Miele (Film, 2013)
Valeria Golino debutta alla regia con un’opera intensa e drammatica, girata con incredibile sapienza tecnica, ispirata e coinvolta. Tutto nasce da un libro: Vi perdono, di Angela Del Fabbro, pseudonimo che nasconde lo scrittore Mauro Covacich, per l’intenzione editoriale di spacciare una fiction come realtà. Adesso quel libro è uscito con il vero nome del suo autore, con il titolo A nome tuo, dove Miele è protagonista di una serie di racconti. Il film segue una strada personale rispetto al libro, perché la Golino e le altre sceneggiatrici scrivono una storia declinata al femminile, conservando la struttura ma modificando il rapporto tra i protagonisti principali.
Miele (Trinca) è il nome d’arte di Irene, una ragazza trentenne che aiuta a morire i malati terminali grazie a un potente barbiturico vietato in Italia (Lamputal), che non lascia tracce nel sangue, e che si procura in Messico. A un certo punto incontra l’ingegner Grimaldi (Cecchi), che lei crede malato terminale, mentre è soltanto un depresso che non trova più alcun interesse nella vita. Il rapporto tra la ragazza e il paziente si complica, la pellicola prende una direttrice diversa da quella del romanzo, mentre rispetta tutte le altre costruzioni psicologiche dei personaggi che ruotano intorno a Miele, compreso genitori e fidanzato.
Miele è un film non politicamente corretto, perché si occupa di un problema rimosso come l’eutanasia e dell’assistenza ai malati terminali che la protagonista interpreta come una missione. Girato con immagini secche e nitide, suono in presa diretta, montaggio nervoso, piani sequenza a non finire, primissimi piani volti a scavare nella psiche dei protagonisti, panoramiche mai da cartolina ma sempre funzionali alla storia che si vuol raccontare. Valeria Golino pare dimenticarsi di essere una grande attrice e si cala alla perfezione nei panni della regista raccontando una storia difficile e un rapporto complesso tra un uomo che vorrebbe morire e una donna che tenta di restituirgli la gioia di vivere. Il cortometraggio Armandino e il Madre era stata la prova generale per affrontare la regia, ma è con Miele che Valeria Golino conferma le sue doti da narratrice per immagini, costruendo un personaggio che dispensa pietà e amore (a suo modo) per i malati che non vivono in maniera dignitosa e che si affeziona a un depresso che non vorrebbe veder morire. Jasmine Trinca è diventata un’attrice matura e intensa, coinvolta emotivamente nel personaggio, interpreta una Miele nevrotica e insicura, che alterna rigide certezze a grandi sensi di colpa. Carlo Cecchi è un ottimo attore di teatro e la sua caratterizzazione dell’ingegnere depresso che vuole morire ricorda i migliori personaggi del cinema di Bergman. La colonna sonora fa il resto, sublime e ispirata, composta da musiche che la regista e il compagno – produttore (Riccardo Scamarcio) hanno selezionato. Ricordiamo Io sono il vento, eseguita da Marino Marini, la chanson francese Les Sabots D’Helene di Georges Brassens, i ritmi elettro-pop di Found out, eseguita da Caribou.
Presentato a Cannes 2013 nella sezione Un certain reguard ottiene un buon successo di critica e una nomination per la regista, quindi fa man bassa di premi, tra David di Donatello, Nastro d’Argento, Ciak d’Oro e Globo d’Oro. Particolarmente meritati i riconoscimenti per la fotografia (lucida e intensa), il suono in presa diretta (conferisce realismo), la regia (curata e attenta) e per gli interpreti principali (bravi e ispirati). Valeria Golino ci fa tirare un sospiro di sollievo e ci regala una piccola speranza per il futuro del cinema italiano. Imperdibile.
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Regia: Valeria Golino. Soggetto e Sceneggiatura: Francesca Marciano, Valeria Golino, Valia Santella. Fotografia: Gergely Poharnok. Montaggio: Giogiò Franchini. Scenografia: Paolo Bonfini. Costumi: Maria Rita Barbera. Trucco: Maurizio Fazzini. Suono in Presa Diretta: Emanuele Cecere, Francesco Sabez. Produttore: Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri, Anne-Dominique Toussaint, Raphael Berdugo. Case di Produzione. Buena Onda in collaborazione con Rai Cinema, Les Filmes de Tournelles, Cité Films. Produzione: Italia, Francia. Distribuzione: Bim. Durata: 96’. Genere: Drammatico. Interpreti: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Barbara Ronchi, Massimiliano Iacolucci, Caudio Guain, Elena Callegari, Teresa Acerbis, Jacopo Crovella, Valeria Bilello, Gianluca De Gennaro.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]