NATO, 65 anni di sicurezza
Quest’anno, ad aprile, l’Alleanza Atlantica ha compiuto 65 anni e, se un po’ li dimostra, è ben lungi dall’andare in pensione. Da noi, a differenza che nel mondo anglosassone, nei Paesi nordici e dell’Est europeo, la NATO non è stata mai troppo conosciuta né popolare, anche per il pregiudizio alimentato dalla sinistra, che vi vedeva uno strumento dell’imperialismo americano e una causa della guerra fredda (fino alla conversione degli anni Settanta). Ma l’Alleanza fu la risposta di un gran Presidente americano, Harry Truman, a una serie di gesti che dimostravano la volontà sovietica di estendere la propria influenza su un’Europa terribilmente impoverita e indebolita dalla guerra: la guerriglia comunista in Grecia e Turchia, i governi filosovietici in Polonia e Cecoslovacchia, l’occupazione dell’Armata Rossa nell’Est europeo, il blocco di Berlino. E fu una svolta completa. Gli Stati Uniti, che per due volte erano intervenuti a salvare l’Europa nel corso di un secolo, ma sempre con ritardo, e dopo la guerra stavano ritirandosi dal Continente, decisero di ritornarvi e restarvi in modo permanente con le loro forze militari.Da quel momento, l’enorme potenziale militare americano fu messo a disposizione della difesa europea in modo preventivo e dissuasivo e la NATO ne fu lo strumento. Grazie ad essa, l’Europa Occidentale e l’Italia hanno goduto per quarant’anni di una sicurezza che non sarebbero state in grado di assicurare da sole, o se non a prezzo di una utopica unione politico-militare e di un enorme sforzo finanziario che nessuno avrebbe potuto sostenere.
Questa la realtà. Ma finiti l’URSS e il Patto di Varsavia, all’inizio degli anni novanta fu per un po’ di moda ritenere la NATO superata e quasi da disarmare, se non per cortesia verso gli americani. Quando vi fui destinato, nel 1993, persone dell’intelligenza e dell’esperienza di Giuliano Amato e Nino Andreatta, rispettivamente Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, cercarono di dissuadermi dall’accettare il posto. Tenni duro e ho passato a Bruxelles i cinque anni professionalmene più intensi e fattivi della mia vita. In quegli anni la NATO fu protagonista assoluta nel salvataggio della Bosnia e nella pacificazione dei Balcani e, attraverso l’ampliamento, offrì una preziosa sponda politica e di sicurezza, una “casa comune”, ai Paesi che uscivano dall’area socialista. In quegli anni c’era la fila alla nostra porta e ho già raccontato la lezione che ricevemmo dal vecchio e saggio Lech Walesa, allora Presidente polacco. Venuto alla NATO per sostenere la causa dell’adesione della Polonia, alle domande di qualche NATO-scettico (francese per lo più), rispose: “la Polonia è stata per secoli dilaniata tra mondo teutonico e slavo. Negli ultimi decenni siamo stati sottomessi al giogo sovietico. Ora la Russia è come un orso ferito, che si è rifugiato nella sua tana. Ma prima o poi recupererà le forze e tornerà ad azzannarci. Per quel momento vogliamo avere la stessa protezione di cui avete goduto voialtri per quarant’anni, cioe l’alleanza e la presenza americana”. E aggiunse: “La sicurezza viene prima di ogni altra cosa. Per questo, se fossi costretto a scegliere tra l’ingresso nella NATO e l’ingresso nell’Unione Europea, con dispiacere, sceglierei la prima”.
Ricordo di passaggio che l’ampliamento della NATO ad est, includendovi i Paesi baltici che erano stati parte dell’URSS, avvenne senza provocare crisi insanabili con la Russia e fu per parecchio tempo accompagnato da un dialogo privilegiato con Mosca di cui futono illuminati artefici il Presidente Clinton, Boris Eltsin e il Segretario Generale della NATO Xavier Solana. Poi l’Alleanza è stata condotta a fare cose che a me non sono parse sempre opportune, come l’assumersi una diretta responsabilità in Afghanistan e fornire le basi e gli strumenti per gli attacchi aerei al regime di Gheddafi, missioni che sono al di fuori dei compiti previsti dal Trattato di Washington ma, sottolineiamolo, sono state volute da tutti i membri, francesi compresi .
