Ed ora guardiamo avanti

Grazie alla saggezza degli elettori italiani, il pericolo Grillo è stato bloccato e il populismo anti-europeo limitato. Certo, il risultato elettorale complessivo merita qualche considerazione. Nessuno può negare quale sia la vera novità inaspettata: l’ampio successo di Renzi e del suo Pd. Un Pd che ormai ha cambiato pelle e che, per oggettiva condizione, anche se aderente al Partito Socialista Europeo, si pone oggi, per i suoi contenuti, al centro dello schieramento politico italiano.

La destra, ovvero la Lega e Fratelli d’Italia, risulta assolutamente non incidente date le sue posizioni antieuropee e il suo marginale ruolo di opposizione al governo in carica. Resta da vedere come e quando i popolari italiani sapranno strutturarsi nel Ppe e sullo scenario della politica nostrana.

Il consistente astensionismo caratterizzato da elettori indecisi, sfiduciati, contrariamente agli arrabbiati confluiti con Grillo, mostra che c’è una forte attesa di qualcosa di realmente nuovo che possa rappresentare compiutamente valori e ideali del Popolarismo europeo con strategie e contenuti adeguati al superamento delle attuali criticità.

E’ ora che Alfano, Cesa e Mauro comprendano che parlare di centro o centrodestra non ha più alcun senso. I moderati vogliono imboccare una loro strada alternativa al Pd, ma non per questo aprioristicamente contraria a forme di reciproca collaborazione nella guida del Paese.

Ppe e Pse dovranno necessariamente collaborare per rendere agibile la gestione del prossimo Parlamento europeo per il quale saranno necessarie riforme istituzionali e strutturali in grado di superare quel deficit democratico che ha dato vita a un inusitato populismo nel Vecchio Continente.

Lo stesso dovrà avvenire nei singoli Paesi dell’Ue, Italia compresa. Il populismo urlato, lo sfascismo sbandierato, non producono nulla. C’è piuttosto bisogno di rinnovate energie per una classe dirigente capace di ascoltare e reagire per il bene della comunità.

Come Popolari per l’Italia, sulla scia delle indicazioni del presidente Mario Mauro, con grande generosità abbiamo contribuito, con la presenza di nostri candidati, a trasformare la lista Ncd-Udc-Ppe nella prima pietra per costruire un grande edificio nazionale nel Partito popolare europeo. Il limitato risultato ottenuto richiede un non facile lavoro di presenza sul territorio, una continua ricerca di militanza qualificata, per evitare che la rappresentanza parlamentare sia, come ora, sovrastimata rispetto a quello che è il consenso reale. Un progetto che, pur con le sue difficoltà, se gestito con intelligenza e slancio ideale, si riempirà d’innegabile fascino per le nuove generazioni, oggi disorientate ma ansiose di impegnarsi direttamente nella costruzione del loro futuro.

Noi che abbiamo qualche anno in più dobbiamo accompagnare con la nostra esperienza questa rinnovata speranza nel domani. E’ un dovere morale al quale dobbiamo attenerci per mondare gli errori da noi commessi seppure in buona fede. Non sottraiamoci a questo compito.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato uscente del PPE e socio fondatore dei Popolari per l’Italia]

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Dalle agenzie stampa

2 Comments

  • Il Front National di Marine Le Pen in Francia, l’UKIP di Nigel Farage e Syriza di Alexis Tsipras, sono i maggiori partiti euroscettici alle elezioni europee. Come previsto il PPE e il PSE saranno costretti a formare una larga intesa come già avvenuto in Italia e in Germania dopo le elezioni politiche. Un voto europeo che ha consegnato la grande vittoria dei partiti euroscettici che hanno triplicato i loro seggi nel parlamento europeo. Le misure di austerità e rigore portate avanti dall’Europa nei tempi recenti hanno determinato questo risultato odierno oltre alla grande percentuale di disoccupati e alla crisi economica più grave dal dopoguerra. La linea economica tenuta dall’Europa è stata “rigettata” da tanti cittadini europei che hanno dimostrato il loro dissenso in modo eclatante.
    E ora, si passerà alla formazione di una coalizione di “larghe intese” nel parlamento europeo che non rispecchierà il voto di tanti europei e la quale sarà dimostrazione ulteriore di una situazione di post-democrazia e di democrazia sospesa che possiamo osservare in tanti paesi occidentali. In questo voto europeo c’è stata anche un grande astensione, anche essa dimostrazione di deficit di democrazia.Inoltre bisogna anche ricordare che molti partiti euroscettici hanno usato per convincere i loro elettori, oltre al tema dell’euro e della linea economica tenuta dall’Europa, il tema dell’integrazione di tanti immigrati provenienti dai paesi dell’Est europeo e il tema del processo di globalizzazione che ha determinato la rovina di tante aziende locali. Un risultato elettorale che mostra in modo chiaro e nitido il “sentiment” di larghe fasce della popolazione europea impoverite per la crisi economica e per le manovre economiche.

  • Che l’Europa abbia delle responsabilità nel non avere ancora saputo affrontare la crisi economica che la attanaglia,è un fatto assodato.Che si voglia attribuire alla UE la rasponsabilità della crisi stessa è un alibi dei singoli Paesi che non vogliono ammettere le colpe che vanno addebitate alle loro politiche nazionali è lampante.Si tratta,ora, di lavorare tutti insieme con lungimiranza per trovare linee di uscita dalle difficoltà .Voler abbattere del tutto l’esperienza europea sarebbe un suicidio di massa da non augurarci!

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