Semestre italiano e Green Economy
Giovedì scorso, Giornata Mondiale dell’Ambiente, il G7 ha affrontato fra gli altri a Bruxelles il tema Energia e Clima. «Il G7 è tornato a discutere di sicurezza energetica come se la cosa non avesse nulla a che fare con i cambiamenti climatici”, ha commentato il responsabile della Campagna Energia e Clima per Greenpeace Italia Andrea Boraschi. E’ vero. Ma è proprio la incerta sicurezza degli approvvigionamenti, costantemente minacciati dalle crisi internazionali e questa volta dalla questione ucraina, la porta di servizio attraverso la quale la crescita delle Rinnovabili e la green economy stanno rientrando, e a testa alta, nella sala-decisioni delle strategie mondiali sull’Energia.
L’impianto solare, eolico o idroelettrico te lo puoi installare in casa, e puoi arrivare ad avere abbastanza gigawatt da coprirti gran parte del fabbisogno elettrico e trattare sui restanti combustibili fossili col coltello dalla parte del manico; per non parlare del fatto che se ti incendiano un pozzo petrolifero son dolori, mentre un impianto solare o eolico non va in fumo e te lo ricostruisci il giorno dopo. Lo sanno per primi proprio i produttori di idrocarburi, in testa i Paesi arabi, che sono pronti ad installare il solare Made in Italy per risparmiare le loro pur immense riserve: la sola Arabia Saudita ha un piano da 109 miliardi di dollari per la copertura, da fonti rinnovabili, di ben un terzo del fabbisogno energetico nazionale. Lo sa, ma non vuole saperlo, il Ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi, che lo scorso mese ha ospitato a Roma un G7 Energia nel quale il valore strategico delle Rinnovabili è stato trattato a margine. In controtendenza con le strategie dei Paesi grandi produttori di idrocarburi, Guidi immagina un futuro petrolifero per l’Italia con lo sfruttamento degli imponenti giacimenti mediterranei attestati nel nostro Jonio ed Adriatico, che semmai dovrebbero rimanere riserva strategica nazionale: contrastata in questo dal collega all’Ambiente Galletti, sensibile alla crescita esponenziale della green economy di cui l’Energia fa ormai parte, e molto attento al ruolo propulsivo della ricerca e delle imprese italiane operanti nelle Rinnovabili nel Paese, in Europa e nel mondo. E lo sa Obama, che se da una parte vuole vendere lo shale-gas americano agli Europei, in casa sua sta incentivando le Rinnovabili. Lo sanno i premier di Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna.
Lo sa, naturalmente, Renzi, che guiderà il semestre di avvio della nuova legislatura europea. Il premier italiano non potrà contare all’inizio su Commissione e Presidenza, che si insedieranno solo ad ottobre né potrà fare affidamento, probabilmente, su una decisione definitiva sugli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti al 2030. Ma proprio questo darà a Renzi, che giustamente tiene assai al ruolo di guida che l’Italia si può ora permettere in Europa, la possibilità di orientare al meglio la linea europea ‘green’ su energia e clima all’assemblea dell’Onu di settembre a New York e alla Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici e sul Protocollo di Kyoto che si terranno a Lima nel prossimo dicembre; proprio l’ONU infatti ha indicato le Rinnovabili come unica seria prospettiva di sviluppo del settore Energia.
In che modo, Renzi, può farlo? Esprimendo l’orientamento generale dei Paesi membri, che pur in qualche caso legati a mix energetici tradizionali come le ‘carbonifere’ Gran Bretagna e Polonia, devono tuttavia rispondere alla preferenza dei cittadini di tutti i Paesi europei per le Energie Rinnovabili: preferenza che secondo tutti i sondaggi disponibili oscilla dal 71 al 91 per cento. Insomma, la questione centrale della Green Economy, l’Energia, è ormai affare di geopolitica come di consenso dei singoli governi, e per il suo aspetto strategico legato alla sicurezza degli approvvigionamenti sta portando le Rinnovabili al primo posto di tutte le agende decisionali del pianeta, quindi anche di quella europea. E se l’istituzione Europa non è al momento attrezzata con decisioni univoche sul da farsi, un’alleanza d’opinione tra cittadini europei, i propri leader ed il premier italiano sulla crescita delle Rinnovabili a tutela del Clima può senza imbarazzi andare a vantaggio del primo degli interessi nazionali in materia d’energia, la sicurezza degli approvvigionamenti.
Comunque vada, per Renzi, su Europa e Green Economy, non finisce qui. Anzi. La questione centrale vera, il problema di tutti i governi dei Paesi membri, la causa stessa nella sfiducia dei cittadini che l’Istituzione Europa deve immediatamente fronteggiare, quella che Renzi mette sempre in agenda al primo posto, è il lavoro. Se l’Europa come istituzione vuole sopravvivere alle sfide economiche mondiali come ai populismi al suo interno, la disoccupazione legata a ricette ‘fiscal-oriented’ che hanno depresso la produzione ed i consumi interni di quasi tutti i Paesi membri, andranno inevitabilmente corretti con il rilancio della economia reale. Questo può avvenire anche grazie alla Green Economy.
Qui l’Italia e Renzi possono e devono fare molto. L’esecutivo italiano, dai Ministri Galletti a Martina, ma anche lo stesso premier, hanno più volte sostenuto che questo è il comparto propulsivo per la futura crescita annunciata già ora dai valori positivi su fatturato, export e posti di lavoro, ed il dibattito annunciato fra i Ministri competenti dei Paesi membri su occupazione e rilancio dell’economia green è fra le prime cose da considerare in agenda. All’ordine del giorno ci sono poi le nuove norme europee sulla gestione dei rifiuti ed il riutilizzo delle materie e quelle sugli imballaggi: altri temi sui quali l’Europa ha fatto finora scuola nel mondo e sui quali dovrà continuare a mantenere una leadership che non è solo fatta di sani principi o di attenzione per la salvaguardia dell’ambiente ma è anche, va ricordato, una supremazia tecnologica mondiale e quindi, ancora una volta, economia reale e posti di lavoro. Il binomio Europa-Green Economy è quindi inscindibile nel primo semestre di guida europea affidato all’Italia. E’ un dato di fatto, di cui è opportuno tenere conto.
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