Risveglio dei mercati emergenti
In un articolo pubblicato nella prima settimana di Febbraio su Futuro Europa analizzavamo la difficile situazione dei mercati dei paesi emergenti: oggi, a distanza di 4 mesi, qualcosa sta cambiando e gli investitori stanno tornando a porre fiducia nei paesi ad alto tasso di crescita.
Alcuni dei fattori di rischio presenti a inizio anno sono stati ormai metabolizzati dal mercato come la riduzione degli stimoli monetari e un rialzo dei tassi negli USA ai quali si contrappone un possibile inizio di Quantitative Easing, cioè l’immissione di stimoli monetari, da parte della BCE di Mario Draghi; altre variabili sono migliorate come i dati macroeconomici di alcuni paesi (Brasile e India su tutti, ma anche la Cina fornisce segnali di risveglio), altre sono ancora presenti come le tensioni tra Russia e Ucraina ma sembra che gli operatori abbiano imparato a convivere con questa minaccia, escludendo un’escalation delle violenze.
I mercati azionari e obbligazionari emergenti nelle ultime settimane hanno recuperato posizioni in termini di forza relativa nei confronti degli asset (Borse e Bond) dei paesi maturi: in alcuni casi recuperando parte delle perdite degli ultimi mesi, come per esempio i Bond emergenti e Borsa Brasiliana, in altri andando ad aggiornare massimi storici come la Borsa Indiana. In generale si sta verificando un recupero su tutti gli asset dei paesi ad alto tasso di crescita e anche le loro valute, fortemente penalizzate ad inizio anno, si stanno rafforzando e stanno incentivando il carry trade: questo meccanismo consiste nel prendere a prestito del denaro in paesi con tassi di interesse più bassi, per cambiarlo in valuta di paesi con un rendimento degli investimenti maggiore, in modo sia da ripagare il debito contratto sia da ottenere un guadagno con la medesima operazione finanziaria.
La riscoperta dei mercati emergenti è dovuta alla convenienza di certi mercati trascurati per troppo tempo e alla poche alternative sia nell’equity sia nei bond. Infatti la Borsa Americana e quelle Europee hanno performato molto meglio di quelle emergenti che sono state trascurate per mesi e hanno sottoperformanto per anni (rispetto a USA soprattutto). Stesso discorso vale per i bond: gli obbligazionari emergenti ad oggi sono quelli che garantiscono il miglior rendimento poiché le politiche a tassi zero in USA ed Europa hanno eroso il valore di tutti i bond, sia governativi sia corporate, di qualunque duration. E anche i paesi periferici, considerati rischiosi fino a qualche tempo fa, ormai hanno un rapporto rischio/rendimento decisamente sfavorevole se paragonato agli emergenti.
Gli analisti, come scrivevamo a Febbraio, si trovano nuovamente divisi sulle prospettive dei mercati emergenti, tra coloro che rimangono scettici e tra chi continua a consigliare di accumularli. Per ora non vi è un vincitore tra i due schieramenti ma le scarse performance degli ultimi anni, le aspettative di un’accelerazione della ripresa globale e le valutazioni attraenti, potrebbero portare gli asset dei paesi emergenti ad essere i protagonisti dei prossimi mesi.
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