E ora si sente di nuovo parlare della NATO come di un organismo inutile, se non dannoso. Lo ha fatto Barbara Spinelli, rifacendosi alle fumose teorie di qualche politologo USA, e Sergio Romano l’ ha di recente definita un “ferrovecchio della Guerra Fredda”. Ho da sempre grande rispetto e ammirazione per lui, modello di diplomazia, intelletto di grande lucidità e antico e autorevole Rappresentante Permanente alla NATO, ma in questa occasione dissento pienamente dalle sue valutazioni. L’Europa, il mondo, l’Italia, sono lungi dall’essere luoghi sicuri. Senza parlare del lento e sicuro emergere della strapotenza cinese, ad Est torna a incombere il rinato imperialismo russo e nel Mediterraneo pende la minaccia dell’estremismo islamico con il suo accompagnamento di terrorismo e proliferazione di armi letali. Nessun esperto militare serio più pensare che l’Italia o l’intera Europa siano in grado di fronteggiare da sole queste varie minacce. Ora come in passato, s’impone una stretta alleanza di tutto l’Occidente, perché è l’Occidente nel suo insieme che è in causa, con la sua civiltà, i suoi interessi e i suoi valori.
Lo strumento indispensabile di questa alleanza resta e resterà per molto tempo, la NATO, veicolo della presenza militare degli Stati Uniti nel vecchio continente e nel Mediterraneo. Questo lo sanno bene i Paesi che, usciti dall’orbita sovietica, sentono il fiato caldo dell’orso russo sul loro collo e pregano perché gli americani non se ne ne vadano. Ma dovremmo saperlo anche noi che, se la Sesta Flotta USA e le basi americane lasciassero Italia e Mediterraneo, ci troveremmo scoperti e vulnerabili a Est e a Sud (non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo sull’acquisto dei nuovi aerei da combattimento necessari!). Perché, teniamolo ben chiaro: l’Alleanza non è solo uno strumento politico che tiene insieme le varie anime dell’Occidente (talvolta non maggor efficacia di quanto non faccia l’UE per gli europei). Ma è un’organizzazione militare con alto grado d’integrazione ed una consolidata e avanzata capacità di pianificazione, comando, comunicazione e controllo, requisiti di ogni difesa degna di questo nome. Rinunciarci sarebbe un puro suicidio. E del resto, per decenni il “decoupling” tra sicurezza USA e sicurezza europea è stato l’incubo di tutti noi, a cominciare dai francesi, e fu la ragione che portò alla decisione di installare gli euromissili in risposta agli SS20 sovietici (decisione che è tra le origini del corso favorevole della guerra fredda per l’Occidente). Non credono i critici della NATO che non altro sperino a Mosca, che il “decoupling”, evitato per 65 anni, si realizzi ora? Che gli Americani lascino l’Europa?
Ma Sergio Romano, da europeista convinto e irritato dalla prepotenza americana, usa un argomento che va considerato: la NATO sarebbe incompatibile con l’unione politica europea. Ho lavorato dieci anni alla NATO e cinque come responsabile della Cooperazione Politica Europea e questo problema credo di conoscerlo bene. Non vi è dubbio che l’esistenza dell’Alleanza toglie uno stimolo agli europei per unirsi e mettere in comune le loro forze armate e spinge paesi come l’Inghilterra e la Polonia a opporvisi. Ma guardiamoci negli occhi: crediamo veramente che se i Paesi dell’Unione volessero davvero arrivare all’unità politica e militare, magari senzi gli inglesi, non ci riuscirebbero? Davvero pensiamo che la NATO e gli Stati Uniti potrebbero bloccarli? La Comunità Europea di Difesa e, decenni dopo, la Costituzone europea, erano i francesi o gli americani ad affondarle? Andiamo più in là. Mettiamo che, con quello che (ora che l’Europa viene contestata un po’ dappertutto) sarebbe un vero miracolo, si arrivasse all’unità politica o almeno alla difesa comune, non avremmo comunque estremo bisogno dell’alleanza con gli Stati Uniti, delle loro infrastrutture e delle loro forze in Europa? Abbiamo mai fatto i conti di quello che ci costerebbe rimpiazzarle con qualcosa di “europeo”? Dove stanno la “Forze di rapido dispiegamento” europeo (non NATO)? Dove troveremmo i soldi in momenti come questi? Sono, queste, domande realistiche alle quali non vedo per ora una risposta.
Poi, si capisce, tutto cambia, un giorno anche la NATO finirà, non perché non la vogliamo noi, ma perché gli Stati Uniti decideranno di limitare i loro impegni, e magari allora gli europei saranno obbligati a mettersi insieme. E dovranno fare i conti con alcune sgradevoli realtà: ruolo della Germania e, corrispettivamente, della Francia, posizione dell’Inghilterra, peso delle spese militari. E sarà un giorno difficile per tutti (un giorno che, pur da europeista convintissimo, spero di non vedere). Intanto, la NATO ce l’abbiamo e, per favore, teniamocela stretta!
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