Come il vento (Film, 2013)
Marco Simon Puccioni è un regista indipendente, molto attento ai temi sociali e alla sfera dei diritti umani. Studia negli Stati Uniti, comincia a farsi notare grazie ai cortometraggi Concertino (1989), The Blue Fiction (1991), il film-progetto Intolerance (1996) e il documentario Partigiani (1997). Nel 1996 fonda la società di produzione Intelfilm, insieme a Mario Mazzarotto, ma per vedere il suo primo lungometraggio di fiction dobbiamo attendere il 2001: Quello che cerchi, un road movie girato tra Torino e Napoli, secondo la critica uno dei migliori esordi dei primi anni Duemila. Riparo (2007) è la sua seconda fiction, che sbanca Berlino e si guadagna l’attenzione della critica mondiale.
Come il vento (2013) è il suo terzo lavoro lungo, ispirato a una storia vera, che racconta la vita di Armida Miserere (Valeria Golino), una delle prime donne direttrici di carcere in Italia, descrivendo con dovizia di particolari l’ostilità tangibile attorno al suo ruolo, tutto il dolore per l’assassinio del compagno e la tragica fine da suicida. Un film on the road carcerario, girato in gran parte tra Puglia e Toscana, toccando location suggestive come Grosseto, Pianosa, Taranto, Foggia, Lesina, Lucera, Volturara Appula, Casacalenda (paese natale di Miserere), Civitavecchia, Palermo, Sulmona, San Benedetto del Tronto, Lodi e Ancona. Puccioni gira con sicurezza un’opera ricca di piani sequenza psicologici, rallenti, dotata di una colonna sonora evocativa e arricchita da un suono in presa diretta che conferisce realismo. I movimenti di macchina sono sporchi e nervosi, soprattutto quando l’azione si svolge all’interno del carcere e si cerca di imprimere veridicità da documentario alle immagini. Prison-movie serio, dalla parte della donna che lotta contro tutti per affermare la propria personalità, consapevole di non essere il direttore del Jolly Hotel, ma di un carcere, dove il detenuto deve fare il suo mestiere. Il filo conduttore del racconto è la vita di Armida Miserere (1953 – 2003), interpretata con totale immedesimazione da Valeria Golino, e il grande amore per il suo uomo (l’educatore Umberto Mormile), giustiziato dalla mafia, che la lascia sola a combattere una battaglia per la legalità nei penitenziari italiani. Armida non sarà così forte da resistere alle intimidazioni, ma soprattutto alle calunnie dei pentiti che gettano fango sulla figura del compagno scomparso. Il suicidio giunge come una liberazione, nella notte del Venerdì Santo, con un colpo di pistola soffocato da un cuscino, mentre per le strade di Sulmona sfila la rituale processione.
Come il vento è un film triste e malinconico, realistico nel mostrare pregi e difetti degli esseri umani, mai didascalico, confezionato con un montaggio lento e compassato, girato ricorrendo a infinite soggettive, per narrare la storia dal punto di vista della protagonista. Molto intensi alcuni flashback onirici che Valeria Golino interpreta con bravura, mentre il regista cita Bergman e mostra scene del passato con il personaggio principale intento a rivederle. I dialoghi non sono molti, il film è estremamente cinematografico, costruito con una fotografia perfetta, color giallo antico, soprattutto nelle sequenze girate a Pianosa e a Palermo. Come il vento è opera intensa e drammatica, una gioia per gli occhi che rifugge dalle classificazioni; Puccioni non ama gli stereotipi thriller o noir, ma gira cinema colto che racconta la vita di una donna coraggiosa, dotata di senso della giustizia e capace di slanci affettivi, ma che alla fine crolla sotto il peso di troppi ricordi e di menzogne insostenibili. Straordinarie alcune sequenze che anticipano il suicidio finale: il bagno in vasca con la paperetta che doveva essere il primo regalo per un figlio mai nato e la carezza all’immagine del compagno che per un istante appare riflessa nello specchio. Imperdibile. Consigliato come antidoto a chi (me compreso!) spesso si trova a pensare (e a scrivere) che il cinema italiano non abbia più molto da dire.
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Regia: Marco Simon Puccioni. Soggetto: Marco Simon Puccioni. Sceneggiatura: Nicola Lusuardi, Marco Simon Puccioni, Heidrun Schleeff. Fotografia: Gherardo Gossi. Suono in Presa Diretta: Guido Spizzico. Musica: Shigeru Umebayashi. Genere: Drammatico. Durata: 110’. Produttori: Andrea Iervolino, Monica Bacardi. Produzione: Italia/ Francia, 2013. Case di Produzione: Intelfilm – Les Films du Present – Rai Cinema. Distribuzione: Ambi Pictures. Interpreti: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzarella, Salvio Simeoli, Francesco Acquaroli, Vanni Bramati, Enrico Silvestrin, Pino Calabrese, Giovanni Franzoni, Gerardo Mastrodomenico, Rosa Pianeta, Giorgia Sinicorni, Adelmo Togliani.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]