Non sviliamo noi stessi
L’apertura di Alfano a Forza Italia, che la si condivida o meno, pone la necessità di alcune riflessioni alle quali bisogna pur dare una risposta. In particolare, rispetto al plebiscitario consenso riscosso dal presidente del Consiglio, dobbiamo arrenderci e immaginare un ventennio renziano dopo quello berlusconiano? Se a questa eventualità vogliamo opporci, per vincere serve davvero coalizzare tutto e il contrario di tutto? E poi, a quel punto, come governare, in presenza di insanabili contrasti successivi tra gli alleati? Sarebbe questo un film già visto che non ha prodotto nulla di buono né per i suoi protagonisti, né per il Paese tutto.
Se così è, non sarebbe più utile, opportuno, corretto, individuare uno spazio autonomo da occupare con contenuti originali, distinti dal Pd? Quale occasione migliore di quella di interpretare in Italia la cultura, la storia e i principi, i valori del popolarismo europeo, facendone discendere scelte consequenziali? La sfida, dunque, si limiterebbe anche da noi a una sana competizione tra Ppe e Pse, senza escludere a ogni costo forme di collaborazione governativa su obiettivi comuni e, se richiesto, da oggettive condizioni politiche.
Certo, per onestà intellettuale, dobbiamo ammettere che il recente risultato elettorale di Ncd, Udc, Pi, è stato inferiore alle aspettative. Molteplici le ragioni. Innanzitutto è ormai chiaro che i voti di ognuno non si trasferiscono sugli altri. Secondo, non si è data una linea propositiva e concreta all’elettorato, limitandoci solo a sottolineare cosa ci dividesse dagli altri. E’ vero, tutti siamo d’accordo sulla necessità di varare riforme, di realizzare iniziative idonee alla ripresa economica, ma siamo sicuri che le modalità e i contenuti siano identici per tutti? Qual è la nostra proposta in merito, con assoluta originalità, da avanzare di fronte al Governo del quale facciamo parte in modo determinante?
Infine, in molti casi, per ragioni più o meno nobili, non c’è stata una reale mobilitazione di parte dei parlamentari della compagine Ncd-Udc-Pi. Fenomeno che, sebbene limitatamente, è avvenuto anche da parte di alcuni nostri deputati e senatori, o perché nominati senza essere portatori di reali consensi, o perché malpancisti verso la lista nel suo complesso e ansiosi di ricongiungersi al carro del vincitore Renzi. Comportamenti, questi, in assoluta contraddizione con la regola prima di un partito, secondo la quale in campagna elettorale si lavora unitariamente per avere i voti, rinviando a dopo qualsiasi distinguo. A conferma di ciò, basta dare un’occhiata ai risultati ottenuti nei singoli collegi di appartenenza dei parlamentari.
Tali contraddizioni non vogliono essere motivo di polemica, ma una serena valutazione per non commettere in futuro i medesimi errori che peraltro sono stati penalizzanti per gli stessi autori che li hanno commessi. Si tratta ora, se si vuole riprendere l’iniziativa politica, di valorizzare tutti insieme le energie locali che si sono impegnate con umiltà e generosità per il superamento della soglia del 4 per cento prevista dalla legge elettorale per accedere ai seggi europei e, nello stesso tempo, essere aperti e inclusivi con tutti coloro che credono nell’Ue, nella sua necessaria evoluzione, e si oppongono a qualsiasi forma di antieuropeismo populista.
Con questa unica, vera discriminante è immaginabile una nostra coalizione con formazioni politiche quali l’attuale Forza Italia? Allo stato delle cose certamente no. La politica, è innegabile, è evoluzione e non si può mai dire mai. Ma in questo caso sono gli altri che devono trovare tempi, modi e luoghi per un approccio con noi Popolari italiani, riscoprendo quel loro popolarismo da tempo abbandonato. Non il contrario, poiché non avrebbe senso, anzi risulterebbe del tutto contraddittorio con tutto ciò che si è fino a oggi proclamato. Vedremo nel prossimo futuro quali potranno essere le evoluzioni. Di sicuro, nel frattempo, non possiamo permetterci di lasciare campo aperto al Pd, così come non dobbiamo chiuderci in noi stessi. Il nostro elettorato non capirebbe tale atteggiamento, con buona pace del nostro naturale avversario Renzi.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato uscente del PPE e socio fondatore dei Popolari per l’Italia]