Ucraina, le sfide di Poroshenko

Il miliardario filo occidentale Petro Poroshenko, uscito vincitore dal primo turno delle elezioni Presidenziali in Ucraina, verrà investito ufficialmente il prossimo 7 Giugno, senza cerimonie fastose e in un momento tragico per il Paese dove l’insurrezione separatista nell’Est minaccia l’unità della Nazione.

Secondo i risultati definitivi, Poroshenko, 48 anni, ha ottenuto il 54,7% delle preferenze, superando di gran lunga l’ex Primo Ministro Iulia Timoshenko (12,8%). Nessuna cerimonia è prevista a Piazza Maidan, cuore della contestazione filo europeista a Kiev, che ha portato alla destituzione del Presidente Viktor Yanukovich (dato per morto da alcune fonti non ufficiali). Iulia Timoshenko ha dichiarato rispettare la scelta degli ucraini e si è complimentata con il suo rivale, ma solo attraverso un comunicato stampa trasmesso dal suo staff. L’icona della Rivoluzione arancione filo occidentale del 2004, uscita di prigione lo stesso giorno della destituzione del suo nemico giurato Viktor Yanucovich, ha dichiarato che si sarebbe messa a disposizione del nuovo Presidente, per aiutarlo in nome della Pace e degli ideali enunciati a Maidan. Ma anche fatto sapere che, insieme ai suoi alleati del suo Partito Batkivchtchina, avrebbe controllato attivamente le azioni e decisioni di Poroshenko. Uomo d’affari che deve la sua fortuna alla cioccolata, Petro Poroshenko è stato Ministro degli Esteri e dell’Economia sia nei Governi filo occidentali che filo russi e si è imposto come figura del compromesso, nonostante una Campagna elettorale senza mordente non abbia permesso di farlo conoscere al pubblico fuori dai confini ucraini. Da subito si è mostrato determinato nel voler avvicinare l’Ucraina all’Europa e portare avanti una strategia ferma contro i separatisti dell’Est, confermando comunque le sue intenzioni  di aprire un dialogo con Mosca. Solo, in mezzo ai potenti oligarchi ucraini, ad aver appoggiato la contestazione di Maidan, la sua fortuna viene stimata, secondo la classifica dei più potenti uomini d’affari di Ucraina del 2014 e pubblicata la scorsa settimana dall’edizione ucraina di Forbes, a 1,3 miliardi di dollari.

L’uomo più ricco del Paese, Rinat Akhmetov, molto influente del bacino carbonifero del Donbass in piena ribellione, ha visto la sua fortuna precipitare da 15,4 a 11,2 miliardi di dollari, ineluttabile conseguenza della crisi economica attuale. Poroshenko ha promesso di mettere fine al “terrore” nell’Est separatista filo russo. In una intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, il miliardario, neo elette Presidente della Repubblica, ha promesso di “reagire” per fermare la “guerra” che impazza nella Regione. Alla guerra civile si affianca un’altra potenziale guerra, quella del gas che preoccupa anche l’Europa, dipendente dalla Russia per un quarto delle sue forniture, delle quali più della metà passa dall’Ucraina. Mosca ha minacciato di tagliare in questi giorni il gas all’Ucraina se Kiev non pagava le sue forniture di Giugno in anticipo. L’Ucraina deve versare 1,5 miliardi di euro alla società russa Gazprom nel quadro di un piano europeo che, in questo momento rifiuta. Il capo del Governo, Arseni Iatseniuk, si è recato mercoledì scorso in Germania per incontrare Angela Merkel e partecipare al summit sulla sicurezza energetica. La sfida maggiore per il nuovo Presidente è per ora trovare nell’Europa un vero alleato.

Il conflitto in Ucraina risveglia i timori di guerra fredda. Qualcuno parla di scontri per procura tra l’Est e l’Ovest, o di una partita di scacchi tra grandi potenze dove le sfide sul terreno sarebbero giudicate “secondarie”. Ma cosa rappresenta l’Ucraina per gli uni e gli altri? Perché questo conflitto è diventato così importante? Facciamo un passo in dietro. La caduta del Governo filo russo di Yanucovich, lo scorso Febbraio, ha rappresentato un grande fallimento per Mosca che ha sempre considerato l’Ucraina (un tempo chiamata Piccola Russia) come la culla della cultura e della civilizzazione russa, ed è sempre stata fondamentale dal punto di vista strategico ed economico. Il Referendum che ha sancito la sua indipendenza nel ’91 è stata una delle cause scatenanti del tracollo dell’URSS. Inoltre l’Ucraina rappresenta un elemento fondamentale nel progetto russo di unione euroasiatica che dovrebbe nascere il 1° Gennaio del 2015 con l’integrazione economica della Bielorussia, del Kazakistan e della Russia. Senza Kiev questa unione non avrebbe senso. Putin è molto preoccupato di vedere le ex repubbliche sovietiche aderire alla NATO così come il Progetto di Partenariato orientale dell’UE. E’ il rifiuto di Yanukovich di firmare questo accordo lo scorso Novembre che ha scatenato la scintilla a Maidan. Gli occidentali  vedono ovviamente di cattivo occhio il progetto di unione eurasiatica che vedono come un tentativo di “risovietizzare” la Regione.

Anche per gli Europei l’Ucraina, spesso descritta come Stato “cerniera”  tra Occidente e Russia, è di importanza capitale. Secondo diversi osservatori, il riavvicinamento dell’Ucraina all’UE sarebbe stato “voluto” da Svezia, Polonia e Paesi Baltici in vista di una politica di contenimento della Russia, come coronamento della fine della guerra fredda. Tra i due contendenti, ad oggi,l’Ucraina è la grande perdente. Gli europei hanno però commesso un grande errore di analisi: non hanno saputo vedere le divisioni all’interno dell’Ucraina. Il loro desiderio di veder firmato un accordo è stato sopraffatto dalla realtà e ora si trovano intrappolatati in una situazione più grande di loro. L’UE è il primo partner commerciale della Russia. Gli europei vi esportano di tutto, dai macchinari ai prodotti chimici e agricoli, mentre importano soprattutto gas e petrolio grezzo. Se si attuassero sanzioni economiche pesanti alla Russia, anche le imprese europee pagherebbero, e questo pone l’Europa in una situazione di debolezza. Gli Stati Uniti da parte loro sono presi da una logica di braccio di ferro geopolitico. Per loro si tratta di difendere la loro parte da leone sullo scacchiere mondiale e di non permettere a Putin di creare un precedente per ciò che riguarda rispetto e integrità territoriale e delle frontiere. Già l’annessione della Crimea è stata digerita male. Avendo meno legami economici con la Russia che gli europei, gli americani possono permettersi  di imporre sanzioni.

Petro Poroshenko vuole vedere Vladimir Putin per “distendere la situazione  e per favorire la pace”. l’Ucraina ha ora un Presidente che, tra l’altro, è conosciuto per la sua capacità di mediatore. Forse a questo punto la costruzione di un dialogo diretto con il “nemico”, potrà portare a qualcosa. Certo è che le sfide da superare per il nuovo Presidente magnate non sono poca cosa, sicuramente molto diverse dalle sfide che ha potuto vincere nel campo degli affari.

©Futuro Europa®

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