Europa, se ne è parlato molto poco
Una campagna elettorale anomala questa per le Elezioni Europee in Italia che, a prescindere dai risultati, ha lasciato il segno per diversi motivi. Il primo è sicuramente la non partecipazione diretta di Berlusconi: l’ex presidente del consiglio ed ex Cavaliere, a causa dell’interdizione dai pubblici uffici, non ha potuto candidarsi a Bruxelles come avvenuto da vent’anni a questa parte.
Il secondo – e politicamente più significativo – è la poca attenzione riservata dalla maggior parte dei politici al tema dell’Europa. Da Grillo a Renzi, passando per Berlusconi, si sono marginalizzati gli intenti per l’Europarlamento a favore della politica interna. L’attenzione in Italia che in questi anni si è riservata al Parlamento dell’Unione è stata progressivamente ed inversamente proporzionale ai poteri acquisiti dallo stesso. La causa principale di questa inversione di tendenza è sicuramente da ritrovarsi nelle difficoltà che, nella politica interna, ha incontrato il nostro paese negli ultimi anni.
Così queste elezioni si sono trasformate in un referendum sul Governo. Renzi, in particolare, ha concentrato fortemente la campagna sull’azione del suo esecutivo, propagandando le riforme nazionali a sfavore delle politiche per l’Europa.
Ancora più intensa è stata la campagna elettorale di Grillo che ha pressoché focalizzato l’attenzione, oltre che al tema classico dello scardinamento del sistema Paese, sulla possibilità che una loro vittoria potesse far cadere Renzi e ottenere una maggioranza schiacciante nelle due camere nazionali.
Insomma, in questo mese è parso più di dover votare per Camera e Senato che per il Parlamento di Bruxelles. Quelle poche tematiche che hanno riguardato l’Europa (immigrazione, fiscal compact, BCE e Germania) hanno avuto una forte connotazione nazionale, con lo scopo di giudicare l’incisività del governo e quindi preparare il terreno per le prossime elezioni politiche.
Purtroppo si è costretto i cittadini a votare per l’Italia in Italia e non per l’Italia in Europa. Oggi più che mai sarebbe stato fondamentale far percepire l’importanza di una istituzione che cresce nei poteri interagendo sempre di più con le singole politiche nazionali, capaci, se ben utilizzate, di dare ampio respiro ad ogni nazione.
La scelta discutibile di non parlare di Europa certamente avrà condizionato il risultato elettorale che, frazionando presumibilmente la rappresentanza italiana, non permetterà al nostro Paese di avere il giusto peso che gli spetterebbe.
Questa campagna elettorale è servita ai partiti per misurarsi sul terreno nazionale. Questo sta a significare che il rischio di non arrivare alla fine naturale della legislatura è altissimo. Per comprendere la composizione del voto nel paese si è quindi dovuto sacrificare il Parlamento europeo, ma questa decisione non farà altro che, oltre ad indebolirci in Europa, rendere ancora più instabile il nostro paese agli occhi del mondo.
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