Operazione Victor Delta Lima: a tutela dell’ambiente

La stagione balneare è alle porte, e con essa le preoccupazioni degli Italiani  per i fenomeni di inquinamento improvviso che sempre più spesso, negli ultimi anni, hanno segnato le coste del Bel Paese e danneggiato ambiente e turismo. A temere per questi fenomeni, non registrabili dai monitoraggi di Goletta Verde né attestabili con gli strumenti che conferiscono ai Comuni l’attestato Bandiera Blu, sono in particolar modo gli operatori e clienti di alberghi e stabilimenti balneari. Basti pensare alle macchie oleose o alle schiume ad alto contenuto lipidico, ampiamente documentate dalla stampa e da internet, che da nord a sud hanno guastato negli ultimi anni le vacanze a grandi e piccini. Ebbene: “Un dato che mi ha colpito sono le seicentomila tonnellate di petrolio che ogni anno vengono disperse nel nostro mare attraverso il lavaggio delle cisterne. Una situazione intollerabile” ha detto il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti presentando i dati della Campagna Nazionale di Tutela Ambientale svolta negli ultimi sei mesi con l’Operazione Victor Delta Lima dal Corpo della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera con il coordinamento del Reparto Ambientale Marino che opera presso il Ministero dell’Ambiente.

“Voglio lanciare un messaggio chiaro: chi inquina il nostro mare da oggi non si senta più sicuro, perché lo perseguiremo con ogni mezzo”, ha aggiunto Galletti commentando i risultati raggiunti. Ed i dati della Campagna, iniziata a fine dello scorso anno e ufficialmente terminata il 15 maggio,  ne sono una testimonianza: 513 reati, 359 sequestri di materiali e 3.679.422 mq di aree demaniali e non, pari a oltre 500 campi da calcio; ancora sequestri di  400.028.132 chilogrammi di rifiuti e materiali, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro. Trecentosessantotto sanzioni amministrative elevate e oltre 3 milioni di euro di multe comminate. Inoltre 884 navi sottoposte ad ispezione per 154 problemi riscontrati, e 35 navi fermate e detenute in porto per gravi violazioni alle norme internazionali ambientali. Infine, ma non meno grave, il sequestro di 2 mila chilometri di reti ‘spadare’, ricordato dal Comandante Generale della Capitaneria di Porto-Guardia costiera, Felicio Angrisano, il quale ha parlato anche di “tolleranza zero” verso l’inquinamento marino,  perché “una nave non in regola è una nave che produce disastri ambientali”.

Scorrendo il Dossier sui risultati della Campagna si legge in chiaro l’approccio metodologico della prevenzione dei comportamenti lesivi dell’ambiente. “Non  abbiamo mai tollerato questi atteggiamenti dannosi, ma ancora di più da oggi perseguiremo chi inquina i nostri mari e deturpa le nostre coste”, ha detto infatti il Ministro in conferenza stampa. Sette gli obiettivi perseguiti: tutela della costa e del mare; contrasto all’inquinamento proveniente dagli insediamenti produttivi; contrasto all’inquinamento proveniente dagli insediamenti agro zootecnici; controllo dei depuratori, delle condotte fognarie e degli scarichi domestici; lotta alle discariche abusive; vigilanza sulle aree a particolare tutela ambientale; prevenzione dall’inquinamento prodotto dalle navi.

Interessante una sintesi di alcune attività significative, che possono dare un’idea ai cittadini di quello che può e deve essere fatto a tutela del mare e della costa: dal sequestro di un impianto di mitilicoltura per abusiva occupazione di uno specchio di acque marino alla occupazione abusiva del demanio marittimo con manufatti di difficile rimozione o con opere per ormeggio o addirittura con opere edili portuali. Un arresto per la pesca del cosiddetto ‘dattero di mare’, la cui pesca è illegale dal 1988 perché comporta la distruzione del fondale roccioso nel quale si rifugia. Sei denunce per sversamento di reflui sanitari contenenti inquinanti nella rete fognante e quindi in mare, un’altra per la perdita di combustibile oleoso dall’impianto di una cartiera. Ancora esempi che riguardano una struttura alberghiera,un cantiere navale, impianti di trattamenti di rifiuti,  allevamenti agro-zootecnici,  impianti di trasformazione ortofrutticola. E poi scarichi domestici, impianti fognanti, depuratori. Ciliegina sulla torta le violazioni normative all’interno delle aree protette e le discariche abusive. Poi le navi detenute per gravi deficienze nell’osservanza delle normative internazionali Marpol, convenzione firmata nel 1973 che contrasta l’inquinamento provocato dalle imbarcazioni, in particolar modo quello dovuto agli idrocarburi, che le navi devono osservare ovunque nel mondo, indipendentemente da dove navighino.

Insomma, un campionario di ‘cattive pratiche’ di pochi che danneggiano beni e risorse comuni come ambiente, salute e turismo. Azioni individuate e combattute dalle Forze di tutela dell’Ambiente, ma spesso messe in atto sotto gli occhi di tutti solo perché non ce ne rendiamo conto o perché non abbiamo fiducia nelle nostre Istituzioni.

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