti che ha ‘accolto con soddisfazione l’accordo ‘Venice Blue Flag II’ rinnovato da Clia-Cruise Lines International Association’. Con la sottoscrizione dell’accordo, le compagnie si sono impegnate anche ad impiegare carburanti per uso marittimo con tenore di zolfo non superiore allo 0,1%in massa, dall’ingresso e per tutta la permanenza in Laguna, e alla riduzione già da questo anno dei transiti delle navi da crociera di oltre 40 mila tonnellate nel canale della Giudecca. Una opportunità di dimostrare ‘responsabilità ambientalista’ che le Compagnie ed il settore turistico di Venezia hanno colto, come dimostra anche l’organizzazione in città, quest’anno, del primo Green Mobility Show, mostra congresso organizzata da Vtp Events, società controllata al 100% dalla Venezia Terminal Passeggeri.
Così, dopo un millennio e mezzo di attività umane, la bonifica della laguna veneta continua a plasmare quello che ormai si può definire come un esempio di ‘ambiente artificiale’. In realtà, infatti, la Laguna veneta ha conosciuto una condizione naturale per pochi secoli: formatasi solo intorno al 1.000 a.c,. è rimasta uguale a se stessa fino al VI secolo dopo Cristo, quando la devastante alluvione del 589 detta ‘Rotta della Cucca’ devastò le foci del Brenta e del Sile creando la laguna vera e propria. Sulle nuove isole si formarono gli insediamenti di Murano, Burano, Torcello e poi Rialto, dal quale ebbe origine Venezia: e subito cominciarono le opere idrauliche, continuate con la costruzione delle dighe dette ‘murazzi’ che consolidarono le dune del Lido e infine con la deviazione delle foci del Brenta e del Sile all’esterno della laguna stessa, per evitare insabbiamenti e malaria. L’attività umana sull’ambiente lagunare fu tanto importante ed intensa da portare la Repubblica di Venezia a costituire, fin dal Medioevo, gli uffici dedicati dei “Savi Esecutori”, poi un “Collegio”, poi ancora un “Esecutore aggiunto” ed un “Inquisitore aggiunto” fino al ‘Magistrato alle Acque’, ufficio costituito con legge del 1907 e tuttora esistente. Insomma, un vero ‘caso limite’, una sfida oggi per il pensiero ambientalista che su questo complesso contesto ha ottenuto i primi, importanti risultati mirando non al ripristino di una perduta naturalità primigenia ma al recupero della qualità dell’aria, dell’acqua e del paesaggio e di condizioni di vita sostenibili.
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